Confcommercio Umbria: "Su prezzi non accettiamo caccia alle streghe"

Confcommercio Umbria: "Su prezzi non accettiamo caccia alle streghe"

Il presidente Amoni: "Non accettiamo che l'aumento dell'Iva, una misura che Confcommercio ha duramente contestato, sia l'occasione per scatenare l'ennesima caccia alle streghe che ha l'obiettivo di screditare il mondo del commercio".

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11 ottobre 2011

''Non accettiamo che l'aumento dell'Iva, una misura che Confcommercio ha duramente
contestato, sia l'occasione per scatenare l'ennesima caccia alle streghe che ha l'obiettivo di screditare il mondo del commercio''. Cosi' Aldo Amoni, presidente della Confcommerciodell'Umbria, condanna le analisi e rilevazioni dei prezzi che servono ad alimentare la querelle sui giornali con l'unico obiettivo di screditare il settore della distribuzione quale
responsabile dell'eventuale, e ancora non certificato, aumento dei prezzi. ''In un momento di crisi cosi' profonda, in cui imprese e famiglie stanno soffrendo da molto tempo - ha aggiunto - riconosciamo come fondate solo le analisi serie sulle dinamiche di mercato e sull'inflazione, e respingiamo al mittente le accuse rivolte al settore della distribuzione circa atteggiamenti speculativi in atto, evidentemente strumentali ed inattendibili''. Per Amoni ''ci sono categorie di commercianti che hanno scelto di assorbire interamente l'aumento dell'Iva, pur a prezzo di sacrifici. Chi aveva i
margini per sterilizzare gli effetti dell'aumento dell'Iva lo ha fatto; chi non aveva questi margini e' stato costretto a trasferire sui prezzi tutto o in parte l'aumento, che esplichera' in pieno i suoi effetti ad ottobre. La tempistica delle rilevazioni dei prezzi non ha infatti consentito di incorporare l'aumento dell'aliquota Iva. Il sistema distributivo nel suo insieme, inoltre, da anni svolge un ruolo di ammortizzatore delle tensioni inflazionistiche che si generano a monte''. Il Presidente nel riconfermare la contrarieta' di Confcommercio all'aumento dell'Iva, spiega che tale posizione derivava dalla consapevolezza che l'aumento di un punto percentuale di IVA sull'aliquota del
20% avrebbe prodotto inevitabilmente uno scalino inflazionistico, che contribuira' a ridurre la gia' bassa dinamica dei consumi delle famiglie e del Pil. ''A chi e' in malafede, o a chi se ne e' dimenticato - ha concluso - ricordiamo alcuni elementi, l'effetto scalino dell'inflazione, a causa dell'aumento di un punto percentuale dell'aliquota Iva dal 20% al 21% era prevedibile; il sistemadistributivo nel suo insieme da anni svolge un ruolo di calmieratore delle tensioni inflazionistiche che si generano a monte; se si guardano i dati dei primi 9 mesi del 2011, l'inflazione media in Italia, pari al 2,6%, e' identica alla media europea''.

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