Il teso integrale della ricerca del Centro Studi Aprom

Il teso integrale della ricerca del Centro Studi Aprom

D:16-4-2003 P:03 T:Per la lumaca Mezzogiorno è ora di allungare il passo

DateFormat

16 aprile 2003
ITALIA

PREMESSA

 

LE DINAMICHE DEGLI ULTIMI ANNI

 

L’evoluzione economica registrata in Italia nella seconda metà degli anni ’90 pone ancora una volta in evidenza, in termini di sviluppo territoriale, una situazione nel Mezzogiorno caratterizzata da poche luci e molte ombre.

 

Tra gli elementi positivi si riscontra:

Ø       una crescita del PIL in termini reali tra il 1995 ed il 2000 lievemente superiore rispetto al Centro Nord (10,6% a fronte del 9,4%);

Ø       una crescita più elevata degli investimenti (24,4% complessivamente nel Mezzogiorno contro il 23,5% nel Centro Nord).

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI  1995/ 2000 - PREZZI COSTANTI

(variazioni percentuali nel periodo)

 

ITALIA

 

CENTRO NORD

MEZZOGIORNO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIL

9,7

 

9,4

 

10,6

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLE FAMIGLIE

13,0

 

13,2

 

12,5

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLA P.A.

4,9

 

5,5

 

3,9

 

 

 

 

 

 

 

 

INVESTIMENTI

23,7

 

23,5

 

24,4

 

 

 

 

 

 

 

 

ESPORTAZIONI NETTE (*)(var. assolute milioni di euro)

-19.665

 

-13.848

 

-5.817

 

Fonte: Nostre Elaborazioni su dati ISTAT

 

Tra gli elementi di criticità si registra:

Ø       una crescita dei consumi delle famiglie meno sostenuta rispetto al resto del Paese;

Ø       il permanere di un tasso di disoccupazione su livelli prossimi al 20%;

Ø       la ripresa dei flussi migratori interni verso le regioni più ricche e con migliori opportunità di lavoro

Ø       un incidenza ancora molto elevata della Spesa delle Amministrazioni Pubbliche sul PIL;

Ø       l’accentuarsi della dipendenza da altre aree o Paesi per le risorse (come segnala il dato relativo alle esportazioni nette).

 

INCIDENZA SUL PIL DEI PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI  - PREZZI CORRENTI

 

ITALIA

 

CENTRO NORD

 

MEZZOGIORNO

 

 

1995

2000

 

1995

2000

 

1995

2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIL

100,0

100,0

 

100,0

100,0

 

100,0

100,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLE FAMIGLIE

59,6

61,0

 

56,2

58,4

 

70,1

69,4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLA P.A.

18,3

18,7

 

15,5

15,8

 

27,2

27,6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INVESTIMENTI

18,3

19,8

 

18,1

19,6

 

19,0

20,6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ESPORTAZIONI NETTE

2,8

-0,2

 

10,6

5,6

 

-17,3

-18,1

 

Fonte: Nostre Elaborazioni su dati ISTAT

 

Il miglioramento registrato in termini relativi dal Mezzogiorno non ha comunque permesso di intaccare, se non in misura minimale, i consistenti divari che separano l’area dal Centro Nord.

Gli andamenti registrati dai diversi sistemi economici locali negli ultimi anni indicano chiaramente che la velocità con cui si sta realizzando il processo di riavvicinamento tra le aree del Paese è troppo lenta.  Molti indicatori segnalano tra il 1995 ed il 2000 una riduzione del divario inferiore al punto percentuale. Con queste premesse e senza politiche mirate a sostegno dello sviluppo vi è il rischio che solo tra 30 o 40 anni l’Italia sia un Paese realmente omogeneo in termini di capacità  e opportunità di sviluppo e di spesa.

 

Il PIL pro capite  che nel 1995 era pari al 66,4% della media italiana, è salito al 2000 solo al 67,4%, con un divario ancora pari ad oltre il 40% rispetto al Centro Nord.

 

Non meno significativo appare il differenziale in termini di spesa pro capite per consumi delle famiglie, dato che segnala peraltro tra il 1995 ed il 2000 un ulteriore ampliamento delle differenze tra Mezzogiorno e Centro Nord, in quanto  si è passati da un valore che era pari al 78,1% della media italiana al 76,6%.

 

Solo dal lato della spesa delle Amministrazioni Pubbliche il divario, peraltro molto contenuto, con il resto del Paese sembra essersi ridotto.

 

LE CIFRE DEL DIVARIO

 

ITALIA

 

 

CENTRO NORD

 

 

MEZZOGIORNO

 

 

 

1995

2000

 

1995

2000

 

1995

2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POPOLAZIONE (Migliaia)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello

57.301

57.762

 

36.432

36.902

 

20.869

20.860

 

Incidenza

100,0

100,0

 

63,6

63,9

 

36,4

36,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIL PRO CAPITE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (euro)

16.109

20.165

 

19.198

23.850

 

10.699

13.584

 

ITALIA=100

100,0

100,0

 

119,2

118,3

 

66,4

67,4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLE FAMIGLIE PRO CAPITE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (euro)

9.594

12.307

 

10.796

13.937

 

7.496

9.422

 

ITALIA=100

100,0

100,0

 

112,5

113,3

 

78,1

76,6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPESA DELLA P.A.  PRO CAPITE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (euro)

2.947

3.766

 

2.969

3.777

 

2.908

3.745

 

ITALIA=100

100,0

100,0

 

100,7

100,3

 

98,7

99,4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCUPATI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (Migliaia)

22.528

23.495

 

16.204

16.964

 

6.317

6.514

 

Incidenza

100,0

100,0

 

71,9

72,2

 

28,0

27,7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Totale

11,6

10,6

 

7,6

5,7

 

20,4

21,0

 

Giovanile (15-24 anni)

33,8

31,1

 

23,1

16,9

 

54,7

55,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VALORE AGGIUNTO PER OCCUPATO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (euro)

38.558

45.980

 

40.768

48.375

 

32.878

39.663

 

ITALIA=100

100,0

100,0

 

105,7

105,2

 

85,3

86,3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INVESTIMENTI PER OCCUPATO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Livello (euro)

7.516

9.830

 

7.825

10.172

 

6.731

8.963

 

ITALIA=100

100,0

100,0

 

104,1

103,5

 

89,6

91,2

 

Fonte: Nostre Elaborazioni su dati ISTAT

 

Le forti differenze in termini di produzione e di capacità si spesa delle famiglie sono da ricollegarsi al basso livello di occupazione delle regioni Meridionali, area in cui risiede oltre il 36% della popolazione nazionale, ma la cui occupazione rappresenta poco meno del 28% del totale. Dato sottolineato anche dal sensibile divario esistente in termini di tassi di disoccupazione, sia complessivo che riferito alla sola componente giovanile, in quanto il dato del 2000 segnalava ancora nel Mezzogiorno un valore pari al 21% a fronte del 5,7% nel Centro Nord.

 

Le differenze dal lato della produzione e nel livello di occupazione si traducono in un divario ancora sensibile nel rapporto valore aggiunto per occupato: pari nel Mezzogiorno all’86,3% della media italiana a fronte del 105,2% del Centro Nord.

 

Lievemente più contenuto, ed in ridimensionamento negli ultimi anni, risulta il ritardo in termini di investimento per occupato rispetto al Centro Nord, con valori al 2000 pari rispettivamente al 91,2% ed al 103,5% della media italiana. Tali dati sottintendono, peraltro, una bassa capacità di investimento di tutto il sistema Paese che contribuisce a comprimere il potenziale di competitività nei confronti di altre realtà economiche.

 

 

LE TENDENZE RECENTI

 

Il mercato del lavoro

 

L’evoluzione dell’economia meridionale nel biennio 2001-02 non è ancora pienamente valutabile sul piano quantitativo, in assenza di statistiche ufficiali complete di contabilità, ferme ancora all’anno 2000.

 

Alcune considerazioni generali possono comunque derivare dalla conoscenza del dato nazionale, che nel 2002 si è attestato, in termini di crescita reale del PIL rispetto al 2001, su un modesto +0,4%.

 

Il Mezzogiorno contribuisce per circa un quarto alla produzione della ricchezza nazionale ed è probabile che la sua dinamica economica si sia collocata, nel 2002, intorno all’1% in termini reali, bilanciando parzialmente la stasi produttiva delle regioni del Centro-nord, vicine alla crescita zero.

 

Altre indicazioni possono essere derivate dall’andamento del mercato del lavoro, che presenta per le regioni meridionali un netto miglioramento, lasciando intravedere tendenze future positive, pur in un quadro di recupero del gap di produttività con le regioni del Centro-nord.

 

L’offerta di lavoro è cresciuta nel biennio 2001-02 ad un ritmo di circa l’1% a livello nazionale, come pure nel Centro-nord. Nel Mezzogiorno, invece, tale incremento è stato inferiore, dell’ordine di circa lo 0,5-0,6%. Tale differenza è spiegabile con il tasso di disoccupazione ancora eccezionalmente elevato nelle regioni del Sud, nonostante il costante miglioramento degli ultimi anni, che rende più bassa l’elasticità di sostituzione tra occupati e persone in cerca di occupazione rispetto alla media nazionale.

 

In effetti il tasso di disoccupazione al Sud si è ridotto nell’ultimo biennio di quasi tre punti, portandosi a poco più del 18%, una flessione che ha toccato in buona misura l’area critica della fascia giovanile (15-24 anni), portandola al di sotto del 50%, con un decremento di oltre 5 punti.

 

Il confronto però resta ancora sfavorevole con le regioni centro-settentrionali, che in alcuni casi evidenziano un tasso di disoccupazione addirittura inferiore alla soglia teorica del tasso “naturale”.

 

La dinamica occupazionale del Mezzogiorno, comunque, è risultata nel biennio 2001-02, più elevata sia della media nazionale, sia delle regioni del Centro-nord, evidenziando tassi medi di crescita degli occupati prossimi al 2%, anche nelle fasi di rallentamento economico generale.

 

Va anche sottolineato che il Mezzogiorno è l’unica area in cui l’occupazione giovanile (15-24 anni) è cresciuta fino al 2001, contrastando le flessioni anche consistenti registrate nel Centro-nord. Nel 2002, il Sud è riuscito a contenere le riduzioni occupazionali in questa delicata coorte della popolazione, a fronte di decrementi più pesanti, superiori al 3,5%, nelle altre are del Paese.

