Angeletti: "infrastrutture chiave di volta della crescita"

Angeletti: "infrastrutture chiave di volta della crescita"

Il segretario generale della Uil è intervenuto nel panel dedicato a "Rimettere in moto l'Italia: le infrastrutture". "Bisogna eliminare i livelli decisionali ridondanti e la sovrapposizione di vari decisori sulla medesima pratica".

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23 marzo 2012

Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, è stato il primo a prendere la parola nel secondo e ultimo panel della prima giornata del Forum di Cernobbio, dedicato al tema "Rimettere in moto l'Italia: le infrastrutture". "Fra i tanti motivi della crescita più bassa che l'Italia ha da anni rispetto ai partner europei - ha detto Angeletti - c'è anche la mancanza di infrastrutture adeguate. E' una situazione che riduce il potenziale di crescita di un Paese, e che non permette al nostro Meridione di crescere e all'Italia nel suo insieme di arrivare al livello, ad esempio, di Francia e Germania. A pesare è sì la mancanza di risorse, ma c'è anche un problema di struttura istituzionale chiamata a prendere le decisioni: bisogna eliminare i livelli decisionali ridondanti che non hanno alcuna utilità pratica e la sovrapposizione di vari decisori sulla medesima pratica. Sarebbe una grande riforma, in grado di semplificare e velocizzare i tempi". Per Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, "quella delle infrastrutture è una questione fondamentale, perché la loro modernizzazione è un fattore decisivo per la crescita e la competitività di un Paese. Da questo punto di vista il Paese è messo un po' peggio del passato perché gli investimenti pubblici sono in calo, ma un po' meglio perché si comincia a fare del project financing. Ciò che sarebbe necessario, e tutti su questo sono d'accordo, è ristabilire la competenza esclusiva dello Stato nelle committenze per le grandi infrastrutture. Non lo si fa perché è una modifica che si vuole inglobare in un mega cambiamento costituzionale, mentre basterebbe fare un ddl costituzionale per cambiare l'articolo117 della Costituzione". Eugenio Belloni, presidente della Fondazione Res Publica, ha quindi proposto lo strumento dei project bond come strumento di finanziamento delle infrastrutture e ha indicato una ricetta in quattro punti: "migliorare la produttività della rete esistente; introdurre sistemi di trasporto intelligente; privilegiare l'investimento sui nodi; realizzare le infrastrutture per fasi con un approccio graduale, realistico e finanziabile". Per la realizzazione delle grandi opere Luciano Violante, presidente di Italiadecide, ha suggerito prima di tutto di "mutuare il meccanismo francese della consultazione pubblica per sciogliere i nodi e non innescare conflitti sociali". Quanto invece al problema dei rapporti tra Stato, Regioni e Comuni, per l'ex presidente della Camera servirebbe "introdurre una clausola di sovranità che impedirebbe interferenze e variazioni da parte degli enti locali su poche, grandi opere" e più in generale occorrerebbe, per la libertà dell'iniziativa economica privata e per la garanzia dell'investimento, "stabilire il principio di non retroattività delle norme più sfavorevoli". Ma ciò che manca davvero nel nostro Paese, ha concluso Violante, "è la culture delle infrastrutture, serve un atteggiamento mentale e culturale favorevole e poi bisogna fare in modo che a vincere una gara sia l'impresa che ha il miglior ufficio tecnico, non quella con il miglior ufficio legale". Per Guido Pier Paolo Bortoni, presidente dell'Autorità per l'Energia elettrica e il gas, "il peggior veleno per l'infrastrutturazione è l'incertezza dell'investimento per i privati. Ciò che serve è recuperare quella visione prospettica di medio-lungo termine che consenta di vedere l'infrastruttura nella sua dimensione di utilità per il sistema, come si faceva in passato, e mettere in campo strumenti in grado di creare un clima positivo per gli investimenti".

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