Aumento Iva: "botta e risposta" tra Baretta (sottosegretario all'Economia) e Bella (direttore Ufficio Studi Confcommercio)

Aumento Iva: "botta e risposta" tra Baretta (sottosegretario all'Economia) e Bella (direttore Ufficio Studi Confcommercio)

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2 settembre 2013

 

"Archiviata" l'Imu, la questione legata al possibile aumento dell'Iva continua ad essere al centro del dibattito nazionale. Oggi la miccia è stata accesa dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta che ha sottolineato che "l'Europa ci chiede di spostare le tasse dalle persone alle cose, agendo quindi ad esempio sulla diminuzione del cuneo fiscale". "Bisogna fare di tutto per evitare l'aumento dell'Iva a ottobre – ha aggiunto Baretta - ma bisogna tener conto che non si può evitare per sempre". Pronta la risposta del direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella: "L'idea di mutare la composizione del gettito fiscale verso le imposte sulle cose rispetto a quelle sulle persone – ha detto Bella - è ormai un tormentone. Come accade sempre, l'eccessiva semplificazione di un ragionamento ai fini della diffusione mediatica trasforma un'idea complessa e articolata in uno slogan: l'eccesso di semplificazione confina con la falsificazione dell'idea originale". "Verrebbe da domandare – aggiunge Bella - a chi sostiene che si debba intraprendere questa modificazione della struttura fiscale, quanto si debba spostare dalle persone alle cose. Pensando alla polemica Iva-Irpef-contributi sociali, è possibile immaginare di abolire l'Irpef o i contributi per quadruplicare, per esempio, l'Iva? E' necessario avere risposte su questo punto perchè il cammino, ormai rapido, verso un incremento continuo delle imposte indirette deve essere chiaro ai cittadini tanto nella sua destinazione finale quanto nei tempi della progressione delle aliquote". "Fuori dalle metafore e dagli eccessi, trascurando di ricordare i soliti difetti dell'imposizione indiretta - tra gli altri, crea una perdita secca perchè interviene sui prezzi di mercato, riduce la progressività del sistema tributario incidendo di più sui meno abbienti, comporta una riduzione del valore reale non solo dei redditi correnti quanto anche della ricchezza accumulata - occorre ricordare che gli studi che stabiliscono la graduatoria dei diversi tipi di imposte in termini di ostacolo alla crescita economica - le imposte sulle società sono le peggiori, seguite da quelle sui redditi personali, dalle imposte sui consumi e da quelle ricorrenti sul patrimonio immobiliare – chiariscono senza ombra di dubbio che gli effetti della struttura fiscale sulla crescita dipendono dal punto di partenza delle aliquote legali nei diversi sistemi fiscali. Come dire, quando si parla di struttura delle imposte bisogna tenere presente che ogni situazione, ogni circostanza, ogni economia e ogni sistema tributario ha le proprie specificità senza tenere conto delle quali la ricetta generale, sintetizzata schematicamente dalla graduatoria delle imposte rispetto agli effetti sulla crescita, non ha alcun significato: l'obiettivo è infatti curare il malato e non la malattia. Per esempio, gli studi dell'Ocse ripresi sovente in sede di Commissione Europea, suggeriscono che le modificazioni della struttura fiscale vanno fatte tenuto conto non solo del livello complessivo della tassazione, ma anche del livello delle aliquote dei vari tributi e dello stato di salute delle basi imponibili su cui i vari tributi vanno a incidere. Poichè nel nostro paese proprio i consumi mostrano una salute straordinariamente cagionevole, interpretando correttamente le prescrizioni di quegli stessi studi che sinteticamente dicono di "spostare la tassazione dalle persone alle cose", si arriverebbe alla conclusione che in Italia, oggi, l'ultima cosa da aumentare è proprio l'Iva. Al massimo la si dovrebbe ridurre".

 

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