 

FORZE DI LAVORO

(livelli in migliaia e variazioni %)

 

1999

2000

2001

2002

ITALIA

23362

23575

23781

23993

 

 

 

 

 

NORD

11315

11442

11553

11675

  Nord ovest

6591

6645

6700

6779

  Nord est

4725

4797

4854

4895

CENTRO

4594

4639

4693

4737

SUD

7451

7494

7535

7581

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

15909

16081

16246

16412

 

 

 

 

 

 

 

2000

2001

2002

ITALIA

 

0.9

0.9

0.9

 

 

 

 

 

NORD

 

1.1

1.0

1.1

  Nord ovest

 

0.8

0.8

1.2

  Nord est

 

1.5

1.2

0.8

CENTRO

 

1.0

1.2

0.9

SUD

 

0.6

0.5

0.6

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

 

1.1

1.0

1.0

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

 

OCCUPATI

(livelli in migliaia e variazioni %)

 

 

1999

2000

2001

2002

ITALIA

20692

21080

21514

21829

 

 

 

 

 

NORD

10704

10907

11090

11213

  Nord ovest

6195

6294

6411

6480

  Nord est

4510

4613

4680

4732

CENTRO

4172

4255

4345

4424

SUD

5815

5918

6079

6192

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

14876

15162

15435

15637

 

 

 

 

 

 

 

2000

2001

2002

ITALIA

 

1.9

2.1

1.5

 

 

 

 

 

NORD

 

1.9

1.7

1.1

  Nord ovest

 

1.6

1.9

1.1

  Nord est

 

2.3

1.5

1.1

CENTRO

 

2.0

2.1

1.8

SUD

 

1.8

2.7

1.9

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

 

1.9

1.8

1.3

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

 

 

 

 

PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE

(livelli in migliaia e variazioni %)

 

1999

2000

2001

2002

ITALIA

2669.5

2494.8

2267

2163.6

 

 

 

 

 

NORD

611.3

535.1

462.8

461.8

  Nord ovest

395.9

350.9

289.2

299

  Nord est

215.4

183.9

173.8

162.9

CENTRO

422.1

383.6

347.9

312.7

SUD

1636.4

1576.1

1456

1389.1

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

1033.4

918.8

810.7

774.5

 

 

 

 

 

 

 

2000

2001

2002

ITALIA

 

-6.5

-9.1

-4.6

 

 

 

 

 

NORD

 

-12.5

-13.5

-0.2

  Nord ovest

 

-11.4

-17.6

3.4

  Nord est

 

-14.6

-5.5

-6.3

CENTRO

 

-9.1

-9.3

-10.1

SUD

 

-3.7

-7.6

-4.6

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

 

-11.1

-11.8

-4.5

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

 

 

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

(in % delle forze di lavoro)

 

1999

2000

2001

2002

ITALIA

11.4

10.6

9.5

9.0

 

 

 

 

 

NORD

5.4

4.7

4.0

4.0

  Nord ovest

6.0

5.3

4.3

4.4

  Nord est

4.6

3.8

3.6

3.3

CENTRO

9.2

8.3

7.4

6.6

SUD

22.0

21.0

19.3

18.3

 

 

 

 

 

CENTRO NORD

6.5

5.7

5.0

4.7

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT.

 

 

 

 

 

IL  sistema delle imprese

 

Negli anni 2001 e 2002, pur in presenza di una fase congiunturale molto debole, il tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno ha evidenziato una vitalità molto marcata come si desume dall'andamento della nati/mortalità delle imprese presso i Registri delle Camere di Commercio dove si è registrata una prevalenza delle iscrizioni di nuove imprese sulle cancellazioni.

 

Queste dinamiche hanno ampliato la base imprenditoriale della ripartizione dove attualmente opera oltre il 33% delle imprese attive del nostro Paese, una rete produttiva costituita da oltre 1,6 milioni aziende di cui la metà appartenente al settore del terziario di mercato.

 

Se da un lato il consistente numero di nuove imprese rappresenta una delle risposte alla mancanza di occupazione dipendente, dall’altro costituisce uno degli elementi di novità dell’economia meridionale collegato allo sviluppo, sia pure non omogeneo sul territorio, di reti di attività produttive che stanno assumendo un peso rilevante nell’economia locale e che potrebbero, se adeguatamente sostenute, trasmettere impulsi positivi all’intero sistema.

 

Escludendo la voce imprese non classificate che costituisce, comunque, una parte prevalente del saldo positivo del 2001 e del 2002, l'unico settore che denuncia una perdita rilevante di imprese è quello agricolo (-11.393 nel 2001, -8.563 nel 2002) interessato da un processo di concentrazione della produzione che dura ormai da anni.

 

Il saldo positivo dell'industria (+854 nel 2001 e +2.071 nel 2002) va attribuito soprattutto alla componente delle costruzioni, in linea con quanto avvenuto a livello nazionale, che ha incrementato la presenza di nuove imprese per rispondere all'espansione del mercato edilizio sia per quanto riguarda la compravendita di abitazioni che la manutenzione e la riqualificazione del patrimonio immobiliare.

 

Contrariamente a quanto accaduto a livello nazionale, una dinamica imprenditoriale più sostenuta si riscontra nel settore del commercio sia quello dell'ingrosso che per quanto riguarda la rete del dettaglio, anche se va sottolineato che in questo settore l’andamento fiacco dei consumi ha accentuato i processi di ristrutturazione in tutte le componenti della filiera, dall'ingrosso fino alla distribuzione finale e ha spinto alla chiusura numerose aziende, ormai fuori mercato o interessate da processi di concentrazione.

 

Nel Mezzogiorno, comunque, questo settore ha ancora la capacità di attrarre nuovi investimenti come sta a dimostrare la costante diffusione di nuove imprese soprattutto nel non alimentare al dettaglio che rappresentano una modalità per concretizzare un’opportunità di lavoro.

 

In particolare il commercio al dettaglio ha evidenziato saldi positivi sia nel 2001 (+5.737) che nel 2002 (+4.540) e un andamento che si distanzia dal Centro-Nord dove il sistema delle imprese è stato sottoposto a maggiori tensioni competitive con indubbie conseguenze negative sulla tenuta di molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni.

 

La crescita riscontrata di imprese nelle regioni del Mezzogiorno che operano nel settore degli alberghi e dei ristoranti, contrariamente a quanto accaduto nel Centro-Nord, va nella direzione di un ampliamento della rete imprenditoriale ancora insufficiente nell’offrire un servizio nei confronti di una domanda in espansione in queste aree che possono contare su un ricco patrimonio ambientale, artistico e culturale.

 

Significativo è stato lo sviluppo delle attività legate ai servizi alle imprese come le attività immobiliari, il noleggio, l'informatica e la ricerca, andamento più accentuato nel 2001 con un saldo pari a +3.783 imprese rispetto al 2002 (+1.877).

 

LA NATI/MORTALILTA' DELLE IMPRESE NEL MEZZOGIORNO 2001

 

Iscritte

Cessate

Saldo

Agricoltura

18.874

30.267

-11.393

Industria

22.370

21.516

854

Commercio

37.053

31.177

5.876

di cui:

 

 

 

Comm., manut. e rip. autov. e motocicli

2.784

3.827

-1.043

Comm. ingr. e interm. del comm. escl. autov.

8.684

7.502

1.182

Comm.dettaglio escl. Autoveicoli; riparaz. beni pers.

25.585

19.848

5.737

Alberghi e ristoranti

3.693

3.559

134

Servizi

16.874

13.089

3.785

N.C.

38.658

3.933

34.725

 

 

 

 

TOTALE

137.522

103.541

33.981

 

 

LA NATI/MORTALILTA' DELLE IMPRESE NEL MEZZOGIORNO 2002

 

Iscritte

Cessate

Saldo

Agricoltura

20.097

28.660

-8.563

Industria

22.979

20.908

2.071

Commercio

36.674

31.479

5.195

Comm., manut. e rip. autov. e motocicli

2.937

3.358

-421

Comm. ingr. e interm. del comm. escl. autov.

8.679

7.603

1.076

Comm. dett. escl. autov.; rip. beni pers.

25.058

20.518

4.540

Alberghi e ristoranti

4.415

3.586

829

Servizi

15.518

13.641

1.877

N.C.

39.127

5.472

33.655

 

 

 

 

TOTALE

138.810

103.746

35.064

Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese

 


 

L’ECONOMIA ITALIANA

 

Il Prodotto

 

La disponibilità di informazioni regionali relativamente al periodo 1995 - 2000 permette di valutare come alcuni fenomeni che hanno coinvolto il paese nella seconda metà degli anni ’90 si sono trasferiti sulle dinamiche locali.

 

Nell’arco di tempo considerato, che peraltro non è particolarmente lungo, si sono verificati alcuni fatti che hanno inciso profondamente sull’economia italiana:

 

Ø       il tendenziale risanamento delle finanze pubbliche, legato al rispetto dei parametri di Maastricht, che ha determinato da un lato, in particolare all’inizio del periodo, un ingente drenaggio di risorse dalle famiglie e dalle imprese all’operatore pubblico, dall’altro ha comportato una minore disponibilità di spesa della Pubblica Amministrazione;

Ø       il passaggio dalla lira all’euro, nel 1995 si realizza l’ultima svalutazione della lira nel 2000 la nostra valuta è già entrata nella moneta unica, fenomeno che ha spostato la competizione sui mercati internazionali dal prezzo al prodotto;

Ø       l’inizio di un processo di decentramento delle funzioni dal livello centrale a quello locale.

 

Questi elementi emergono, in parte, dalle dinamiche realizzate nel periodo preso in esame, dal lato del PIL e delle principali variabili:

 

Ø       solo nel 2000 nel nostro paese si realizza un tasso di crescita soddisfacente (+2,9%), con un contributo significativo della domanda interna, sia per quanto concerne la spesa delle famiglie, che per gli investimenti;

 

Ø       le manovre per il risanamento della finanza pubblica hanno prodotto tra il 1995 ed il 2000 una crescita della spesa delle amministrazioni pubbliche, in particolare nel 1997-1998, decisamente meno sostenuta rispetto alle altre componenti, fenomeno che ha interessato in particolare il Centro ed il Sud;

 

Ø       il saldo estero tende a ridursi segnalando un minor apporto delle esportazioni alla crescita del paese.

 

 

ITALIA - INDICATORI MACROECONOMICI (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var. % cumulata

 

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

PRODOTTO INTERNO LORDO

1,1

2,0

1,8

1,6

2,9

9,7

IMPORTAZIONI NETTE [1] (livello –milioni di euro- e variazione assoluta)

-30.349

-24.474

-13.613

-1.913

-6.728

19.195

CONSUMI FINALI INTERNI

0,9

2,6

2,4

2,0

2,8

11,1

- Spesa per consumi finali delle famiglie

0,8

3,3

3,0

2,2

3,1

13,0

- Spesa per consumi finali delle AA.PP. E ISP.

1,0

0,2

0,2

1,3

1,6

4,4

INVESTIMENTI FISSI LORDI

3,6

2,1

4,0

5,7

6,5

23,7

- Costruzioni

3,6

-2,0

-0,2

2,8

5,6

10,0

- Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e altri prodotti

3,7

5,5

7,2

7,7

7,1

35,1

 

In relazione a questi andamenti il ruolo della domanda interna sullo sviluppo ha assunto una incidenza ancora più elevata, in particolare il peso della spesa per consumi da parte delle famiglie sul PIL è passato dal 59,6% del 1995 al 61% del 2000. A livello territoriale il fenomeno ha interessato in misura più significativa le regioni del Nord, mentre nel Mezzogiorno si è assistito ad una riduzione.

 

ITALIA - INCIDENZA SUL PIL DELLE DIVERSE COMPONENTI (Prezzi Correnti)

 

1995

1996

1997

1998

1999

2000

PRODOTTO INTERNO LORDO

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

IMPORTAZIONI NETTE

-2,8

-3,8

-2,9

-2,4

-1,2

0,2

CONSUMI FINALI INTERNI

77,9

77,5

78,2

78,3

79,1

79,7

- Spesa per consumi finali delle famiglie

59,6

59,0

59,6

60,0

60,6

61,0

- Spesa per consumi finali delle AA.PP. E ISP.

18,3

18,5

18,6

18,3

18,4

18,6

INVESTIMENTI FISSI LORDI

18,3

18,3

18,3

18,5

19,1

19,8

- Costruzioni

8,3

8,3

8,0

7,8

7,9

8,1

- Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e altri prodotti

10,0

10,0

10,2

10,7

11,3

11,7

 

Se si guarda ai dati di sintesi si evidenzia come la tendenza ad una crescita non particolarmente accentuata, con una ripresa solo nel 2000, ha coinvolto in misura sostanzialmente omogenea quasi tutte le ripartizioni, determinando modifiche molto contenute nel ruolo svolto dalle singole realtà locali all’interno dell’economia italiana.

 

Il dato di sintesi sottende, peraltro, andamenti più articolati a livello territoriale.

