"Maledetta primavera" per abbigliamento e calzature

"Maledetta primavera" per abbigliamento e calzature

Nei primi quattro mesi dell'anno calo medio del 12%. Borghi (Federazione Moda Italia): "stagione tutta da dimenticare, inimmaginabile un recupero nel breve. Senza un'inversione di tendenza, numerose attività abbandoneranno il mercato. No all'aumento Iva".

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4 giugno 2013

Anche l'instabilità del tempo contribuisce al crollo delle vendite di abbigliamento e calzature che secondo l'osservatorio Acquisti CartaSì registrano, nei primi quattro mesi dell'anno, un calo medio del 12%. Per il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi, "la primavera, mai così fredda dal 1991, è ormai alle spalle e per il settore della moda è una stagione tutta da dimenticare. A questo punto, non è neppure immaginabile un recupero nel breve. L'estate è alle porte, così come i saldi che inizieranno praticamente in tutta Italia da sabato 6 luglio. Con questo maltempo vale proprio il caso di dire che non ci sono più le mezze stagioni. Quelle in cui, di solito, cominciano ad animarsi gli acquisti e si pensa a cambiare il guardaroba". "E' impensabile - continua Borghi - che i negozi possano a questo punto recuperare i propri margini. Siamo preoccupati, anche perché le previsioni dell'osservatorio Acquisti CartaSì ci segnalano un ulteriore crollo delle vendite del 14% a giugno. Ed è allarmante la chiusura, nel solo primo trimestre 2013, di ben 4.355 aziende del settore moda in Italia, circa 50 aziende al giorno, a fronte di sole 1.774 nuove aperture, con un saldo nati-mortalità negativo di 2.581 imprese nei soli primi tre mesi del 2013 e una stima prevedibile di oltre 7.500 occupati in meno. A questo saldo si somma quello dell'intero 2012, di 6.610 negozi di moda, abbigliamento, calzature, pelletterie, accessori, tessile per la casa e articoli sportivi in meno". Secondo il presidente della Federazione Moda Italia, "se non assisteremo a un'inversione di tendenza, numerose nostre attività abbandoneranno il mercato, con conseguente perdita di occupazione. Se l'agricoltura chiede lo stato di calamità, il dettaglio moda chiede lo stato di crisi. Va scongiurata, quindi, la sciagurata previsione dell'aumento dell'Iva".

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