Il gioco pubblico chiede di posticipare le imposte

Il gioco pubblico chiede di posticipare le imposte

Acadi-Confcommercio e le altre associazioni di settore chiedono di rimandare al secondo semestre li versamento del prelievo erariale unico e del canone concessorio del quinto bimestre 2020.

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30 marzo 2021

Per evitare pesanti ripercussioni economiche sul comparto degli apparecchi da gioco è necessario posticipare il versamento del preu (il prelievo erariale unico) e del canone concessorio del quinto bimestre 2020. L’appello arriva dalle principali Associazioni di settore, tra cui Acadi-Associazione Concessionari dei Giochi Pubblici aderente a Confcommercio, in una lettera al capo di Gabinetto del Ministero dell’Economia, Giuseppe Chinè, e al direttore generale dell'Agenzia Dogane e Monopoli, Marcello Minenna.   

Le sigle imprenditoriali sottolineano "l'urgenza e l'improcrastinabilità di un intervento normativo", ricordando che l'ultimo Dpcm sulle misure di contrasto al coronavirus ha prolungato al 6 aprile la chiusura dell'intera rete fisica di gioco, e che “il settore sta vivendo una situazione drammatica sia dal punto di vista economico che finanziario". La loro proposta è di procedere a una “riprogrammazione temporale dei versamenti delle scadenze attualmente previste entro il primo semestre 2021 posticipandole al successivo e, comunque, entro il 31 dicembre 2021". Ciò "consentirebbe alle filiere distributive e ai concessionari stessi di essere messi in condizione di adempiere alle proprie obbligazioni, grazie alle riaperture che auspichiamo siano normate a breve, e alla conseguente ripresa delle attività distributive e degli ordinari flussi finanziari". 

 

Cardia: “il Governo rispetti il lavoro, riparta il gioco legale”

Il 31 marzo di fronte alla Camera dei Deputati, a Roma, si è tenuta una manifestazione di lavoratrici attive nel settore del gioco pubblico. Sostegno è stato espresso da Geronimo Cardia, presidente dell’Associazione Concessionari di Giochi Pubblici (Acadi-Confcommercio): "il nostro è un fronte comune con i 150mila lavoratori della distribuzione del gioco legale che da ormai nove mesi sono privati del diritto al lavoro e costretti ad osservare la proliferazione del gioco illegale su tutto il territorio nazionale. È una condizione non più sostenibile, il Governo ascolti l'appello per un'immediata riapertura in totale sicurezza sulla base di protocolli sanitari rigorosi, come consentito ad altre attività con fattori di rischio equivalenti”.

A peggiorare il quadro, ha aggiunto Cardia, il fatto che le chiusure intaccano la fondamentale funzione di presidio del territorio che il comparto svolge. Si tratta di “un fenomeno preoccupante evidenziato anche dal direttore dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli, Marcello Minenna, di fronte alla commissione Antimafia, che ha stimato in 35 miliardi la traslazione dal gioco legale verso il gioco illegale”.

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