Il rischio guerra non paralizza il turismo italiano

Il rischio guerra non paralizza il turismo italiano

A Pasqua, secondo un'indagine congiunturale realizzata da Cirm ricerche per conto di Confturismo, saranno dieci milioni gli italiani che andranno in vacanza contro i sette milioni del 2002.

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17 marzo 2003
Il rischio guerra non paralizza il turismo italiano

Il rischio guerra non paralizza il turismo italiano

 

Si profila una Pasqua più che positiva per il turismo italiano. Secondo un’indagine congiunturale realizzata tra il 13 ed il 14 marzo da Cirm Ricerche per conto di Confturismo, infatti, il 35,6% degli italiani ha intenzione di effettuare una vacanza. Saranno circa dieci milioni, insomma, i nostri connazionali che si muoveranno per il periodo pasquale contro i sette milioni del 2002. Di questo nutrito nucleo di vacanzieri il 40,5% è composto da uomini maggiorenni, soprattutto nella fascia di età 18/34 anni e con una istruzione superiore nel 41% dei casi.

Quanto al luogo di vacanza, le località marine saranno scelte dal 29% degli intervistati e quelle montane dal 27%. Il mare sarà preferito da chi ha tra i 35 e i 54 anni (33%), dai residenti al centro Italia (35%) e da chi abita nei piccoli centri (31%). La montagna sarà meta delle donne (29%), dei residenti al nord (22%) e nei medi centri urbani (27%).

Al terzo posto seguono le città d’arte con il 20% della domanda complessiva, che saranno visitate soprattutto da donne (26%), da chi rientra nella fascia d’età 35-54 anni (26%), dai residenti al nord (22%) e nei medi centri urbani (27%).

Per quanto riguarda la sistemazione, l’albergo verrà scelto dal 25% di chi trascorrerà almeno una notte fuori casa, soprattutto se si recherà in città d’arte (51%). Segue la casa di proprietà con il 18% delle indicazioni, preferita da chi ha oltre 55 anni (33%) e da chi si recherà al mare o in montagna.

 

Infine, la quasi totalità dei vacanzieri (83%) rimarrà in Italia. Andranno all’estero, invece, solo il 9% del totale e principalmente i giovani fino ai 34 anni (12%), i residenti al nord (13%) e chi andrà in città d’arte, quindi, presumibilmente, nelle capitali europee.

 

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