 

 

PIL REGIONALE

MILIONI DI EUROLIRE 1995

 

 

 

MILIONI DI EUROLIRE

 

 

 

INCIDENZA SULL’ITALIA

 

1995

2000

 

VAR. %

 

 

1995

2000

 

VAR. %

 

1995

2000

Piemonte

81.113

87.626

 

8,0

 

Piemonte

81.113

101.224

 

24,8

 

  8,8

  8,7

Valle d'Aosta

2.715

2.904

 

7,0

 

Valle d'Aosta

2.715

3.069

 

13,0

 

 0,3

  0,3

Lombardia

189.934

206.428

 

8,7

 

Lombardia

189.934

238.022

 

25,3

 

20,6

 20,4

Liguria

27.999

30.368

 

  8,5

 

Liguria

27.999

34.984

 

 24,9

 

 3,0

3,0

T. A. A.

19.553

21.904

 

12,0

 

T. A. A.

19.553

25.221

 

29,0

 

 2,1

  2,2

Veneto

83.953

93.783

 

11,7

 

Veneto

83.953

106.234

 

26,5

 

9,1

 9,1

F.V.G

  22.216

 23.590

 

  6,2

 

F.V.G

22.216

26.747

 

20,4

 

2,4

 2,3

Emilia Romagna

80.829

89.348

 

 10,5

 

Emilia Romagna

80.829

102.417

 

 26,7

 

 8,8

 8,8

Toscana

62.062

69.418

 

11,9

 

Toscana

 62.062

79.683

 

28,4

 

 6,7

 6,8

Umbria

  12.981

14.507

 

11,8

 

Umbria

 12.981

  16.369

 

26,1

 

1,4

1,4

Marche

 23.411

26.501

 

 13,2

 

Marche

23.411

29.974

 

 28,0

 

 2,5

2,6

Lazio

92.639

98.611

 

  6,4

 

Lazio

92.639

116.184

 

 25,4

 

10,0

10,0

Abruzzo

17.674

19.168

 

 8,5

 

Abruzzo

17.674

21.511

 

 21,7

 

 1,9

 1,8

Molise

4.137

  4.589

 

10,9

 

Molise

4.137

5.120

 

 23,8

 

0,4

  0,4

Campania

58.509

64.426

 

 10,1

 

Campania

58.509

75.624

 

 29,3

 

 6,3

 6,5

Puglia

42.822

48.225

 

12,6

 

Puglia

42.822

55.002

 

 28,4

 

4,6

 4,7

Basilicata

 6.668

7.867

 

 18,0

 

Basilicata

6.668

 8.718

 

 30,8

 

 0,7

0,7

Calabria

20.197

22.201

 

 9,9

 

Calabria

20.197

 25.437

 

25,9

 

 2,2

 2,2

Sicilia

 53.326

58.837

 

 10,3

 

Sicilia

53.326

67.073

 

 25,8

 

5,8

5,8

Sardegna

19.952

21.669

 

  8,6

 

Sardegna

19.952

24.878

 

 24,7

 

2,2

2,1

ITALIA

923.052

1.012.802

 

9,7

 

ITALIA

923.052

1.164.768

 

26,2

 

100,0

100,0

NORD OVEST

301.761

327.326

 

8,5

 

NORD OVEST

 301.761

 377.299

 

 25,0

 

32,7

 32,4

NORD EST

 206.551

228.624

 

10,7

 

NORD EST

206.551

 260.618

 

 26,2

 

22,4

 22,4

CENTRO

191.092

209.038

 

9,4

 

CENTRO

191.092

 242.211

 

 26,8

 

20,7

 20,8

SUD

223.283

246.983

 

10,6

 

SUD

223.283

 283.364

 

  26,9

 

24,2

24,3

 

Nell’arco temporale preso in esame il Mezzogiorno è tornato a crescere a tassi abbastanza sostenuti, fenomeno che pur diffuso sul territorio ha assunto toni particolari in Basilicata e Puglia regioni che evidenziano la crescita cumulata più elevata sul territorio italiano. Questa tendenza ha, peraltro, determinato solo una stabilizzazione nei divari senza produrre un significativo avvicinamento del sud alle aree più ricche del paese.

 

Il contributo fornito dall’area alla creazione della ricchezza italiana è rimasto sugli stessi livelli del 1995 (24,3%), con un valore che se raffrontato con i dati relativi alla popolazione presente sul territorio (36,1% sul totale dell’Italia) sottolinea ancora una volta le differenze esistenti a livello territoriale.

 

La Popolazione

 

Proprio dal lato della popolazione emergono tra l’altro alcuni elementi significativi, in quanto sembrano essere ripresi i flussi migratori interni, come indica la diminuzione dei residenti nel Mezzogiorno e l’incremento registrato nelle aree che sembrano garantire maggiori opportunità di lavoro.

 

POPOLAZIONE REGIONALE

 

LIVELLO

VAR. ASS.

INCIDENZA SULL’ITALIA

 

1995

 

2000

 

1995-2000

1995

2000

Piemonte

4.293.400

 

4.288.600

 

-4.800

 

7,5

7,4

Valle d'Aosta

118.600

 

120.500

 

1.900

 

0,2

0,2

Lombardia

8.917.700

 

9.093.600

 

175.900

 

15,6

15,7

Liguria

1.661.100

 

1.623.400

 

-37.700

 

2,9

2,8

T.A.A

910.900

 

939.700

 

28.800

 

1,6

1,6

Veneto

4.427.700

 

4.526.300

 

98.600

 

7,7

7,8

F.V.G.

1.190.100

 

1.186.900

 

-3.200

 

2,1

2,1

Emilia Romagna

3.923.500

 

3.994.900

 

71.400

 

6,8

6,9

Toscana

3.524.600

 

3.542.000

 

17.400

 

6,2

6,1

Umbria

824.200

 

838.000

 

13.800

 

1,4

1,5

Marche

1.442.100

 

1.465.100

 

23.000

 

2,5

2,5

Lazio

5.197.700

 

5.283.200

 

85.500

 

9,1

9,1

Abruzzo

1.269.100

 

1.280.200

 

11.100

 

2,2

2,2

Molise

331.800

 

327.600

 

-4.200

 

0,6

0,6

Campania

5.754.100

 

5.781.600

 

27.500

 

10,0

10,0

Puglia

4.079.400

 

4.085.900

 

6.500

 

7,1

7,1

Basilicata

610.000

 

605.500

 

-4.500

 

1,1

1,0

Calabria

2.076.000

 

2.046.900

 

-29.100

 

3,6

3,5

Sicilia

5.088.700

 

5.082.200

 

-6.500

 

8,9

8,8

Sardegna

1.660.100

 

1.650.000

 

-10.100

 

2,9

2,9

ITALIA

57.300.800

 

57.762.100

 

461.300

 

100,0

100,0

NORD OVEST

14.990.800

 

15.126.100

 

135.300

 

26,2

26,2

NORD EST

10.452.200

 

10.647.800

 

195.600

 

18,2

18,4

CENTRO

10.988.600

 

11.128.300

 

139.700

 

19,2

19,3

SUD

20.869.200

 

20.859.900

 

-9.300

 

36,4

36,1

 

In particolare si è riscontrata una decisa riduzione dei residenti in Calabria a fronte di un aumento significativo in Lombardia, Veneto, Lazio ed Emilia Romagna (regioni su cui ha pesato in termini di abitanti anche l’aumento degli stranieri).

 

Il combinarsi delle dinamiche produttive e della popolazione ha comportato delle modifiche, sia pure non particolarmente rilevanti, dal lato del PIL per abitante.

 

Il miglioramento registrato nel Mezzogiorno pur favorendo un modesto avvicinamento alle regioni del Centro Nord, non ha assolutamente reso meno drammatica la situazione delle regioni dell’area: se nel 1995 il PIL per abitante nel Sud era pari al 66,4% di quello nazionale, nel 2000 tale valore sale solo al 67,4%, evidenziando un consistente divario con il Nord.

 

PIL PER ABITANTE GRADUATORIA REGIONALE 1995-2000

 

 

1995

 

 

 

2000

 

 

 

EURO CORRENTI

INDICE

 ITALIA =100

 

 

 

EURO CORRENTI

INDICE

 ITALIA =100

VAR. POSIZIONE

1

Valle d'Aosta

22.889

  142,1

 

1

T.A.A

26.839

133,1

+1

2

T.A.A

21.466

  133,3

 

2

Lombardia

26.175

129,8

+1

3

Lombardia

21.299

  132,2

 

3

Emilia Romagna

25.637

127,1

+1

4

Emilia Romagna

20.601

 127,9

 

4

Valle d'Aosta

25.468

126,3

-3

5

Veneto

18.961

117,7

 

5

Piemonte

23.603

117,0

+1

6

Piemonte

18.892

 117,3

 

6

Veneto

23.470

116,4

-1

7

F.V.G

18.667

115,9

 

7

F.V.G

22.535

111,8

=

8

Lazio

17.823

 110,6

 

8

Toscana

22.497

111,6

+1

9

Toscana

17.608

109,3

 

9

Lazio

21.991

109,1

-1

10

Liguria

16.856

104,6

 

10

Liguria

21.550

106,9

=

11

Marche

16.234

100,8

 

11

Marche

20.459

101,5

=

12

Umbria

15.749

97,8

 

12

Umbria

19.534

96,9

=

13

Abruzzo

13.926

86,5

 

13

Abruzzo

16.803

83,3

=

14

Molise

12.467

77,4

 

14

Molise

15.629

77,5

=

15

Sardegna

12.018

74,6

 

15

Sardegna

15.078

74,8

=

16

Basilicata

10.931

67,9

 

16

Basilicata

14.398

71,4

=

17

Puglia

10.497

65,2

 

17

Puglia

13.462

66,8

=

18

Sicilia

10.479

65,1

 

18

Sicilia

13.198

65,4

=

19

Campania

10.168

63,1

 

19

Campania

13.080

64,9

=

20

Calabria

9.729

60,4

 

20

Calabria

12.427

61,6

=

 

NORD OVEST

20.130

125,0

 

 

NORD OVEST

24.944

123,7

 

 

NORD EST

19.762

122,7

 

 

NORD EST

24.476

121,4

 

 

CENTRO

17.390

108,0

 

 

CENTRO

21.765

107,9

 

 

ITALIA

16.109

100,0

 

 

ITALIA

20.165

100,0

 

 

SUD

10.699

66,4

 

 

SUD

13.584

67,4

 

 

Particolarmente difficile risulta la situazione della Calabria, regione che si colloca all’ultimo posto nella graduatoria del PIL per abitante con un valore pari al 61% della media italiana.

 

I Consumi

 

Le dinamiche registrate a livello nazionale dal lato della crescita hanno riflesso, in larga misura, nel periodo 1995-2000 il debole andamento dei consumi delle famiglie aumentati, nel complesso, del 13% in termini reali.

 

A livello nazionale tale dato è peraltro rappresentativo di una dinamica più accentuata della domanda per servizi rispetto ai beni, la cui crescita è stata guidata dai durevoli che hanno beneficiato nel 1997 degli incentivi alla rottamazione delle auto ed in tutto il periodo dell’aumentata domanda di beni per la comunicazione.

 

Relativamente ai servizi la crescita più elevata ha riguardato oltre ai servizi per le comunicazioni, la ricreazione spettacoli e cultura e gli alberghi e pubblici esercizi.

