Sette italiani su dieci si fidano di ciò che mangiano

Sette italiani su dieci si fidano di ciò che mangiano

Secondo un'indagine Cirm-Confcommercio, per i nostri connazionali sicurezza alimentare significa soprattutto salubrità degli alimenti. Tra le componenti della filiera agroalimentare, il massimo della fiducia (66%) è riposto nella distribuzione.

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13 maggio 2002

 

SICUREZZA ALIMENTARE: LA QUALITA' PRIMA DI TUTTO

 

Gli italiani esprimono fiducia verso la distribuzione alimentare, mentre ritengono che il progresso scientifico applicato agli alimenti serve soltanto a peggiorarne la qualità

 

 

 

 

Sette italiani su dieci, prevalentemente di sesso maschile, si fidano del cibo che mangiano. Tra le donne, invece, forse perché maggiormente competenti ed esigenti, crescono i sentimenti di sfiducia.

 

E' il dato generale che emerge da un'indagine, realizzata dall'istituto Cirm per conto di Confcommercio, finalizzata a conoscere il punto di vista degli italiani sul delicato tema della sicurezza alimentare. E, in particolare, quale sia la loro percezione della sicurezza degli alimenti, delle normative in mate ria di sicurezza alimentare e del ruolo dei vari soggetti della filiera agroalimentare.

 

Dalle risposte fornite dagli intervistati, è emerso, innanzitutto, che per gli italiani sicurezza alimentare significa soprattutto salubrità degli alimenti. Al bando, dunque, additivi, conservanti, pesticidi e organismi geneticamente modificati. La pensa così il 43% degli intervistati mentre uno su quattro mette al primo posto le condizioni igieniche.

 

Il barometro della fiducia, con riferimento alle diverse componenti della filiera agroalimentare, raggiunge il punteggio massimo nei confronti della distribuzione: il 66% degli intervistati, infatti, esprime in questo caso un giudizio positivo, mentre nei confronti dell'agricoltura arriva al 60% e, rispetto al comparto dell'industria alimentare, al 51% .

 

La sfiducia verso il progresso scientifico in campo alimentare è alta. Il 49% degli italiani, soprattutto se giovani, ritiene che l'intervento della scienza sugli alimenti serva soltanto a peggiorarne la qualità. Solo il 28% pensa, invece, che ne derivi un miglioramento.

 

Anche i mezzi di comunicazione, per due italiani su tre, non fanno abbastanza per informare di più e più correttamente sulle buone abitudini alimentari e sui buoni prodotti.

 

Le etichette, come specchio di ciò che sta dentro il contenitore, sono considerate importanti per il 98% degli intervistati, ma comprensibili soltanto per il 71%.

 

 

 

L'Italia, poi, si spacca a metà sulla fiducia verso le istituzioni europee e nazionali responsabili della sorveglianza sulle produzioni agro-alimentari.

 

Il 56% degli intervistati, infatti, mostra fiducia nei confronti delle istituzioni nazionali e soltanto il 49% verso quelle europee.

 

Per quanto riguarda le leggi in materia di alimentazione, queste vengono percepite più a tutela degli interessi dei produttori che non dei consumatori. Soltanto il 14% degli italiani, infatti, ritiene che la legge tuteli il consumatore ed il 12% pensa che le norme non servano a nessuno.

 

Ma sicurezza alimentare, nella versione che di essa si dà in Europa, e tradizione gastronomica italiana possono coesistere?

 

Secondo il 67% degli intervistati i provvedimenti europei in materia di sicurezza alimentare sono un pericolo per la nostra tradizione a tavola. E questa, secondo l'indagine, è un'opinione diffusa tra tutti gli intervistati indipendentemente dal sesso, dall'età, dall'area di residenza e dalla professione.

 

Su questo terreno si chiede un maggiore impegno alle nostre istituzioni per ottenere, in ambito europeo, una maggior tutela e difesa dei nostri prodotti, della nostra cucina e della nostra cultura.

 

 

 

 

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