Il calo dei consumi "affossa" i saldi

Il calo dei consumi "affossa" i saldi

Secondo il presidente di Federmoda Renato Borghi, "la media finale delle giacenze è superiore del 10% rispetto all'anno scorso e quindi l'effetto saldi è riuscito solo in parte a mettere una pezza su una stagione autunnale del tutto negativa".

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15 marzo 2004
COMMERCIO: SALDI IN CALO A CAGLIARI A FEBBRAIO

I saldi “pagano” il calo dei consumi

 

La stagione dei saldi è finita e non si può certo dire che sia stata un successo. C’è chi parla di calo consistente rispetto all’anno scorso e chi di impercettibile progresso, ma a fronte di una stagione autunnale “drammatica” che ha lasciato i magazzini pieni di giacenze difficili da smaltire. Nella sostanza, comunque, i negozianti di abbigliamento e calzature continuano a scontare la crisi dei consumi, che neanche i ribassi e gli sconti del dopo Natale sono riusciti ad arginare. Il periodo dei saldi è terminato in tutte le principali città già da qualche giorno: a Milano, per esempio, gli ultimi cartellini con il doppio prezzo sono rimasti esposti fino al 6 marzo, mentre Roma ha girato pagina e rifatto le vetrine con i nuovi arrivi già dal 21 febbraio scorso. Ancora qualche giorno per accaparrarsi le ultime occasioni resta ai residenti di Aosta, Trieste, Reggio Calabria e Palermo, ma un primo bilancio è già possibile. Secondo Federmoda-Confcommercio, i ricavi dei saldi invernali sono cresciuti del 4%. “Ma - tiene a specificare il presidente di Federmoda Renato Borghi - occorre considerare che si tratta di ricavi lordi e che l’inflazione pesa per un 2%. Inoltre, ed è questo il vero dato negativo, siamo arrivati ai saldi con uno stock di invenduto più elevato di quello dell’anno scorso a causa del rallentamento dei consumi e del clima, che nei mesi autunnali non è stato molto freddo”. Alla fine, quindi, “la media finale delle giacenze è superiore del 10% rispetto all’anno scorso e quindi l’effetto saldi è riuscito solo in parte a mettere una pezza su una stagione autunnale del tutto negativa”. Quanto ai segnali provenienti dalle varie città, Borghi ha riscontrato un calo sensibile nei centri d’arte come Venezia e Firenze, “forse collegato alla flessione dei flussi turistici”. In controtendenza e di difficile spiegazione è invece l’ottimo andamento registrato a Trento.

 

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