Fiat, riparte la trattativa

Fiat, riparte la trattativa

Da oggi riprende il confronto sul piano di ristrutturazione con tavoli separati tra governo, azienda e sindacati.BILLE': "CRISI LINGOTTO PUNTA DELL'ICEBERG DELLA MANCANZA DI COMPETITIVITA'DEL PAESE"

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3 dicembre 2002
La trattativa proseguira' fino al 5 dicembre giorno in cui governo, Fiat e sindacati si ritroveranno per tirare le somme

Crisi Fiat: ripresa la trattativa a tavoli separati

 

Giornata fondamentale per la vertenza Fiat. Al Ministero delle Attività Produttive sono infatti in programma colloqui separati governo-sindacati e governo-azienda. Alle 11 il ministro Antonio Marzano ha visto Cgil-Cisl-Uil. Si è trattato di un incontro interlocutorio, come hanno sottolineato sia i rappresentanti sindacali sia il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi. A quanto si apprende, Marzano non ha escluso l'ingresso dello Stato nel capitale Fiat.

Alle 16,30 toccherà all'azienda, in seguito il tavolo proseguirà a tre. La trattativa proseguirà fino al 5 dicembre, se non sarà raggiunto alcun accordo, quattro giorni dopo scatterà la cassa integrazione per 5.600 operai (altri 500 finiranno in mobilità). Se i sindacati non sembrano essere troppo ottimisti sull'esito del vertice, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha dichiarato che "la trattativa finirà senza un accordo e fra sei mesi la situazione della Fiat sarà peggiore", il ministro del Lavoro Roberto Maroni ha detto invece che alla fine "una soluzione si troverà". "Le scelte della Fiat - ha proseguito Maroni - non possono essere dettate solo dal pareggio dei conti e le decisioni non devono tener conto solo delle banche". Per il sottosegretario all'Economia Antonio Baldassarri il governo non potrà essere neutrale perché "la crisi Fiat ha una rilevanza macroeconomica e incide sul pil per qualche decimale". Per quel che riguarda la Fiat, l'azienda si presenta all'incontro con una proposta flessibile sulla ristrutturazione (riapertura di Termini Imerese in settembre, riduzione della cassa integrazione da 12 a 9 mesi, rientro per la metà degli 8.100 esuberi) già respinta da Cgil, Cisl e Uil. Da parte loro i sindacati chiedono che lo stabilimento di Termini non sia chiuso e la cassa integrazione collettiva al posto dello stato di crisi. Ma, soprattutto, insistono su una modifica del piano industriale in grado di rilanciare gli investimenti. A tal fine il leader della Uil Luigi Angeletti considera inevitabile "un intervento pubblico anche diretto nel capitale per spingere l'azienda fuori dalla crisi". Da parete sua, il numero uno della Cisl Savino Pezzotta ha sollecitato gli industriali ad uscire dall'indifferenza dimostrata sulla crisi dell'auto.

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