Turismo sull'orlo della recessione

Turismo sull'orlo della recessione

Secondo i dati diffusi da Federalberghi, negli ultimi sei mesi il settore ha perso 6 miliardi di euro (quasi il 10% del fatturato), con 70mila assunzioni in meno.

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28 marzo 2002

Federalberghi: turismo sull'orlo della recessione

 

Anche se si intravede una luce fioca in fondo al tunnel, i dati parlano chiaro: il crollo provocato dai fatti dell'11 settembre ha portato oggi il turismo ad un passo dalla recessione. Di questa situazione allarmante si è fatto interprete il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca che, in occasione della presentazione del bilancio sulle settimane bianche e delle previsioni per la P asqua, ha annunciato che negli ultimi sei mesi il settore ha perso qualcosa come 6 miliardi di euro, tre miliardi dei quali da settembre a dicembre ed altrettanti da gennaio ad oggi, per una perdita di fatturato pari a quasi il 10% rispetto ai 70 miliardi di euro annui. Una situazione che - non poteva essere altrimenti - si è pesantemente abbattuta sull'occupazione: le assunzioni in meno sono state 70mila ed il mercato del lavoro del settore ha visto nel giro di 6 mesi una flessione di quasi il 19% degli assunti.

"Di fronte ad un congelamento obiettivo dei consumi turistici degli italiani e degli stranieri - ha osservato Bocca – a questo punto occorre una cura da cavallo. Non si può continuare ad ignorare che il turismo è un settore che va incentivato in modo organico, come gli altri settori economici. Se non si vuole rischiare che il numero dei disoccupati cresca in modo progressivo, occorre me ttere in atto le misure già varate". E poi, ha detto un Bocca accalorato "è ora di smettere di dire che il turismo si risolleverà da solo: non è vero!".

Il riferimento del Presidente di Federalberghi è ovviamente ai 200 milioni di euro di finanziamenti già stanziati dalla Legge Quadro: "il piano di riparto tra le Regioni è stato faticosamente concordato soltanto la scorsa settimana. Ora dovrà essere tradotto in un decreto ministeriale. Considerando i tempi tecnici che abitualmente vengono impiegati per la stesura di questi atti, i fondi saranno a disposizione, ben che vada, soltanto in autunno. Avremo perso di fatto un altro anno per far partire i sistemi turistici locali, il vero punto di forza per il rilancio del settore".

Nel frattempo, però, la situazione rischia di andare a rotoli. Basti pensare alle conseguenze che potrebbe venire dalla pesante recessione in atto in Germania. Cosa fare, allora, nell'immediato? Federalberghi chiede innanzi tutto la deducibilità dell'Iva per il turismo congressuale, "una forma di business t uristico che ‘lavora' nei periodi di bassa stagione che garantirebbe (se incentivata) un mantenimento dei posti di lavoro e ci allineerebbe agli altri Paesi europei per i quali una simile misura è già in atto da anni".

Inoltre occorrerebbe prendere provvedimenti per rilanciare i consumi, dato che le famiglie in una situazione di crisi tendono ovviamente a tagliare le spese voluttuarie, e lanciare una buona volta un piano di investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno.

Importante, infine, sarebbe il ruolo dei Comuni nell'organizzazione di eventi capaci di far tornare i turisti a visitare le città. Anche se le ultime iniziative prese a Firenze e Venezia con l'introduzione di un "ticket" per l'ingresso in città dei pullman vanno in tutt'altra direzione.

 

 

Turismo invernale: è stasi del mercato

Secondo l'indagine realizzata dal Cirm per conto di Federalberghi a consuntivo delle settimane bianche e dei week end sulla neve, il numero di italiani che ha effettuato una settimana bianca è sceso dal 9% al 6%, per un totale di 2.850.000 sciatori rispetto ai 4.350.000 del 2001.

Il giro d'affari è stato di 1 miliardo e 910 milioni di euro rispetto ai 3 miliardi e 145 milioni del 2001. La spesa media pro-capite - comprensiva di trasporto, alloggio, cibo, impianti, corsi di sci e divertimenti - è scesa a 670 euro rispetto ai 723 del 2001.

Tra le Regioni più gettonate troviamo come al solito il Trentino-Alto Adige, che ha raccolto il 48% della quota di mercato, seguito dal Piemonte con il 15%, la Valle d'Aosta col 12% e la Lombardia col 9%. Stazionarie tutte le altre Regioni.

La struttura ricettiva più gettonata è stata anche quest'anno l'albergo con il 46% delle preferenze, seguito dalla casa di proprietà (12,5%), dai residence (9,9%), dall'appartamento in affitto (9,4%) e dalle case di parenti o amici (5,5%).

Tra tutti coloro che hanno effettuato una settimana bianca nel trimestre da gennaio a marzo, 627.000 persone hanno anche ‘goduto' di almeno un week end sulla neve, spendendo mediamente per ogni week end 220 euro e generando un giro d'affari ulteriore di 138 milioni di euro e dormendo nel 43% dei casi in alber go, nel 32% in casa di proprietà e nel 14% in casa di parenti o amici.

Tra tutti coloro che invece quest'anno non hanno trascorso una settimana bianca, il 5,5% degli italiani, pari a 2.600.000 persone (rispetto ai 3.100.000 del 2001), ha effettuato almeno un week end sulla neve.

L'alloggio preferito per questi vacanzieri del fine settimana è stato ancora l'albergo nel 39% dei casi, seguito dalla casa di parenti o amici (23,5%) e la casa di proprietà (16%).

La spesa media si è attestata sui 253 euro rispetto ai 465 del 2001, attivando un giro d'affari pari a 660 milioni di euro rispetto al 1 miliardo e 442 milioni dell'anno scorso.

"La recessione economica internazionale, una stagione climaticamente bizzarra e l'effetto 11 settembre – ha commentato il Presidente Bernabò Bocca - hanno inf luito sull'andamento delle stagione sciistica di quest'anno".

 

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