 

 

ITALIA - CONSUMI DELLE FAMIGLIE (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var.% cumulata

 

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

Generi alimentari e bevande non alcoliche

-1,1

1,8

0,7

-0,2

2,0

3,2

Bevande alcoliche, tabacco, narcotici

0,1

-0,2

-0,3

2,5

3,3

5,3

Vestiario e calzature

-0,8

3,9

4,4

0,3

1,5

9,7

Spese per l'abitazione, elettricità, gas ed altri combustibili

1,9

-0,3

1,2

1,2

-0,2

3,9

Mobili, elettrodomestici, articoli vari e servizi per la casa

-0,2

2,4

4,1

4,6

1,4

12,9

Spese sanitarie

2,1

3,1

1,9

0,4

0,5

8,2

Trasporti

-0,1

11,2

3,1

-0,2

1,5

16,0

Comunicazioni

13,5

14,2

14,6

20,0

17,6

109,8

Ricreazione e cultura

3,9

4,1

3,6

4,6

7,9

26,5

Istruzione

2,1

0,5

0,2

1,0

2,4

6,3

Alberghi e ristoranti

2,1

1,5

2,9

3,3

8,7

19,7

Beni e servizi vari

-1,2

2,9

6,9

3,7

3,2

16,2

Totale

0,8

3,3

3,0

2,2

3,1

13,0

BENI

-0,1

4,7

3,2

1,9

2,5

12,7

- Beni durevoli

1,9

16,4

5,0

5,4

5,9

39,2

- Beni non durevoli

-0,5

2,1

2,7

1,0

1,5

7,0

SERVIZI

1,9

1,5

2,8

2,6

3,9

13,4

 

Le dinamiche registrate in termini quantitativi e di prezzo hanno portato a livello nazionale, fenomeno peraltro sostanzialmente diffuso sul territorio, ad un aumento della quota di spesa destinata ai servizi (dal 43,9% al 46%) ed ai beni durevoli (dal 9,9% all’11,3%) a scapito dei non durevoli (dal 46,2% al 42,7%).

 

All’interno di quest’ultimo aggregato è risultata particolarmente significativa la riduzione della quota destinata all’alimentazione (dal 16,8% al 14,4%).

 

ITALIA - CONSUMI DELLE FAMIGLIE (Prezzi Correnti)

Composizione %

 

1995

1996

1997

1998

1999

2000

Generi alimentari e bevande non alcoliche

16,8

16,4

15,8

15,3

14,7

14,4

Bevande alcoliche, tabacco, narcotici

2,5

2,5

2,5

2,5

2,5

2,4

Vestiario e calzature

9,6

9,4

9,5

9,7

9,5

9,3

Spese per l'abitazione, elettricità, gas ed altri combustibili

19,4

19,9

19,6

19,4

19,5

19,5

Mobili, elettrodomestici, articoli vari e servizi per la casa

9,6

9,4

9,4

9,4

9,6

9,4

Spese sanitarie

3,1

3,2

3,3

3,3

3,2

3,1

Trasporti

12,3

12,1

12,9

12,8

12,6

12,5

Comunicazioni

2,1

2,2

2,4

2,6

2,9

3,1

Ricreazione e cultura

7,3

7,4

7,4

7,4

7,5

7,6

Istruzione

1,0

1,0

1,0

1,0

1,0

1,0

Alberghi e ristoranti

8,7

8,8

8,7

8,8

8,9

9,5

Beni e servizi vari

7,6

7,5

7,5

7,9

8,1

8,1

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

BENI

56,1

55,3

55,6

55,2

54,6

54,0

- Beni durevoli

9,9

9,9

11,0

11,1

11,2

11,3

- Beni non durevoli

46,2

45,4

44,6

44,1

43,3

42,7

SERVIZI

43,9

44,7

44,4

44,8

45,4

46,0

 

Le tendenze di fondo registrate dal lato dei consumi evidenziano, a livello territoriale, alcune specificità. Se si guarda, infatti, ai livelli ed alle dinamiche registrate da questa variabile nelle singole realtà locali emerge tra il 1995 ed il 2000 una crescita in termini reali della domanda delle famiglie più accentuata nelle regioni del Nord Est e del Centro.

 

Tale evoluzione associata ad una dinamica del deflatore nel Mezzogiorno più contenuta rispetto alle altre ripartizioni ha determinato un incremento in valore dei consumi del Sud più contenuto (25,6% a fronte di valori superiori al 30% nel Centro Nord).

 

In conseguenza di questo andamento si è registrata una diminuzione, sul totale nazionale, dell’incidenza dei consumi effettuati sul territorio meridionale: nel 1995 la domanda delle famiglie del Mezzogiorno rappresentava il 28,5% dei consumi italiani, valore sceso nel 2000 al 27,6%.

 

Il fenomeno pur interessando tutte le regioni che compongono l’area, ha comportato in particolare una riduzione del ruolo della Puglia la cui incidenza è passata dal 5,7% al 5,4%.

 

CONSUMI REGIONALI

MILIONI DI EUROLIRE 1995

 

 

 

MILIONI DI EUROLIRE

 

 

 

INCIDENZA SULL’ITALIA

 

1995

2000

 

VAR. %

 

 

1995

2000

 

VAR. %

 

1995

2000

Piemonte

44.192

49.777

 

12,6

 

Piemonte

44.192

57.503

 

30,1

 

8,0

8,1

Valle d'Aosta

1.614

1.900

 

17,7

 

Valle d'Aosta

1.614

2.147

 

33,0

 

0,3

0,3

Lombardia

99.121

110.615

 

11,6

 

Lombardia

99.121

130.303

 

31,5

 

18,0

18,3

Liguria

18.585

20.203

 

8,7

 

Liguria

18.585

23.153

 

24,6

 

3,4

3,3

T. A. A.

12.058

13.209

 

9,5

 

T. A. A.

12.058

15.282

 

26,7

 

2,2

2,1

Veneto

47.524

54.823

 

15,4

 

Veneto

47.524

62.605

 

31,7

 

8,6

8,8

F.V.G

12.567

13.849

 

10,2

 

F.V.G

12.567

15.961

 

27,0

 

2,3

2,2

Emilia Romagna

44.956

52.427

 

16,6

 

Emilia Romagna

44.956

60.050

 

33,6

 

8,2

8,4

Toscana

37.231

42.396

 

13,9

 

Toscana

37.231

48.425

 

30,1

 

6,8

6,8

Umbria

7.806

8.765

 

12,3

 

Umbria

7.806

9.972

 

27,7

 

1,4

1,4

Marche

14.329

16.243

 

13,4

 

Marche

14.329

18.476

 

28,9

 

2,6

2,6

Lazio

53.341

61.228

 

14,8

 

Lazio

53.341

70.441

 

32,1

 

9,7

9,9

Abruzzo

11.000

12.119

 

10,2

 

Abruzzo

11.000

13.622

 

23,8

 

2,0

1,9

Molise

2.589

2.903

 

12,1

 

Molise

2.589

3.226

 

24,6

 

0,5

0,5

Campania

40.605

46.082

 

13,5

 

Campania

40.605

52.083

 

28,3

 

7,4

7,3

Puglia

31.247

34.581

 

10,7

 

Puglia

31.247

38.365

 

22,8

 

5,7

5,4

Basilicata

4.175

4.769

 

14,2

 

Basilicata

4.175

5.271

 

26,3

 

0,8

0,7

Calabria

15.406

17.244

 

11,9

 

Calabria

15.406

19.083

 

23,9

 

2,8

2,7

Sicilia

38.087

43.403

 

14,0

 

Sicilia

38.087

48.031

 

26,1

 

6,9

6,8

Sardegna

13.319

14.843

 

11,4

 

Sardegna

13.319

16.855

 

26,5

 

2,4

2,4

ITALIA

549.753

621.378

 

13,0

 

ITALIA

549.753

710.854

 

29,3

 

100,0

100,0

NORD OVEST

163.513

182.495

 

11,6

 

NORD OVEST

163.513

213.106

 

30,3

 

29,7

30,0

NORD EST

117.104

134.308

 

14,7

 

NORD EST

117.104

153.897

 

31,4

 

21,3

21,6

CENTRO

112.708

128.632

 

14,1

 

CENTRO

112.708

147.314

 

30,7

 

20,5

20,7

SUD

156.429

175.943

 

12,5

 

SUD

156.429

196.537

 

25,6

 

28,5

27,6

 

Per contro, in linea anche con i dati relativi al ruolo svolto in termini di produzione ed alla concentrazione della popolazione nella regione, la Lombardia ha rafforzato il suo ruolo come «leader» dal lato dell’incidenza sui consumi nazionali (oltre il 18%).

 

Anche se si guarda ai consumi per abitante si riscontra una crescita meno sostenuta nel Sud rispetto alle altre aree del paese, situazione che ha determinato un ampliamento dei divari: nel 1995 i consumi per abitante nel Mezzogiorno erano pari al 78,1% della media italiana, valore sceso nel 2000 al 76,6%.

 

Questa tendenza ha interessato tutte le regioni che compongono l’area che hanno visto ampliarsi il differenziale con le realtà più ricche del paese.

 

Tra le altre regioni si sottolinea l’elevato livello della spesa per consumi in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige rispetto al dato nazionale.

 

Il dato relativo alla spesa delle famiglie in queste regioni sembra, peraltro, risentire in misura più significativa rispetto ad altre realtà locali del contributo fornito ai consumi dai turisti, come segnala l’alta incidenza della spesa per alberghi e pubblici esercizi ed il ruolo svolto dal settore in termini di valore aggiunto ed occupazione a livello locale.

 

CONSUMI PER ABITANTE GRADUATORIA REGIONALE 1995-2000

 

 

1995

 

 

 

2000

 

 

 

EURO CORRENTI

INDICE

 ITALIA =100

 

 

 

EURO CORRENTI

INDICE

 ITALIA =100

VAR. POSIZIONE

1

Valle d'Aosta

13.613

141,9

 

1

Valle d'Aosta

17.817

144,8

=

2

TAA

13.237

138,0

 

2

TAA

16.262

132,1

=

3

Emilia Romagna

11.458

119,4

 

3

Emilia Romagna

15.032

122,1

=

4

Liguria

11.189

116,6

 

4

Lombardia

14.329

116,4

+1

5

Lombardia

11.115

115,9

 

5

Liguria

14.262

115,9

-1

6

Veneto

10.733

111,9

 

6

Veneto

13.831

112,4

=

7

Toscana

10.563

110,1

 

7

Toscana

13.672

111,1

=

8

FVG

10.559

110,1

 

8

FVG

13.447

109,3

=

9

Piemonte

10.293

107,3

 

9

Piemonte

13.408

109,0

=

10

Lazio

10.262

107,0

 

10

Lazio

13.333

108,3

=

11

Marche

9.937

103,6

 

11

Marche

12.610

102,5

=

12

Umbria

9.471

98,7

 

12

Umbria

11.900

96,7

=

13

Abruzzo

8.667

90,3

 

13

Abruzzo

10.641

86,5

=

14

Sardegna

8.023

83,6

 

14

Sardegna

10.215

83,0

=

15

Molise

7.804

81,3

 

15

Molise

9.847

80,0

=

16

Puglia

7.660

79,8

 

16

Sicilia

9.451

76,8

+1

17

Sicilia

7.485

78,0

 

17

Puglia

9.390

76,3

-1

18

Calabria

7.421

77,4

 

18

Calabria

9.323

75,8

=

19

Campania

7.057

73,6

 

19

Campania

9.008

73,2

=

20

Basilicata

6.844

71,3

 

20

Basilicata

8.705

70,7

=

 

NORD EST

11.204

116,8

 

 

NORD EST

14.453

117,4

 

 

NORD OVEST

10.908

113,7

 

 

NORD OVEST

14.089

114,5

 

 

CENTRO

10.257

106,9

 

 

CENTRO

13.238

107,6

 

 

ITALIA

9.594

100,0

 

 

ITALIA

12.307

100,0

 

 

SUD

7.496

78,1

 

 

SUD

9.422

76,6

 

 

Gli Investimenti

 

A sostenere lo sviluppo italiano nel periodo 1995 – 2000 hanno contribuito in misura più rilevante, rispetto alle altre variabili, gli investimenti aumentati complessivamente del 23,7%, evoluzione che ha comportato una crescita della sua incidenza sul PIL dal 18,3% al 19,8%.

A tale andamento ha contribuito essenzialmente la componente relativa a macchine, attrezzature e mezzi di trasporto, cresciuta nel periodo del 35,1% in termini reali.

 

A livello territoriale le dinamiche relative alla domanda di investimenti sono risultate particolarmente articolate, segnalando in linea generale una crescita più sostenuta nel Nord e nel Sud rispetto al Centro, area che ha risentito del contenuto aumento riscontrato in Toscana.

