Ascoli senz'acqua, bar e ristoranti in ginocchio

Ascoli senz'acqua, bar e ristoranti in ginocchio

Da giorni la città e la sua vallata sono interessate da una interruzione idrica per la rottura di una condotta. La Confcommercio provinciale annuncia una class action per i danni ai pubblici esercizi.

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8 gennaio 2008
Ascoli senz’acqua, bar e ristoranti in ginocchio

Ascoli senz’acqua, bar e ristoranti in ginocchio

 

“Anche se le stime dei consumi delle festività Natalizie e di fine anno non erano entusiasmanti, ci si aspettava che alla fin fine la tradizione avrebbe avuto il sopravvento sulla crisi dei consumi ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare il maggior danno economico provocato dalla improvvisa mancanza d’acqua. Come dire, per rimanere in tema, è proprio piovuto sul bagnatoâ€�. Così il direttore di Confcommercio Ascoli Piceno, Giorgio Fiori, sull’interruzione idrica che da giorni sta interessando la città e la Vallata. “Bar e ristoranti â€" ha aggiunto Fiori - hanno avuto il disagio maggiore, pur ingegnandosi in ogni modo per non dover addirittura chiudere gli esercizi. Diamo atto alle Istituzioni di avere subito organizzato i rifornimenti per la cittadinanza, anche se forse l’avviso della rottura è arrivato in ritardo, ma le esigenze dei bar e ristoranti erano ben più ampie. Così, piuttosto che fare proclami ad effetto e lanciare strali accusatori a destra

e a manca, ci siamo subito mobilitati per trovare autobotti private per il rifornimento più immediato dei pubblici esercizi associati della città e dei centri limitrofi�.

“Al di là dunque del disagio e degli impegni organizzativi ed anche economici che i pubblici esercizi hanno dovuto affrontare â€" ha evidenziato da parte sua il presidente,

Igino Cacciatori - il danno c’è stato e pertanto qualcuno dovrà pure risarcirlo, se verranno confermate negligenze e responsabilità dirette. Nel frattempo provvederemo ad accertare i danni reali subiti dalle nostre imprese, mettendo in piedi se sarà possibile una causa collettiva di risarcimento (Class Action) anche perché gli operatori che vengono spesso additati come speculatori e che debbono sostenere eccessivi oneri, anche per le depurazioni delle acque, hanno pur il diritto di essere tutelati�. 

 

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