Fornitori ospedalieri: "In Piemonte allarme rosso per i mancati pagamenti"

Fornitori ospedalieri: "In Piemonte allarme rosso per i mancati pagamenti"

L'Associazione dei Fornitori Ospedalieri del Piemonte, in una conferenza stampa organizzata presso l'Ascom di Torino, ha denunciato la situazione di allarme rosso per il debito della Sanità regionale verso i fornitori che ammonta a 2.643milioni di Euro.

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17 gennaio 2013

L'As.F.O., l'Associazione dei Fornitori Ospedalieri del Piemonte, in una conferenza stampa organizzata presso l'Ascom di Torino, ha denunciato la situazione di allarme rosso che si sta vivendo in Piemonte in merito al debito della Samità regionale verso i fornitori che ammonterebbe a 2.643milioni di Euro. La cifra, riferita ai primi 11 mesi del 2012, è stata di recente divulgata dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre che ha anche stilato una hit rispetto ai tempi medi di pagamento delle varie Sanità regionali, in cui risulta fra i "peggiori pagatori" proprio il Piemonte con ritardi fino a 288 giorni: peggio del Piemonte, solo Puglia (344 giorni), Lazio (352), Campania (770), Molise (894) e Calabria (973). La Regione più "virtuosa", in tal senso, il Trentino Alto Adige con tempi medi di attesa fino a 90 giorni. Alla conferenza stampa erano presenti, accanto a un nutrito numero di aziende intervenute in Ascom con i propri dipendenti, il presidente dei Fornitori Ospedalieri del Piemonte, Sergio Maiocco e la presidente di Ascom Torino e Confcommercio Piemonte, Maria Luisa Coppa. "Le nostre aziende- ha dichiarato Sergio Maiocco, presidente dell'Associazione -molte delle quali già provate dalla 'vicenda Mauriziano (passivo di quasi 500milioni di Euro, recuperati solo in parte ed in ben tredici anni) sono ormai, chi più chi meno, prossime a collassare. Situazione, questa, che riguarda una percentuale piuttosto elevata, almeno il 30%, di imprese che, proprio a fronte dei pagamenti disattesi o degli intollerabili ritardi nelle solvenze, così come di una forte contrazione - mediamente fra il 20 ed il 25% - degli ordini ricevuti, rischiano con alte probabilità di chiudere, trascinando nel baratro migliaia di dipendenti e collaboratori, per i quali è sempre più a rischio il posto di lavoro".

 

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