 

Relativamente al Mezzogiorno vi è da sottolineare come sia risultata particolarmente accentuata la crescita degli investimenti in Molise (43,1%) ed in Puglia (43,6%), che sono risultate le regioni più dinamiche all’interno del panorama italiano, a cui si è contrapposto uno sviluppo non molto sostenuto in Campania (+17,3%) ed in Calabria (+15,5%). Le dinamiche registrate sul territorio dal lato degli investimenti hanno portato a modifiche nel ruolo svolto dalle singole realtà locali. Tra il 1995 ed il 2000 si è assistito ad una ulteriore tendenza alla concentrazione degli investimenti nel Nord (area nella quale si realizza quasi il 56% degli investimenti nazionali, con un contributo rilevante della Lombardia), ad una tenuta del Mezzogiorno e ad un arretramento del Centro.

 

INVESTIMENTI REGIONALI

MILIONI DI EUROLIRE 1995

 

 

 

MILIONI DI EUROLIRE

 

 

 

INCIDENZA SULL’ITALIA

 

1995

2000

 

VAR. %

 

 

1995

2000

 

VAR. %

 

1995

2000

Piemonte

15.704

20.515

 

30,6

 

Piemonte

15.704

22.596

 

43,9

 

9,3

9,8

Valle d'Aosta

652

632

 

-3,0

 

Valle d'Aosta

652

698

 

7,1

 

0,4

0,3

Lombardia

32.281

40.466

 

25,4

 

Lombardia

32.281

44.565

 

38,1

 

19,1

19,3

Liguria

3.926

4.598

 

17,1

 

Liguria

3.926

5.078

 

29,4

 

2,3

2,2

T. A. A.

4.931

6.733

 

36,5

 

T. A. A.

4.931

7.424

 

50,6

 

2,9

3,2

Veneto

16.485

19.992

 

21,3

 

Veneto

16.485

22.030

 

33,6

 

9,7

9,5

F.V.G

3.888

5.102

 

31,2

 

F.V.G

3.888

5.626

 

44,7

 

2,3

2,4

Emilia Romagna

15.486

19.136

 

23,6

 

Emilia Romagna

15.486

21.076

 

36,1

 

9,1

9,1

Toscana

10.786

11.687

 

8,4

 

Toscana

10.786

12.885

 

19,5

 

6,4

5,6

Umbria

2.455

3.147

 

28,2

 

Umbria

2.455

3.472

 

41,4

 

1,5

1,5

Marche

4.049

5.405

 

33,5

 

Marche

4.049

5.957

 

47,1

 

2,4

2,6

Lazio

16.158

19.155

 

18,6

 

Lazio

16.158

21.161

 

31,0

 

9,5

9,2

Abruzzo

3.327

4.241

 

27,5

 

Abruzzo

3.327

4.673

 

40,5

 

2,0

2,0

Molise

853

1.221

 

43,1

 

Molise

853

1.349

 

58,1

 

0,5

0,6

Campania

11.206

13.146

 

17,3

 

Campania

11.206

14.521

 

29,6

 

6,6

6,3

Puglia

6.837

9.821

 

43,6

 

Puglia

6.837

10.830

 

58,4

 

4,0

4,7

Basilicata

1.673

2.075

 

24,1

 

Basilicata

1.673

2.286

 

36,7

 

1,0

1,0

Calabria

4.131

4.770

 

15,5

 

Calabria

4.131

5.273

 

27,7

 

2,4

2,3

Sicilia

10.248

12.227

 

19,3

 

Sicilia

10.248

13.520

 

31,9

 

6,1

5,9

Sardegna

4.246

5.374

 

26,6

 

Sardegna

4.246

5.933

 

39,7

 

2,5

2,6

ITALIA

169.321

209.445

 

23,7

 

ITALIA

169.321

230.952

 

36,4

 

100,0

100,0

NORD OVEST

52.562

66.212

 

26,0

 

NORD OVEST

52.562

72.938

 

38,8

 

31,0

31,6

NORD EST

40.790

50.962

 

24,9

 

NORD EST

40.790

56.155

 

37,7

 

24,1

24,3

CENTRO

33.448

39.395

 

17,8

 

CENTRO

33.448

43.474

 

30,0

 

19,8

18,8

SUD

42.521

52.877

 

24,4

 

SUD

42.521

58.384

 

37,3

 

25,1

25,3

 

L’occupazione

 

Nonostante le dinamiche produttive non siano state tra il 1995 ed il 2000 particolarmente accentuate il mercato del lavoro ha evidenziato una positiva dinamicità, segnalando nel complesso una crescita sul territorio nazionale di oltre 966 mila unità.

 

Il fenomeno, seppure con tempistiche diverse, sembra aver interessato tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Calabria che segnala una riduzione di quasi 13 mila unità di lavoro nel periodo considerato.

 

OCCUPATI REGIONALI

 

MIGLIAIA

VAR. ASS.

1995-2000

INCIDENZA SULL’ITALIA

 

1995

2000

1995

2000

Piemonte

1.855,6

1.935,8

80,2

 

8,2

8,2

Valle d'Aosta

56,8

59,0

2,2

 

0,3

0,3

Lombardia

4.114,9

4.287,0

172,1

 

18,3

18,2

Liguria

645,0

663,1

18,1

 

2,9

2,8

T.A.A.

457,1

490,6

33,5

 

2,0

2,1

Veneto

2.041,3

2.163,8

122,5

 

9,1

9,2

F.V.G.

520,6

540,3

19,7

 

2,3

2,3

Emilia Romagna

1.908,9

1.994,2

85,3

 

8,5

8,5

Toscana

1.552,1

1.618,2

66,1

 

6,9

6,9

Umbria

328,5

357,3

28,8

 

1,5

1,5

Marche

625,2

646,5

21,3

 

2,8

2,8

Lazio

2.097,7

2.208,4

110,7

 

9,3

9,4

Abruzzo

473,6

480,2

6,6

 

2,1

2,0

Molise

110,0

114,4

4,4

 

0,5

0,5

Campania

1.668,6

1.725,7

57,1

 

7,4

7,3

Puglia

1.279,1

1.319,9

40,8

 

5,7

5,6

Basilicata

184,7

198,1

13,4

 

0,8

0,8

Calabria

630,8

617,9

-12,9

 

2,8

2,6

Sicilia

1.423,7

1.488,4

64,7

 

6,3

6,3

Sardegna

546,3

569,7

23,4

 

2,4

2,4

ITALIA

22.528,3

23.494,6

966,3

 

100,0

100,0

NORD OVEST

6.672,3

6.944,9

272,6

 

29,6

29,6

NORD EST

4.927,9

5.188,9

261,0

 

21,9

22,1

CENTRO

4.603,5

4.830,4

226,9

 

20,4

20,6

SUD

6.316,8

6.514,3

197,5

 

28,0

27,7

 

La crescita più accentuata si è comunque realizzata nel Centro Nord dove si è concentrata poco meno dell’80% della nuova occupazione registrata tra il 1995 ed il 2000.

 

Tale evoluzione ha comportato una sia pur contenuta riduzione dell’incidenza degli occupati nel Sud sul totale dell’Italia, dal 28% al 27,7%, tendenza che se rapportata alle diverse condizioni del mercato del lavoro (con tassi di disoccupazione nel Mezzogiorno significativamente più elevati rispetto alle altre ripartizioni) risulta, comunque, preoccupante.

 

Per contro gli aumenti più sensibili dell’occupazione hanno riguardato la Lombardia, il Veneto, il Lazio e l’Emilia Romagna (che rappresentano in termini di incidenza sul mercato del lavoro italiano i territori più rilevanti) evoluzione che giustifica anche lo spostamento della popolazione verso queste regioni.

 

La Terziarizzazione

 

Tra il 1995 ed il 2000 si è registrata una ulteriore tendenza alla terziarizzazione dell’economia italiana, fenomeno che ha interessato tutte le ripartizioni anche quelle in cui il ruolo dell’industria è storicamente più rilevante.

 

Dal lato del valore aggiunto emerge a livello nazionale una crescita in termini reali dei servizi decisamente più accentuata rispetto all’agricoltura ed all’industria. A guidare la crescita del terziario hanno contribuito prevalentemente gli alberghi e pubblici esercizi (settore su cui pesa l’evoluzione del 2000 anno del Giubileo), i trasporti e le comunicazioni, e l’intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali.

 

ITALIA - VALORE AGGIUNTO (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var.% cumulata

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

AGRICOLTURA

1,9

1,1

1,2

5,8

-2,9

7,1

INDUSTRIA

-0,5

1,8

1,4

0,5

2,6

6,0

- Industria in senso stretto (1)

-1,4

2,6

1,8

0,4

2,7

6,1

- Costruzioni

4,1

-1,9

-0,2

1,1

2,3

5,5

SERVIZI

1,8

2,0

2,0

1,4

3,5

11,2

- Commercio (2)

-0,1

2,4

2,9

-1,0

3,8

8,3

- Alberghi e Pubblici esercizi

1,8

0,8

2,6

1,7

8,2

15,9

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

1,4

2,9

2,2

3,6

4,1

15,0

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

3,2

2,6

2,0

2,4

5,3

16,5

- Altre attività di servizi (3)

2,3

1,3

1,4

1,0

0,0

6,0

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatorie

0,5

-0,3

0,0

1,0

-0,3

0,9

VALORE AGGIUNTO

1,2

1,9

1,8

1,3

3,0

9,5

 

La presenza di una crescita più sostenuta della produzione nel settore dei servizi ha portato ad un aumento dell’incidenza del terziario sul valore aggiunto prodotto: dal 66,7% al 69%.

 

Questa tendenza, seppure diffusa sul territorio, non ha, comunque, dimensioni omogenee a livello di singole realtà locali, in quanto in molte regioni del Nord l’incidenza dell’industria, in particolare di quella della trasformazione, seppure in graduale ridimensionamento continua ad essere di rilievo.

 

 

ITALIA - VALORE AGGIUNTO (Prezzi Correnti)

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

3,2

3,2

3,1

3,0

3,0

2,8

INDUSTRIA

30,1

29,2

28,8

28,7

28,2

28,0

- Industria in senso stretto (1)

24,9

24,0

23,8

23,9

23,4

23,2

- Costruzioni

5,1

5,2

5,0

4,8

4,8

4,8

SERVIZI

66,7

67,6

68,1

68,3

68,8

69,2

- Commercio (2)

13,8

13,6

13,4

13,4

13,3

13,1

- Alberghi e Pubblici esercizi

3,3

3,4

3,3

3,4

3,4

3,6

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

7,4

7,3

7,2

7,5

7,3

7,2

- Intermediazione monetaria e finanz,; attività immob, ed imprend,

23,3

24,2

24,6

24,7

25,4

26,1

- Altre attività di servizi (3)

13,3

13,5

13,8

13,7

13,8

13,8

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

5,5

5,7

5,7

5,6

5,6

5,4

VALORE AGGIUNTO

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

In linea con una evoluzione produttiva più accentuata rispetto agli altri settori il terziario è risultato essere il comparto più dinamico dal lato della domanda di investimenti.

 

Tra il 1995 ed il 2000 vi è stata, infatti una crescita nel settore di poco inferiore al 26%.

 

A tale andamento hanno contribuito, sia pure in misura articolata, tutti i settori che compongono l’aggregato.

