I COMMENTI AI DATI SULL'INFLAZIONE

I COMMENTI AI DATI SULL'INFLAZIONE

p:01 d:3-2-2004 t: INFLAZIONE AL 2,3 PER CENTO A GENNAIO

DateFormat

3 febbraio 2004
Inflazione: i commenti ai dati delle città campione

Inflazione: i commenti ai dati delle città campione

 

Per il viceministro delle Attività Produttive Adolfo Urso, “i dati delle città campione di gennaio se fossero confermati sono certamente confortanti ed evidenziano una contrazione dell’inflazione verificatasi anche negli ultimi mesi”. Dati che invece non convincono Intesaconsumatori: “ormai ai dati sull’inflazione non ci crede più nessuno- affermano i leader dell’Intesa - è il solito balletto di numeri senza alcuna corrispondenza”. E per conoscere invece il livello reale del carovita, Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori invitano i cittadini a invertire le cifre diffuse “così un’inflazione annunciata al 2,3% diventa pari al 3,2%, di sicuro più vicina all’andamento reale dei prezzi”. Per il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, si tratta di “un buon segnale, ma non bisogna abbassare la guardia sull’andamento dei prezzi e il Governo deve fare la sua parte vigilando nei settori di sua competenza”. Secondo il segretario della Cisal inoltre rimane “il neo della perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, in particolare verso i beni di largo consumo che dovrà, in ogni modo, essere

recuperato al più presto”. Per la Confesercenti, “il dato delle città campione sembra andare in controtendenza rispetto alla crescente campagna accusatoria nei confronti dei commercianti”. “A giudicare dal risultato tendenziale in flessione - si legge, infatti, in una nota - la categoria prescelta come capro espiatorio nella ricerca dei colpevoli dell’aumento dei prezzi sembra aver giocato un ruolo opposto, riuscendo anzi a calmierare gli aumenti alla produzione, soprattutto per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli”. Secondo Confesercenti, inoltre, “se confermato, il 2,3% tendenziale rappresenta senza dubbio un risultato positivo, ma resta la necessità d’interventi in grado di rilanciare i consumi restituendo fiducia e potere d'acquisto alle famiglie italiane”.

“Contrariamente a quel che crede l’Istat, l’Italia non è il Paese dei balocchi. Il dato vero è che negli ultimi 24 mesi il potere di acquisto delle retribuzioni è sceso del 20% e che siamo al primo posto in Europa con un tasso di inflazione medio, nel biennio 2002-2003, del 7,7%”. Ad affermarlo in una nota è il vice segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini. “Non è più tempo di statistiche – sottolinea ancora -, ma di azioni incisive per combattere il carovita”.

Di “dati probabilmente starati” parla invece il segretario confederale della Cisl,

Raffaele Bonanni. “Quando arriva un dato positivo - aggiunge - questo non deve suscitare soddisfazione e far lasciare le cose come sono, ma deve soprattutto spingere ciascuno a partire dal Governo a prendere le proprie responsabilità”. Da parte sua, il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula, afferma che il dato di gennaio

“dice chiaramente che resta la distanza con i principali Paesi europei con cui ci confrontiamo e soprattutto che rimane molto elevata la distanza con il tasso d'inflazione programmato dal Governo”. “Il tema della difesa del potere d'acquisto delle retribuzioni rimane tutto in campo” e sul fronte dei prezzi “si continua ad assistere a una inerzia

totale da parte del Governo, fatta eccezione per il blocco delle tariffe autostradali: ma questa sembra esser stata più una 'captatio benevolentiae' da parte di Tremonti nei confronti di una parte dell’associazionismo dei consumatori per strumentalizzarla nella sua battaglia contro Bankitalia”. Adriano Musi della Uil, con una battuta si augura che il calo sia stato avvertito anche dalle famiglie italiane, auspicando che “non si siano fatti i saldi anche sull’inflazione”.

 

 

 

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca