Cmi: inutile ridurre l'Iva senza abbattere i prezzi dei cd
Cmi: inutile ridurre l'Iva senza abbattere i prezzi dei cd
Cmi: inutile la riduzione dell'Iva senza l'abbattimento dei prezzi dei cd
La riduzione dell'Iva sui cd musicali è una misura inutile se non accompagnata dall'abbattimento dei prezzi a 5 e 10 euro. E' la posizione della Cmi-Confcommercio, l'associazione che riunisce le case discografiche italiane indipendenti.
"Nell'attuale situazione afferma il Presidente Marco Marsili l'abbattimento dell'Iva non risolverebbe di certo la crisi del mercato, crollato nel primo semestre 2002 di un ulteriore 40%. Si tratta di un falso problema: la Francia, infatti, ha un'aliquota superiore alla nostra, come peraltro molti paesi scandinavi, ed un mercato in continua espansione, in particolare relativamente agli artisti locali, più creativi e con meno pretese economiche dei nostri".
La Cmi, preoccupata dell'assenza di garanzie che "le esose multinazionali del disco non
riallineino il prezzo a copertura totale della differenza di Iva decurtata, frustrando così l'eventuale provvedimento, le aspettative dei consumatori e del mercato per il proprio ed esclusivo vantaggio fiscale", propone invece che i cd vengano venduti solamente in due
fasce di prezzo: 10 euro per tutte le novità e 5 per il catalogo. Un'operazione differente da quella recentemente proposta da alcune major del disco, che "hanno vuotato i
magazzini proponendo solo stock di dischi vecchi a prezzi bassi".
"Secondo i dati diffusi dalla Siae - conclude Marsili - al crollo delle vendite dei cd ad alto prezzo corrisponde infatti un incremento di vendite di 3 milioni di supporti nelle fasce di prezzo praticate dai nostri associati, a dimostrazione che è anche il costo che oggi fa la differenza".