 

ITALIA - INVESTIMENTI FISSI LORDI PER BRANCA PROPRIETARIA (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var % cumulata

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

AGRICOLTURA

7,0

-1,8

3,8

4,8

4,6

19,6

INDUSTRIA

0,2

2,5

7,4

0,9

7,6

19,8

- Industria in senso stretto (1)

-1,5

2,2

6,4

1,4

7,6

17,0

- Costruzioni

21,5

5,0

17,1

-3,9

7,4

54,1

SERVIZI

4,9

2,2

2,5

7,9

6,1

25,7

- Commercio (2)

10,6

6,6

0,0

8,4

-----

-----

- Alberghi e Pubblici esercizi

1,1

-9,9

36,1

15,2

-----

-----

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

9,8

11,4

-1,8

9,1

-----

-----

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

-0,9

-1,9

-0,7

7,4

-----

-----

- Altre attività di servizi (3)

27,6

7,7

9,8

8,1

-----

-----

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

6,5

1,2

10,8

5,4

-----

-----

TOTALE

3,6

2,1

4,0

5,7

6,5

23,7

 

In linea con quanto avvenuto dal lato del valore aggiunto anche per gli investimenti si è registrato tra il 1995 ed il 2000 un aumento dell’incidenza di quelli effettuati dai servizi, che rappresentano ormai oltre il 67% del totale.

 

Ad esclusione dell’intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività immobiliari ed imprenditoriali, tutti i settori che compongono l’aggregato dei servizi hanno visto crescere la propria incidenza dal lato degli investimenti.

 

ITALIA - INVESTIMENTI FISSI LORDI PER BRANCA PROPRIETARIA (Prezzi Correnti)

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

4,6

4,8

4,6

4,5

4,5

4,4

INDUSTRIA

29,6

28,6

28,6

29,6

28,2

28,4

- Industria in senso stretto (1)

27,4

26,0

25,9

26,5

25,4

25,6

- Costruzioni

2,3

2,7

2,7

3,1

2,8

2,8

SERVIZI

65,8

66,6

66,8

65,9

67,3

67,2

- Commercio (2)

6,9

7,3

7,6

7,4

7,5

-----

- Alberghi e Pubblici esercizi

2,0

1,9

1,7

2,2

2,4

-----

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

10,4

11,1

12,1

11,4

11,8

-----

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

33,8

32,3

31,2

29,8

30,4

-----

- Altre attività di servizi (3)

4,4

5,5

5,8

6,0

6,2

-----

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

8,3

8,5

8,5

9,0

9,0

-----

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

La tendenza ad una accelerazione del processo di terziarizzazione italiano si legge in misura particolarmente rilevante se si guarda ai dati relativi all’occupazione.

La sensibile crescita realizzata dal mercato del lavoro italiano tra il 1995 ed il 2000 è, infatti, da ricondursi in misura quasi esclusiva al comparto del terziario, settore che ha registrato un aumento di oltre un milione di occupati tra il 1995 ed il 2000.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

1.623

1.552

1.510

1.452

1.377

1.349

INDUSTRIA

6.743

6.671

6.704

6.782

6.779

6.818

- Industria in senso stretto (1)

5.233

5.176

5.185

5.289

5.253

5.251

- Costruzioni

1.510

1.495

1.519

1.493

1.526

1.566

SERVIZI

14.162

14.377

14.478

14.683

14.937

15.328

- Commercio (2)

3.439

3.454

3.443

3.502

3.534

3.610

- Alberghi e Pubblici esercizi

1.141

1.144

1.157

1.175

1.194

1.269

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

1.333

1.372

1.380

1.394

1.420

1.442

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

2.400

2.505

2.621

2.715

2.850

3.016

- Altre attività di servizi (3)

4.423

4.490

4.487

4.513

4.556

4.618

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

1.427

1.412

1.390

1.383

1.383

1.373

TOTALE

22.528

22.600

22.692

22.916

23.092

23.495

 

Questa tendenza ha più che controbilanciato la progressiva espulsione di mano d’opera dall’agricoltura (-273 mila unità nel periodo) e la sostanziale stazionarietà della domanda  di lavoro da parte dell’industria.

 

La crescita dei livelli occupazionali ha interessato, ad esclusione della Pubblica Amministrazione, tutti i settori dei servizi, ma ha raggiunto livelli particolarmente significativi nel settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività immobiliari ed imprenditoriali (oltre 600 mila occupati in più).

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-70,6

-42,1

-58,3

-75,1

-27,6

-273,7

INDUSTRIA

-71,9

32,4

78,0

-2,4

38,2

74,3

- Industria in senso stretto (1)

-56,9

8,7

103,8

-35,8

-1,6

18,2

- Costruzioni

-15,0

23,7

-25,8

33,4

39,8

56,1

SERVIZI

214,4

101,0

204,7

254,0

391,6

1.165,7

- Commercio (2)

15,3

-11,8

59,2

32,0

76,4

171,1

- Alberghi e Pubblici esercizi

2,5

13,6

17,7

19,2

75,1

128,1

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

39,3

7,9

14,7

25,3

21,9

109,1

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

104,8

116,5

94,0

135,2

165,6

616,1

- Altre attività di servizi (3)

67,4

-3,2

26,3

42,8

62,0

195,3

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

-14,9

-22,0

-7,2

-0,5

-9,4

-54,0

TOTALE

71,9

91,3

224,4

176,5

402,2

966,3

 

Positive sono risultate anche le dinamiche registrate nel commercio e negli alberghi e pubblici esercizi con aumenti pari rispettivamente a 171 mila e 128 mila unità.

 

La tendenza ad una crescita particolarmente accentuata dell’occupazione nel terziario ha portato ad un ulteriore rafforzamento del ruolo svolto da questo settore all’interno del mercato del lavoro italiano.

Al 2000 oltre il 65% degli occupati era impiegato nel terziario, con una significativa crescita rispetto al 1995 (62,9%). Tale evoluzione ha comportato un ridimensionamento sia dell’agricoltura che dell’industria di trasformazione, mentre è rimasto inalterato il ruolo delle costruzioni.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

7,2

6,9

6,7

6,3

6,0

5,7

INDUSTRIA

29,9

29,5

29,5

29,6

29,4

29,0

- Industria in senso stretto (1)

23,2

22,9

22,8

23,1

22,7

22,4

- Costruzioni

6,7

6,6

6,7

6,5

6,6

6,7

SERVIZI

62,9

63,6

63,8

64,1

64,7

65,2

- Commercio (2)

15,3

15,3

15,2

15,3

15,3

15,4

- Alberghi e Pubblici esercizi

5,1

5,1

5,1

5,1

5,2

5,4

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

5,9

6,1

6,1

6,1

6,1

6,1

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

10,7

11,1

11,6

11,8

12,3

12,8

- Altre attività di servizi (3)

19,6

19,9

19,8

19,7

19,7

19,7

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

6,3

6,2

6,1

6,0

6,0

5,8

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

All’interno del terziario si segnala, peraltro, oltre alla riduzione dell’incidenza della Pubblica Amministrazione, la crescita significativa dell’intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività immobiliari ed imprenditoriali (dal 10,7% al 12,8%), l’aumento del ruolo degli alberghi e pubblici esercizi e la tenuta del commercio.

 

A determinare il miglioramento del mercato del lavoro nella seconda metà degli anni ’90 ha contribuito in misura prevalente l’occupazione dipendente, che con i suoi 16 milioni e mezzo rappresenta oltre il 70% del totale delle unità di lavoro.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

598

559

544

535

519

522

INDUSTRIA

5.176

5.110

5.150

5.218

5.202

5.232

- Industria in senso stretto (1)

4.288

4.253

4.273

4.370

4.340

4.341

- Costruzioni

888

856

878

847

863

891

SERVIZI

9.847

9.986

10.083

10.186

10.424

10.694

- Commercio (2)

1.582

1.583

1.607

1.651

1.746

1.840

- Alberghi e Pubblici esercizi

640

642

653

668

668

715

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

1.009

1.046

1.057

1.069

1.088

1.098

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

1.508

1.552

1.612

1.660

1.748

1.829

- Altre attività di servizi (3)

3.682

3.750

3.764

3.755

3.791

3.839

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

1.427

1.412

1.390

1.383

1.383

1.373

TOTALE

15.621

15.655

15.776

15.939

16.145

16.448

 

Anche per quanto concerne i dipendenti la crescita è attribuibile in misura quasi esclusiva ai servizi, che hanno registrato un aumento tra il 1995 ed il 2000 di oltre 846 mila unità. A livello settoriale la tendenza pur interessato tutti i comparti che compongono il terziario, ad esclusione della Pubblica Amministrazione, ha assunto toni particolarmente espansivi nel commercio (258 mila unità), nell’intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività immobiliari ed imprenditoriali (321 mila) e nelle altre attività di servizi (157 mila).

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-38,9

-15,3

-8,6

-16,1

3,0

-75,9

INDUSTRIA

-66,4

40,6

67,6

-15,5

30,1

56,4

- Industria in senso stretto (1)

-34,7

19,2

97,9

-30,8

1,7

53,3

- Costruzioni

-31,7

21,4

-30,3

15,3

28,4

3,1

SERVIZI

138,8

96,4

103,7

237,3

270,1

846,3

- Commercio (2)

1,6

23,7

43,6

95,1

94,1

258,1

- Alberghi e Pubblici esercizi

2,5

10,3

15,7

-0,1

46,9

75,3

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

36,9

10,6

12,4

18,7

9,9

88,5

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

44,0

60,0

48,1

88,1

80,7

320,9

- Altre attività di servizi (3)

68,7

13,8

-8,9

36,0

47,9

157,5

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

-14,9

-22,0

-7,2

-0,5

-9,4

-54,0

TOTALE

33,5

121,7

162,7

205,7

303,2

826,8

 

Queste tendenze hanno favorito un ulteriore spostamento della quota di lavoratori dipendenti dall’agricoltura e dall’industria al terziario (dal 63% del totale al 65%), al cui interno il commercio e l’intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali hanno visto aumentare di oltre un punto percentuale la propria incidenza sul totale.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

3,8

3,6

3,4

3,4

3,2

3,2

INDUSTRIA

33,1

32,6

32,6

32,7

32,2

31,8

- Industria in senso stretto (1)

27,5

27,2

27,1

27,4

26,9

26,4

- Costruzioni

5,7

5,5

5,6

5,3

5,3

5,4

SERVIZI

63,0

63,8

63,9

63,9

64,6

65,0

- Commercio (2)

10,1

10,1

10,2

10,4

10,8

11,2

- Alberghi e Pubblici esercizi

4,1

4,1

4,1

4,2

4,1

4,3

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

6,5

6,7

6,7

6,7

6,7

6,7

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

9,7

9,9

10,2

10,4

10,8

11,1

- Altre attività di servizi (3)

23,6

24,0

23,9

23,6

23,5

23,3

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

9,1

9,0

8,8

8,7

8,6

8,3

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

Decisamente meno positiva è risultata la dinamica registrata complessivamente dal lato dell’occupazione indipendente.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

1.025

993

966

917

858

827

INDUSTRIA

1.567

1.562

1.554

1.564

1.577

1.585

- Industria in senso stretto (1)

945

923

913

918

913

910

- Costruzioni

622

639

641

646

664

675

SERVIZI

4.315

4.391

4.395

4.496

4.513

4.635

- Commercio (2)

1.857

1.871

1.836

1.851

1.788

1.770

- Alberghi e Pubblici esercizi

501

501

505

507

526

554

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

323

326

323

325

332

344

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

892

953

1.009

1.055

1.102

1.187

- Altre attività di servizi (3)

741

740

723

758

765

779

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0

0

0

0

0

0

TOTALE

6.907

6.946

6.915

6.977

6.948

7.047

 

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-31,7

-26,8

-49,7

-59,0

-30,6

-197,8

INDUSTRIA

-5,5

-8,2

10,4

13,1

8,1

17,9

- Industria in senso stretto (1)

-22,2

-10,5

5,9

-5,0

-3,3

-35,1

- Costruzioni

16,7

2,3

4,5

18,1

11,4

53,0

SERVIZI

75,6

4,6

101,0

16,7

121,5

319,4

- Commercio (2)

13,7

-35,5

15,6

-63,1

-17,7

-87,0

- Alberghi e Pubblici esercizi

0,0

3,3

2,0

19,3

28,2

52,8

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

2,4

-2,7

2,3

6,6

12,0

20,6

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

60,8

56,5

45,9

47,1

84,9

295,2

- Altre attività di servizi (3)

-1,3

-17,0

35,2

6,8

14,1

37,8

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

TOTALE

38,4

-30,4

61,7

-29,2

99,0

139,5

 

La crescita di questa componente è risultata tra il 1995 ed il 2000 di poco meno di 140 mila unità. Tale evoluzione è stata determinata essenzialmente dal sensibile calo registrato dagli indipendenti in agricoltura, bilanciato dalla crescita di 319 mila unità nei servizi.

