Fiducia a Monti, "non siamo il governo dei poteri forti"

Fiducia a Monti, "non siamo il governo dei poteri forti"

Dopo il sì del Senato, via libera al nuovo Governo anche dalla Camera con 556 sì e 61 no. Il neo premier ha definito il suo un "governo di impegno nazionale" con tre linee guida: "rigore, crescita ed equità". "Nessun complotto internazionale".

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14 novembre 2011

Dopo fiducia di ieri al Senato (281 sì e 25 no), il governo guidato da Mario Monti ha ottenuto il via libera anche dalla Camera con 556 voti a favore e 61 contrari. Nel suo intervento nell'aula di Palazzo Madama Monti aveva definito il suo esecutivo "un governo di impegno nazionale" con tre linee guida "rigore crescita e equità" e poi in serata una brevissima replica per rassicurare tutti: "non siamo il governo dei poteri forti". Quanto ai provvedimenti da realizzare il premier ha parlato di modifica della pressione fiscale per renderla favorevole alla crescita "spostando la tassazione da lavoro e imprese a consumi e proprietà'" ossia agendo sull'Iva e sull'introduzione della patrimoniale. Ecco allora un "riesame del peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare" a la fine dell'esenzione dell'Ici sulla prima casa ("un'anomalia del nostro ordinamento"). Poi ancora interventi sulle pensioni per rendere il sistema "meno squilibrato tra le generazioni" e "togliere categorie e aree di privilegi" e sul mercato del lavoro per evitare che alcuni siano eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele.
Il nuovo governo punta poi sul capitale umano, soprattutto giovani e donne definiti le "risorse
sprecate del nostro Paese". Monti evoca quindi livelli di istruzione in linea con quelli europei, priorità ai giovani e alla valorizzazione dei talenti. Un'attenzione particolare l'ha riservata al mondo
femminile: "è indifferibile l'inserimento e la permanenza al lavoro. Bisogna conciliare le esigenze
lavorative e della famiglia oltre che di sostegno alla natalità". Per questo il governo studierà una
"tassazione preferenziale per le donne". Sul fronte dei costi della politica i tagli sono "ineludibili", le
"cariche elettive devono pesare di meno sui bilanci" e quanto al riordino delle Provincie "si farà intanto con legge ordinaria". Il premier ha concluso definendo il suo compito difficilissimo e aggiungendo: "se falliremo, se non raggiungeremo le riforme che servono, saremo tutti sottoposti a condizioni ben più dure". "I margini di successo sono ridotti, ma se fosse altrimenti non sarei qui". "Abbiamo degli obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio e sul rapporto debito-Pil - ha aggiunto -
ma non saremo credibili nel perseguimento di tali obiettivi se non ricominceremo a crescere". Per Monti, poi, bisogna superare il principio dell'Italia "anello debole" dell'Europa. "Non dobbiamo vedere i vincoli Ue come un'imposizione". "Non c'è un 'loro' e un 'noi: l'Europa siamo noi". I mercati? "con le riforme calerà lo spread", "più saranno eque più saranno efficaci". Nella replica, al termine del dibattito che ha seguito con attenzione prendendo appunti, Monti è intervenuto per ironizzare sui "complotti internazionali" evocati da più parti " e negare di essere mai stato un "devoto
servitore delle multinazionali" e per confermare il suo "ossequioso rispetto" del suo governo al "primato della politica e delle istituzioni". Infine un messaggio alla Lega, l'unico partito che non vota la fiducia: "il governo intende seguire da vicino il processo di attuazione del federalismo fiscale".

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