A Viterbo commercio in ripresa

A Viterbo commercio in ripresa

L'Ascom-Confcommercio, in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università de La Tuscia di Viterbo, ha realizzato un'indagine sull'andamento delle vendite e dei fatturati nel terziario di mercato in questo primo quadrimestre 2006.

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22 maggio 2006
Indagine Ascom: a Viterbo commercio in ripresa

Indagine Ascom: a Viterbo commercio in ripresa

 

Agli incoraggianti segnali di ripresa dell'economia nazionale registrati dall'ISTAT, ha fatto eco un meno incoraggiante quadro dell'economia territoriale, descritta dal "6° Rapporto sull'economia della Tuscia viterbese" (indagine Polos 2006) presentata in Camera di Commercio. A tal riguardo, l'Ascom-Confcommercio, in collaborazione con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università de "La Tuscia" di Viterbo, ha focalizzato le proprie attenzioni sull'andamento delle vendite/dei fatturati nel terziario di mercato in questo primo quadrimestre 2006, conducendo telefonicamente una indagine campionaria fra gli operatori commerciali delle provincia di Viterbo. L'indagine evidenzia una tendenziale stasi dei consumi in questo primo scorcio d'anno rispetto all'andamento delle vendite registrato nello stesso periodo del 2005 ed un timido atteggiamento di commento da parte degli operatori intervistati: appena il 21% di essi si dichiara soddisfatto, pacati i commenti da parte del 46% degli intervistati, mentre un operatore su tre si dichiara tendenzialmente deluso.L'andamento dei fatturati, d'altra parte, non registra incrementi significativi: due operatori su tre (il 66,6%) degli intervistati dichiara andamenti non negativi delle vendite (il 19,4% dichiara fatturati in crescita rispetto al primo quadrimestre 2005), ma se disaggreghiamo tali informazioni territorialmente scopriamo un capoluogo più in salute del resto del territorio; infatti, se nel comune di Viterbo l'80% degli intervistati dichiara un andamento non negativo dei fatturati (addirittura il 28% dichiara incrementi), è la provincia ad accusare una maggiormente crisi dei consumi: il 43% degli intervistati dichiara cali di fatturato e appena il 13% degli incrementi. I dati disaggregati per settore evidenziano che il comparto elettrodomestici e articoli per la casa è quello più in crisi col 49% delle aziende in calo di volume d'affari, 12% segna aumenti; nel settore alimentari tali percentuali si posizionano rispettivamente a 46% e 15%; per il settore moda al 15% e al 30%; sono invece il 25% le aziende che dichiarano cali di fatturato nei rimanenti comparti del commercio e sempre un'azienda su quattro dichiara, invece, una crescita dei fatturati. Nonostante la fase di stallo non si ritenga pienamente superata (dichiarazioni del 72,4% degli intervistati), le aspettative sull'andamento delle vendite nel 2006 sono tendenzialmente ottimistiche, a riprova di ciò il 31,6% degli intervistati si dichiara intenzionato ad effettuare investimenti nei prossimi mesi; nel dettaglio il 48% di essi pensa di investire in ristrutturazione o ampliamento dell'azienda, mentre il 26% afferma di voler investire in una diversificazione della gamma dei prodotti aziendali, scarsissimi invece gli investimenti nella direzione di una riqualificazione del personale tramite formazione. Infine, interrogati sulle fonti che ritengono più idonee ad effettuare tali investimenti, il 52,6% degli intervistati ha dichiarato che farà ricorso principalmente a mezzi propri, mentre appena il 31,5% attraverso credito bancario. "I dati – commenta Andrea Marcosano, Vicepresidente vicario dell'Ascom – dell'indagine evidenziano come nonostante le difficoltà della nostra economia, gli imprenditori credono ancora nella potenzialità della propria azienda e non è riduttivo che un'azienda su tre si dichiara intenzionata ad effettuare investimenti nei prossimi 12 mesi, lo farà principalmente facendo ricorso alle proprie risorse e ciò testimonia un processo di scollamento fra mondo delle imprese e sistema bancario che va ulteriormente colmato (in parte, e solo in parte, motivato dai costi e dalle relative difficoltà di accesso al credito)". "Un dato che proprio non mi piace – conclude Marcosano –, invece, è quello legato alla scarsa rilevanza strategica attribuita dalle imprese all'aspetto formativo; riteniamo infatti che la riqualificazione delle risorse umane sia un fattore strategico e vincente per una impresa moderna: c'è un percorso da compiere nella direzione del riposizionamento di molte imprese, tramite lo sviluppo di una nuova mentalità imprenditoriale più attenta alle evoluzioni dei mercati e più accorta ai veri fattori di sviluppo: formazione ed investimenti tecnologici." 

 

 

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