Concilia? Da marzo in almeno 600 mila potranno rispondere sì

Concilia? Da marzo in almeno 600 mila potranno rispondere sì

Tante sono infatti le cause che languono nei meandri dei tribunali e che con il nuovo istituto della mediazione, obbligatorio dal 2011, potranno sperare in una rapida e soddisfacente conclusione.

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13 ottobre 2010

Da marzo 2011 le aule dei tribunali civili prenderanno a svuotarsi e soprattutto, cosa più importante, ci sarà speranza di avere cause che non durino tempi indegni di un paese civile? Beh, forse vederla così è probabilmente indulgere a una visione un po’ troppo ottimistica. Però, è indubbio che l’istituto della mediazione, delegato al governo dalla riforma del processo civile nel 2009, ha buone possibilità di assicurarsi più di qualche merito.

Cos’è l’istituto della mediazione e a cosa servirà

Innanzitutto, la notizia. Un decreto legislativo stabilisce che dal marzo 2011 la mediazione sarà obbligatoria per un numero di cause civili decisamente congruo: le stime parlano di qualcosa come 600 mila cause. Un buon motivo perché alla conciliazione guardino con grande interesse in molti. Si tratta di una grande opportunità da sfruttare. Non solo perché permetterebbe di risolvere per questa via un gran numero di controversie che languono nei meandri dei tribunali. Individuare la strada di una possibile giustizia alternativa più celere ed economica, permetterebbe anche di dar corso a quei casi che attualmente non vengono portate davanti a un giudice per timore dei costi o dei tempi “geologici” necessari per avere una sentenza.

I “poteri” del mediatore

Ma questo istituto di mediazione che possibilità ha di funzionare? Gli esperti sono ottimisti: si parla di un esito positivo per 2 cause su tre. L’accordo raggiunto davanti al mediatore dovrà essere conforme all'ordine pubblico e alle norme e, soprattutto, sarà a titolo esecutivo. Cosa che, praticamente, rende questa figura un operatore di giustizia a tutti gli effetti. Una sorta di giudice di pace? Più o meno. Anche se il mediatore non ha potere di giudizio. Si limita a spingere le parti a trovare la soluzione, prospettando magari vie di uscita alle quali quelli non avevano pensato. Toccherà poi al giudice “vero” omologare o meno gli esiti della conciliazione.

Chi farà la mediazione?

Una montagna di cause da risolvere, si diceva, che non potranno non suscitare molti interessi anche di carattere professionale ed economico. A svolgere le funzioni di mediatori saranno chiamati professionisti inquadrati in enti che si occupano della materia e che hanno chiesto di essere autorizzati a operare. Attualmente, sono oltre cento gli organismi iscritti nell'elenco dei mediatori per le controversie societarie e altrettanti i formatori che chiedono di essere accreditati per questo specifico aspetto.

La fetta di torta è grossa. Non stupisce quindi che anche organismi che la conciliazione la fanno già di mestiere occupandosi di mediazione societaria, abbiano chiesto, grazie ad una norma transitoria del regolamento, l'aggiornamento degli elenchi dei professionisti che operano per loro. E potranno farlo, a patto che questi professionisti seguano un corso di aggiornamento per diventare anche mediatori civili.

È evidente che molto interessati siano innanzitutto avvocati e commercialisti. Riguardo ai primi, la formazione, affidata alle 80 scuole forensi presenti sul territorio, punta a indicare le linee-guida che l'organismo di conciliazione dovrà seguire nel procedimento. Lo scopo è evidentemente quello di essere subito operativi quando il decreto ministeriale di attuazione sarà pronto.

Quanto ai commercialisti, è stato già approvato un codice etico e messo a punto un protocollo adeguandosi al qual gli ordini territoriali garantiranno costi accessibili e qualità nella formazione. Sta poi per nascere Adr commercialisti, una fondazione che dovrà poi creare un organismo nazionale di categoria sulla mediazione, in grado di vigilare oltre che di assistere gli ordini locali che decideranno di aderire.

Oltre agli ordini professionali, a cogliere questa opportunità svolta ci sono anche quanti hanno già maturato negli anni passati competenze in materia. Come le camere di commercio, che operando in questo campo già da oltre 10 anni, fanno la parte del leone: gli uffici di conciliazione aperti in oltre 50 di esse rappresentano infatti più della metà degli organismi iscritti.

Il regolamento del ministero

Sulla materia il ministero della Giustizia ha messo a punto un regolamento, che è in attesa di pubblicazione, e istituito il registro dei mediatori. Per poter essere iscritti al registro servirà un capitale di 10 mila euro (cioè quanto occorre per costituire una srl) bisognerà dimostrare di operare in almeno due province, una polizza assicurativa di 500mila euro legata allo svolgimento dell'attività di mediazione.

Ogni “squadra” di mediatori dovrà annoverare almeno cinque elementi, ognuno dei quali dovrà avere almeno una laurea triennale oppure essere iscritto a un ordine o a un collegio professionale. E la fedina penale immacolata: niente condanne definitive per delitti non colposi o a pene detentive non sospese, interdizione anche temporanea da pubblici uffici, misure di prevenzione o sicurezza, sanzioni disciplinari diverse dall'avvertimento.

Tra gli organismi costituiti, anche in forma associata dalle camere di commercio e dai consigli degli ordini professionali, saranno inseriti di diritto gli enti che fanno già parte del registro dei conciliatori in materia di controversie societarie.
Sarà istituito anche l'elenco degli enti formatori, che dovranno assicurare percorsi di formazione non inferiori a 50 ore, un massimo di 30 partecipanti per corso e una prova conclusiva di almeno quattro ore.

Va anche sottolineato come il regolamento si preoccupi di mettere alcuni paletti, al fine di garantire un’azione efficace in termini sia di qualità sia di quantità. Quanto al primo aspetto, viene stabilito che il giudice il quale neghi un'omologazione della conciliazione deve trasmettere al responsabile del registro dei mediatori e all'organismo che ha seguito la procedura una copia del provvedimento di diniego. Una misura che, sommata con l'obbligo dell'organismo di conciliazione di consegnare alle parti una scheda per la valutazione sulla bontà del servizio ricevuto da trasmettere poi al responsabile del registro, ha l’evidente scopo di mantenere alto il livello delle prestazioni offerte.

Ultima cosa: il Registro che non dovrà correre il rischio di essere un elenco di “anime morte”. Perciò, gli organismi che non svolgeranno almeno 10 procedimenti di mediazione in due anni verranno soppressi. 

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