C'è più credito per le pmi europee

C'è più credito per le pmi europee

Tra settembre 2010 e febbraio 2011, secondo un'indagine della Banca centrale europea, si è ridotta la contrazione della disponibilità di prestiti bancari, passata da -12 a -9 per cento.

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16 maggio 2011

Migliora, anche se di poco, la disponibilità di finanziamenti esterni per le pmi dell'area dell'euro. Si riduce, infatti, la contrazione della disponibilità di prestiti bancari, che a febbraio è migliorata di 3 punti percentuali in termini netti, passando a -9% (dal -12% della precedente rilevazione). Il dato emergeda un'indagine pubblicata nel bollettino mensile della Bce (vedi pagine 38-41, ndr). Un quadro analogo emerge per la disponibilità di credito al commercio, il cui deterioramento percepito ha continuato a calare. Per contro, per le imprese di grandi dimensioni dell'area dell'euro la valutazione è risultata nettamente positiva, evidenziando un aumento della disponibilità di prestiti bancari (nonché dell'accesso ai mercati dei titoli di debito e di capitale). Nel complesso, i problemi collegati all'accesso ai finanziamenti sono rimasti i pià pressanti per il 16% delle pmi interpellate, una
quota sostanzialmente simile a quella della precedente indagine, e per il 10% delle grandi imprese, in linea con i precedenti risultati. La ricerca di clienti è rimasta di gran lunga il problema piùpressante per le pmi dell'area (interessa il 25%), mentre il 14% delle pmi segnalava come maggiore difficoltà le 'pressioni della concorrenza' o i 'costi di produzione'. Nel complesso, rispetto alla precedente edizione dell'indagine, la situazione finanziaria delle pmi dell'area dell'euro
è rimasta sostanzialmente invariata nel periodo tra settembre del 2010 a febbraio del 2011, mentre ha continuato a migliorare quella delle grandi imprese. La percentuale netta di pmi dell'area segnalanti un aumento del fatturato nei sei mesi precedenti l'indagine è risultata leggermente positiva, al 3%. Nel contempo, sono state più numerose le aziende che hanno riportato un deterioramento dei profitti rispetto a quelle che hanno segnato un miglioramento (21% in termini
netti, come nella precedente indagine). Tale andamento, rileva la Bce, potrebbe esserericonducibile ai recenti aumenti dei prezzi del petrolio e delle materie prime, che hanno accentuato le pressioni sui costi degli input. Nel complesso, il 69% delle pmi dell'area dell'euro ha infatti dichiarato di aver subito un aumento dei costi degli input (a fronte del 44% della precedente
rilevazione). E' inoltre aumentata la quota netta di aziende che ha segnalato anche un aumento dei costi del lavoro. Questa valutazione generale di aumento dei costi vale anche per le grandi imprese, le quali tuttavia sembrano trovarsi complessivamente in una situazione piu' favorevole
delle pmi. Le grandi imprese hanno in effetti continuato a registrare aumenti netti sia del fatturato (49%) sia dei profitti (68%), con un miglioramento evidente rispetto all'indagine precedente.
Per le grandi imprese la ripresa sembra estendersi a tutti i settori dell'economia. Nel caso delle pmi, invece, solo i settori con attività industriali maggiormente cicliche hanno evidenziato un
chiaro miglioramento, mentre le imprese di servizi e di costruzioni mostrano un ritardo rispetto al resto del campione. Il fabbisogno di finanziamento esterno, rileva ancora la Bce, ''è in genere leggermente cresciuto'' e ciò riflette ''probabilmente le dinamiche di fondo positive della ripresa economica''. Una quota netta del 6% delle pmi ha segnalato un aumento del fabbisogno di
prestiti bancari nel periodo in rassegna, a fronte del 3% nell'indagine precedente. In particolare, le aziende hanno evidenziato un aumento netto della domanda di scoperti e linee di credito bancarie(fino al 12%, contro il 9% della precedente rilevazione). Rispetto alle pmi, la percentuale di grandi imprese che hanno segnalato un aumento del fabbisogno di prestiti bancari e' stata inferiore (1%, rispetto al 7% dell'indagine precedente), mentre sono state nel complesso più numerose le aziende che hanno riportato un aumento della domanda di credito al commercio.
Fra settembre 2010 e febbraio 2011 circa un quarto delle pmi hanno fatto richiesta di un prestito bancario, una quota sostanzialmente invariata rispetto alla precedente rilevazione. Come in quel caso, quasi la metà delle pmi ha ritenuto di disporre di un autofinanziamento sufficiente a coprire il proprio fabbisogno. Di fatto, sottolinea la Bce, ''è possibile che le pmi dell'area dell'euro abbiano cercato in certa misura di ridurre il proprio grado di leva finanziaria, dal momento che secondo i risultati dell'indagine i loro indici di indebitamento hanno continuato a calare''. La percentuale di aziende che non ha richiesto alcun prestito bancario per timore di vederselo rifiutato è rimasta sostanzialmente stabile al 7%. Per quanto riguarda l'esito delle richieste di prestiti nbancari, il tasso di rifiuto è rimasto fondamentalmente lo stesso della precedente rilevazione (11%). Inoltre ha continuato ad aumentare la quota di pmi dell'area che ha ottenuto l'intero importo richiesto, raggiungendo il 66%. Rispetto alle pmi, la situazione delle grandi imprese e' migliorata in misura
ancora maggiore: il 35% di tali aziende ha fatto richiesta di un prestito (come nell'indagine precedente) e soltanto il 2% ha ricevuto un rifiuto (a fronte del 5% della precedente rilevazione).

 

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