 

All’interno del terziario vi è da segnalare, oltre alla sensibile crescita degli indipendenti nelle attività di intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali (+295 mila unità) ed all’incremento nel comparto degli alberghi e pubblici esercizi, il netto ridimensionamento degli indipendenti nel commercio (-87 mila). Tale fenomeno collegato con la crescita dei dipendenti è rappresentativo delle modifiche intervenute negli ultimi anni nella rete distributiva italiana, con una presenza sempre più rilevante delle imprese di medio grandi dimensioni. Anche per quanto riguarda gli indipendenti le dinamiche registrate a livello settoriale hanno portato a delle modifiche nella distribuzione dell’occupazione, con un ridimensionamento dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione ed una crescita del terziario e delle costruzioni.

 

ITALIA - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

14,8

14,3

14,0

13,1

12,3

11,7

INDUSTRIA

22,7

22,5

22,5

22,4

22,7

22,5

- Industria in senso stretto (1)

13,7

13,3

13,2

13,2

13,1

12,9

- Costruzioni

9,0

9,2

9,3

9,3

9,6

9,6

SERVIZI

62,5

63,2

63,6

64,4

65,0

65,8

- Commercio (2)

26,9

26,9

26,5

26,5

25,7

25,1

- Alberghi e Pubblici esercizi

7,3

7,2

7,3

7,3

7,6

7,9

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

4,7

4,7

4,7

4,7

4,8

4,9

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

12,9

13,7

14,6

15,1

15,9

16,8

- Altre attività di servizi (3)

10,7

10,7

10,5

10,9

11,0

11,1

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

Particolarmente significativa è risultata la crescita del ruolo svolto dall’intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali (dal 12,9% al 16,8) a cui si è contrapposto il calo del commercio che con il suo 25% rimane, tuttavia, ancora il settore che assorbe la quota più rilevante di indipendenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Le performances del SUD

 

Il Prodotto

 

Le Regioni meridionali e insulari, nonostante i passati decenni di politiche nazionali, quasi esclusivamente di orientamento industriale, dirette allo sviluppo del Mezzogiorno tramite leggi di incentivazione, contributi agli investimenti e sgravi fiscali, si presentano ancora come un’area dalle potenzialità inespresse caratterizzata da sacche di sostanziale immobilità.

 

Il divario produttivo, ormai semisecolare, che separa il Sud dal Centro-Nord continua rimanere inalterato. A tutt’oggi, il PIL pro-capite delle Regioni meridionali è pari a poco più di due terzi di quello nazionale e a circa la metà di quello della ripartizione del Nord-Ovest, pur registrando un miglioramento di un punto di PIL nazionale rispetto al 1995.

 

Tradotto in termini di contributo alla crescita delle ricchezza del Paese, equivale a dire che la quota di PIL prodotta nel Mezzogiorno è pari a meno del 25% del totale e che tale quota è rimasta pressoché immutata nel quinquennio 1995-2000.

 

Le Regioni meridionali, quindi, producono ben al disotto del proprio livello potenziale, come testimoniano alcuni elementi che è opportuno evidenziare:

 

Ø       un numero di imprese attive non-agricole che, nel quinquennio, risulta stabilmente al di sopra del 30% del totale nazionale;

 

Ø       una quota degli investimenti pari ad oltre il 25% del totale nazionale, superiore sia a quella delle Regioni centrali, sia a quella delle Regioni nord-orientali, ma inferiore alla quota del Nord-Ovest, che tuttavia produce risultati più modesti per l’inadeguatezza della dotazione infrastrutturale e dello stock di capitale;

 

Ø       una popolazione residente nell’area pari ad oltre il 36% di quella nazionale, che si traduce in una riserva di forza-lavoro ben superiore a quella del Centro-nord;

 

Ø       un tasso di disoccupazione, nel periodo, superiore al 20%, pari al doppio della media nazionale e a circa quattro volte quello del Nord-Est;

 

Ø       un numero di persone in età lavorativa, cioè tra i 15 ed i 64 anni, che si dichiarano in condizione non professionale, e quindi al di fuori della popolazione attiva, costantemente superiore nel quinquennio al 31% della popolazione dell’area, contro il 27% della media nazionale, in riduzione nel periodo, ed il 24% circa del Nord, in regresso rispetto al 1995.

 

Se questi sono i vincoli strutturali che ancora frenano la capacità del Mezzogiorno di svilupparsi a ritmi sufficientemente sostenuti per colmare il divario che lo separa dal resto del Paese, vanno comunque colti alcuni segnali positivi che emergono dai dati di contabilità regionale.

 

Nel periodo considerato, il PIL reale del Sud e delle Isole è cresciuto in termini cumulati del 10,6%, un punto percentuale al di sopra della media nazionale ed allo stesso tasso del Nord-Est, l’area più dinamica dello sviluppo economico italiano degli ultimi due decenni.

 

La crescita è stata interamente guidata dalla domanda interna, in particolare dai consumi finali delle famiglie (+12,5%) e dagli investimenti fissi lordi (+24,4%), dato che il contributo del saldo della bilancia commerciale è costantemente negativo.

 

Il Sud resta un importatore netto, nonostante i progressi e la dinamicità di alcuni settori manifatturieri nel collocare le proprie produzioni sui mercati esteri.

 

L’adesione dell’Italia all’UEM e la conseguente adozione di un sistema di cambi perfettamente rigido all’interno della area monetaria, potrebbe vanificare tali progressi in quanto priva le imprese della possibilità di ricorrere alle svalutazioni competitive per ampliare le quote di mercato.

 

SUD -  INDICATORI MACROECONOMICI (Prezzi costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var. % cumulata

 

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

PRODOTTO INTERNO LORDO

1,0

2,7

2,0

1,7

2,8

10,6

IMPORTAZIONI NETTE (livello –milioni di euro- e variazione assoluta)

37.771

40.390

44.462

45.039

43.946

5.996

CONSUMI FINALI INTERNI

0,9

2,2

2,5

1,7

2,3

10,1

- Spesa per consumi finali delle famiglie

0,6

3,0

3,5

1,9

2,9

12,5

- Spesa per consumi finali delle AA.PP. E ISP.

1,7

0,2

-0,1

0,9

0,7

3,4

INVESTIMENTI FISSI LORDI

2,6

7,3

4,8

0,6

7,3

24,4

- Costruzioni

-2,1

0,3

-0,8

3,5

3,9

4,7

- Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e altri prodotti

8,2

14,7

10,0

-1,9

10,2

47,5

 

Il prodotto delle Regioni meridionali e insulari è spiegato per poco più del 20% dagli investimenti, quota crescente negli anni, e per quasi il 70% dai consumi finali delle famiglie.

 

Quest’ultimo dato è sintesi di situazioni non omogenee sul territorio(*), in quanto si passa da un valore pari al 75% in Calabria al 60,5% della Basilicata.

 

Particolarmente elevata è l’incidenza della spesa pubblica corrente che contribuisce per poco più del 27% (la somma algebrica delle quote è superiore a 100 perché, come già sottolineato, dalle esportazioni nette deriva un contributo negativo di circa il 18%) quota nettamente superiore a quanto registrato nel Centro Nord (16% circa).

 

Oltre la metà degli investimenti, peso crescente nel periodo, è nel comparto della dotazione di capitale, cioè macchine attrezzature e mezzi di trasporto, mentre il contributo degli investimenti in costruzioni è in leggera flessione, dal 10,3% del 1995 al 9,6% del 2000. Si tratta di quote perfettamente in linea con la media nazionale.

 

SUD -  INCIDENZA SUL PIL DELLE DIVERSE COMPONENTI (Prezzi Correnti)


 

1995

1996

1997

1998

1999

2000

PRODOTTO INTERNO LORDO

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

IMPORTAZIONI NETTE

17,0

15,7

16,3

16,8

16,5

18,0

CONSUMI FINALI INTERNI

97,2

96,4

96,1

95,9

96,2

96,9

- Spesa per consumi finali delle famiglie

70,1

68,8

68,4

68,6

68,7

69,4

- Spesa per consumi finali delle AA.PP. E ISP.

27,2

27,7

27,6

27,2

27,3

27,4

INVESTIMENTI FISSI LORDI

19,0

18,9

19,6

20,0

19,6

20,6

- Costruzioni

10,3

9,7

9,6

9,2

9,4

9,6

- Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e altri prodotti

8,8

9,1

10,1

10,8

10,3

11,0

 

Sul piano delle dinamiche, invece, il segmento degli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto evidenzia nel quinquennio una crescita cumulata del 47,5%, superiore al dato nazionale del 35,1%, condizionata dal profilo fortemente crescente del biennio 1997-98 nel quale hanno operato gli incentivi governativi alla rottamazione delle autovetture.

 

I Consumi

 

L’andamento dei consumi finali delle famiglie, in termini reali, evidenzia nel periodo 1995 -2000 dinamiche più significative per il settore dei servizi, in crescita cumulata del 14,5%, contro l’11,1% del segmento dei beni.

 

Si tratta di incrementi che ricalcano le dinamiche nazionali e confermano, nel medio periodo, un effetto-sostituzione tra beni e servizi, le cui quote sul totale si riducono per i beni dal 60,1% al 58,6%, ma si accrescono per i servizi passando dal 39,9% al 41,4%.

 

SUD -  CONSUMI DELLE FAMIGLIE (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var.% cumulata

 

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

Generi alimentari e bevande non alcoliche

-1,5

1,2

1,4

0,0

2,1

3,1

Bevande alcoliche, tabacco, narcotici

-0,4

-1,0

0,0

6,6

6,8

12,2

Vestiario e calzature

0,7

4,4

5,7

0,6

1,1

13,0

Spese per l'abitazione, elettricità, gas ed altri combustibili

1,2

-0,7

1,0

1,4

0,3

3,1

Mobili, elettrodomestici, articoli vari e servizi per la casa

0,6

2,0

5,9

5,4

0,9

15,6

Spese sanitarie

-1,0

-0,1

1,1

0,5

0,6

1,0

Trasporti

0,1

14,5

4,9

-3,1

2,3

19,2

Comunicazioni

9,2

8,2

9,3

20,0

15,0

78,2

Ricreazione e cultura

2,6

3,9

2,9

3,8

6,5

21,1

Istruzione

2,8

0,7

2,4

1,4

2,4

10,1

Alberghi e ristoranti

4,4

2,4

3,5

5,3

10,5

28,7

Beni e servizi vari

-1,4

3,6

9,1

2,5

2,7

17,2

Totale

0,6

3,0

3,5

1,9

2,9

12,5

BENI

-0,4

4,2

3,5

1,2

2,2

11,1

- Beni durevoli

2,1

20,6

6,8

0,6

4,3

38,0

- Beni non durevoli

-0,8

1,6

2,9

1,4

1,8

7,1

SERVIZI

2,1

1,4

3,4

3,0

3,9

14,5

 

In particolare, è la componente dei beni non durevoli a sopportare il ridimensionamento più consistente di circa tre punti (quasi quattro a livello nazionale), mentre i beni durevoli accrescono la propria quota dal 7,8% al 9,2%, pressappoco come nella media nazionale.

 

Nell’ambito dei servizi, crescono in misura elevatissima i consumi reali di comunicazioni (+78,2% nel quinquennio), anche se all’interno del segmento sono ricomprese le spese per l’acquisto di hardware telefonico, in particolare cellulare, che ha avuto un boom proprio nel periodo considerato. Il dato è comunque sensibilmente inferiore a quello medio nazionale (+109,8%), che riflette tassi di incremento di circa il 130% nelle Regioni settentrionali.

