Italia in Europa, come rimanere competitivi?

Italia in Europa, come rimanere competitivi?

Pd (Antonio Misiani) e Lega (Alberto Bagnai) a confronto sul futuro del nostro Paese nel Vecchio Continente. "Sbagliato cullarsi sugli ultimi risultati", per il primo. Ma "siamo comunque molto competitivi", per il secondo.

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17 aprile 2024

La seconda giornata del Forum di Confcommercio di Villa Miani si è aperta con i lavori del panel “Quale strategia per la competitività dell’Unione europea?”. Il primo a intervenire è stato Antonio Misiani, vicepresidente della quinta Commissione permanente programmazione economica e bilancio del Senato che ha parlato del ruolo dell'Italia in Europa, partendo dal lavoro svolto nell'ultima legislatura, "ottimo soprattutto sull'attuale crisi climatica, attraverso processi quali la decarbonizzazione", ma con molti punti deboli, primo fra tutti la mancanza di “una politica di sostegno all’altezza di queste sfide sia dal punto di vista delle risorse che dei processi” per rimanere competitivi rispetto alle altre due grandi potenze mondiali: la Cina e l’America.

“Secondo un vecchio detto - ha proseguito Misiani - l’Europa è un continente erbivoro in un mondo di carnivori, ma oggi non rende più questa metafora. Dobbiamo decidere come affrontare le sfide future e l’Italia deve incidere in queste scelte”. In vista delle prossime elezioni, il senatore Misiani ha parlato delle nuove sfide europee che andranno affrontate. L’ostacolo principale sarà costruire una politica efficace per frenare gli effetti della crisi climatica: "i danni sono già enormi. Tra siccità, e alluvioni – ha spiegato – non c’è più tempo, dobbiamo chiedere all’Europa più risorse per far fronte ai nuovi processi e rendere più sostenibile l’economia italiana. Un altro grande scoglio sarà capire quali strumenti andranno attuati con la fine del Next generation”.

Misiani ha poi sottolineato l’importanza per il nostro Paese di “una politica industriale più competitiva a livello europeo, una politica energetica più forte e una vera semplificazione delle norme burocratiche che pesano sulle piccole e medie imprese. Infine serve una politica sul nostro sistema produttivo che guardi a quello europeo che è fatto di grandi attori, mentre noi purtroppo ne abbiamo ancora pochi”. Ad oggi però l’Italia rimane una potenza industriale importante per l’Europa, con circa 24 milioni di pmi e più di 85 milioni di persone occupate, per un fatturato di 4 miliardi di euro, e proprio per questo è “fondamentale accompagnare le piccole e medie imprese nella trasformazione tecnologica e digitale. La nostra è un’economia che ha dimostrato una resilienza al di sopra delle aspettative nella fase post pandemica, con un sistema imprese più forte di quanto fosse prima della crisi del 2008. Non possiamo però cullarci su questi risultati. Dobbiamo definire strategie efficaci per il futuro".

"Questo Def - ha concluso Misiani - è stata un’occasione perduta, dobbiamo discutere la strategia di come rimanere dentro l’Europa. Dobbiamo iniziare a parlare di cosa vogliamo fare dopo il 2026. Al momento siamo in una fase di sospensione. Ci sono miliardi di risorse ferme perché mancano i provvedimenti attuativi. Dobbiamo tutti darci una mossa , il governo deve mettere le carte in tavola per rimanere protagonisti anche nella prossima legislatura europea”.

Il panel si è poi concluso con l’intervento di Alberto Bagnai, presidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale alla Camera dei Deputati. Bagnai è partito dalle parole dell’ex presidente della Bce Mario Draghi pronunciate il 16 aprile a La Hulpe, in Belgio, per poi parlare di come l’Italia ha affrontato la crisi economica del 2008 attuando una politica di austerity che se "da una parte ha riportato l’Italia ad essere di nuovo una potenza competitiva a livello europeo" dall'altra ha anche contribuito ad una staticità del nostro sistema economico, immobilizzando la crescita del nostro Paese. "Oggi l’Italia - ha proseguito - è in una situazione di grande competitività in Europa. Per il futuro bisognerà però ragionare su quali strumenti adottare e soprattutto quali possono collimare con il nostro interesse primario ovvero la crescita”.

“Oltretutto la crisi in Ucraina ci ha fatto capire il fallimento di una diversificazione nell’approvvigionamento energetico, puntando invece tutto su un partner instabile o attuando strategie con potenze autocratiche. Per il futuro servono politiche più lungimiranti e una riflessione su quali siano le strategie migliori per il nostro Paese”, ha concluso Bagnai.

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