 

Fortemente dinamici anche i consumi per ricreazione e cultura (+21,1% cumulato) e per alberghi e ristoranti (+28,7% nel periodo), prossimi agli andamenti medi nazionali, a testimonianza di stili e abitudini di consumo non dissimili da quelle delle aree economicamente più prospere del Paese e dell’aumento dei flussi turistici verso le regioni dell’area.

 

Per le componenti dei beni durevoli, come mobili, elettrodomestici e articoli per la casa (+15,6%), trasporti, inclusi gli acquisti di autovetture, (+19,2%) e abbigliamento e calzature (+13,0%) la crescita reale nelle Regioni meridionali ed insulari appare più sostenuta rispetto alle dinamiche nazionali, anche per un parziale recupero di posizioni perse dopo la recessione del 1993.

 

Naturalmente, tutte le dinamiche dei consumi nel Mezzogiorno sono influenzate dai comportamenti di spesa dei residenti in Campania, Puglia e Sicilia che rappresentano quasi il 72% dell’intera popolazione meridionale.

 

SUD -  CONSUMI DELLE FAMIGLIE (Prezzi Correnti)

Composizione %

 

1995

1996

1997

1998

1999

2000

Generi alimentari e bevande non alcoliche

20,1

19,8

19,3

18,7

18,1

17,8

Bevande alcoliche, tabacco, narcotici

2,6

2,7

2,6

2,6

2,7

2,8

Vestiario e calzature

10,4

10,4

10,6

10,9

10,8

10,6

Spese per l'abitazione, elettricità, gas ed altri combustibili

21,5

21,4

20,5

19,8

20,0

20,0

Mobili, elettrodomestici, articoli vari e servizi per la casa

9,0

8,9

8,9

9,1

9,4

9,1

Spese sanitarie

3,3

3,2

3,2

3,2

3,2

3,1

Trasporti

10,3

10,3

11,5

11,6

11,1

11,2

Comunicazioni

2,1

2,1

2,3

2,4

2,7

2,8

Ricreazione e cultura

6,9

7,0

7,1

7,0

7,1

7,2

Istruzione

1,0

1,0

1,0

0,9

0,9

0,9

Alberghi e ristoranti

6,1

6,3

6,3

6,3

6,5

7,0

Beni e servizi vari

6,9

6,8

6,9

7,3

7,4

7,5

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

BENI

60,1

59,6

60,2

60,1

59,2

58,6

- Beni durevoli

7,8

7,9

9,2

9,5

9,2

9,2

- Beni non durevoli

52,3

51,7

51,0

50,6

50,0

49,5

SERVIZI

39,9

40,4

39,8

39,9

40,8

41,4

 

Le Dinamiche Settoriali

 

La voce prevalente nella struttura produttiva della ripartizione Sud-Isole è rappresentata dai servizi, che pesano per il 75% del valore aggiunto totale, seguiti dall’industria (quota del 20,5%) e dall’agricoltura, il cui peso è del 4,6%. A livello territoriale l’Abruzzo si conferma la regione più «industrializzata», mentre la Calabria e la Sicilia sono le più «terziarizzate» e la Basilicata e la Puglia quelle dove l’agricoltura registra ancora una incidenza prossima al 6%.

 

La distribuzione del valore aggiunto settoriale nel Sud pur discostandosi, in parte, dal dato medio nazionale ne rispetta le tendenze.

 

Il peso dei servizi, infatti, crescente nel quinquennio, è più elevato di circa 6 punti rispetto al dato medio italiano, anch’esso in aumento, mentre quello dell’industria è inferiore di quasi 8 punti al dato medio del Paese, sebbene la tendenza al ridimensionamento si verifichi per entrambi, a conferma che il Sud, soffre, su scala più ridotta, delle stesse difficoltà del comparto nelle Regioni del Centro-Nord.

 

Non bisogna dimenticare, infatti, che il modello di specializzazione produttiva del Mezzogiorno non è diverso da quello del resto del Paese, con una prevalenza di imprese nei settori cosiddetti “maturi”, come industria alimentare, tessile e vestiario, lavorazione del legno, fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo, fabbricazione e lavorazioni di mobili, dove più forte è la concorrenza dei Paesi di nuova industrializzazione.

 

SUD - VALORE AGGIUNTO (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var.% cumulata

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

AGRICOLTURA

-1,6

5,4

-0,4

7,5

-5,0

5,4

INDUSTRIA

-1,8

2,3

-0,7

1,9

3,1

4,8

- Industria in senso stretto (1)

-2,3

2,9

0,9

1,2

3,7

6,4

- Costruzioni

-0,7

0,8

-4,7

3,7

1,7

0,6

SERVIZI

1,5

2,7

2,9

0,9

3,3

11,9

- Commercio (2)

-1,5

4,2

7,3

-1,4

5,8

14,7

- Alberghi e Pubblici esercizi

3,1

0,3

5,6

3,6

9,7

24,1

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

0,2

3,6

3,2

4,9

5,1

18,1

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

3,2

4,1

1,9

1,4

4,4

15,8

- Altre attività di servizi (3)

2,6

1,3

1,9

0,0

-0,2

5,6

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatorie

0,2

0,1

0,1

0,9

-0,2

1,0

VALORE AGGIUNTO

0,6

2,8

1,9

1,5

2,8

10,0

 

Nell’ambito dei servizi, il commercio e gli alberghi e pubblici esercizi appaiono in modesta espansione, con un aumento della quota sul totale rispettivamente dal 13,2% al 13,4% e dal 2,8% al 3,1% tra il 1995 ed il 2000, in linea con il peso di tali comparti produttivi a livello nazionale.

 

In termini di dinamiche, da sottolineare come il Sud evidenzi una crescita cumulata del valore aggiunto reale del 10,0% rispetto al 9,5% nazionale, con una punta dell’11,9% nei servizi, superiore all’11,2% dell’Italia, guidata proprio dalle branche come il commercio (+14,7%) e gli alberghi e pubblici esercizi (+24,1%), che evidenziano andamenti più positivi rispetto al dato medio nazionale.

 

SUD - VALORE AGGIUNTO (Prezzi Correnti)

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

5,3

5,3

5,2

5,0

5,0

4,6

INDUSTRIA

22,1

21,2

21,0

20,6

20,6

20,5

- Industria in senso stretto (1)

15,9

15,2

15,1

15,1

14,9

14,8

- Costruzioni

6,2

6,0

5,9

5,5

5,6

5,6

SERVIZI

72,6

73,6

73,8

74,4

74,4

75,0

- Commercio (2)

13,2

12,9

12,9

13,4

13,3

13,4

- Alberghi e Pubblici esercizi

2,8

2,8

2,8

2,9

2,9

3,1

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

7,0

6,9

6,8

7,1

7,1

7,1

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

23,3

24,1

24,2

24,0

24,3

24,8

- Altre attività di servizi (3)

17,8

18,2

18,4

18,4

18,4

18,5

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

8,5

8,7

8,7

8,5

8,4

8,0

VALORE AGGIUNTO

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

Le dinamiche registrate dal lato della produzione tra il 1995 ed il 2000 non hanno, peraltro, determinato una analoga evoluzione della domanda di investimento da parte dei singoli comparti.

 

In particolare la crescita più elevata si è riscontrata nelle costruzioni (55,6% in termini reali), su cui ha pesato il sensibile incremento registrato in Sicilia, Puglia, Sardegna e Basilicata.

 

Positivo è risultato anche lo sviluppo della domanda da parte del comparto manifatturiero, mentre di converso una crescita meno sostenuta ha interessato i servizi.

 

SUD - INVESTIMENTI FISSI LORDI PER BRANCA PROPRIETARIA (Prezzi Costanti)

Variazioni % sull'anno precedente

 

 

 

 

 

 

Var.% cumulata

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

1995-2000

AGRICOLTURA

10,7

-5,4

4,0

-6,9

12,6

14,2

INDUSTRIA

-2,6

18,2

8,0

-3,9

11,3

32,9

- Industria in senso stretto (1)

-1,3

17,2

4,9

-1,3

8,7

30,2

- Costruzioni

-13,3

27,2

34,6

-21,5

33,4

55,6

SERVIZI

3,5

5,3

3,8

2,7

5,6

22,6

- Commercio (2)

-5,2

8,3

4,6

4,8

-----

-----

- Alberghi e Pubblici esercizi

5,9

0,0

46,0

3,9

-----

-----

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

2,9

35,7

8,0

-4,7

-----

-----

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

1,5

-2,0

-1,5

4,3

-----

-----

- Altre attività di servizi (3)

27,1

14,2

5,7

6,2

-----

-----

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

6,3

1,1

9,1

2,4

-----

-----

TOTALE

2,6

7,3

4,8

0,6

7,3

24,4

 

Le tendenze registrate dal punto di vista quantitativo hanno determinato una modifica, sia pure non particolarmente accentuata del ruolo svolto dai settori nel determinare la domanda di investimenti.

 

In controtendenza con il dato nazionale è, infatti, diminuita la quota attribuibile al settore del terziario, mentre per contro è aumentata l’incidenza dell’industria. E’ peraltro importante sottolineare come i servizi siano ancora «titolari» di oltre il 70% degli investimenti effettuati nel Mezzogiorno.

 

Questa incidenza assume peraltro valori molto articolati sul territorio, in quanto si passa dal 57% della Basilicata, al 75% ed oltre della Campania, Calabria e Sicilia.

 

 

 

 

 

 

SUD - INVESTIMENTI FISSI LORDI PER BRANCA PROPRIETARIA (Prezzi correnti)

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

6,3

6,8

6,0

5,9

5,4

5,6

INDUSTRIA

22,1

21,0

23,1

23,7

22,6

23,4

- Industria in senso stretto (1)

19,7

19,0

20,7

20,7

20,2

20,4

- Costruzioni

2,4

2,0

2,4

3,1

2,4

3,0

SERVIZI

71,6

72,2

71,0

70,4

71,9

70,9

 

- Commercio (2)

6,5

6,0

6,0

6,0

6,3

-----

 

- Alberghi e Pubblici esercizi

1,6

1,7

1,5

2,1

2,2

-----

 

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

8,9

8,9

11,3

11,7

11,0

-----

 

- Intermediazione monetaria e finanz.; attività immob. ed imprend.

39,1

38,7

35,4

33,4

34,7

-----

 

- Altre attività di servizi (3)

4,4

5,4

5,7

5,8

6,1

-----

 

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

11,2

11,5

10,9

11,4

11,6

-----

 

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

L’Occupazione

 

La distribuzione dell’occupazione nel Mezzogiorno, relativamente alla posizione nella professione, è molto simile a quella nazionale.

 

Circa il 70% degli occupati è alle dipendenze, mentre il rimanente 30% è rappresentato da lavoratori autonomi.

 

Il comparto a maggiore occupazione, come è logico attendersi dalla distribuzione del valore aggiunto, è quello dei servizi, che assorbe oltre il 68% degli occupati totali, mentre il rimanente 21,4% è impiegato nell’industria, assieme al 10,2% in agricoltura.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

811

767

746

720

681

668

INDUSTRIA

1.364

1.334

1.355

1.364

1.369

1.395

- Industria in senso stretto (1)

895

873

884

900

908

913

- Costruzioni

468

461

471

463

462

482

SERVIZI

4.142

4.197

4.221

4.319

4.356

4.452

- Commercio (2)

954

957

952

986

990

1.021

- Alberghi e Pubblici esercizi

245

247

250

257

261

278

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

374

386

389

397

406

407

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

595

625

654

687

708

746

- Altre attività di servizi (3)

1.437

1.453

1.453

1.470

1.473

1.490

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

537

530

523

522

519

510

TOTALE

6.317

6.297

6.321

6.402

6.406

6.514

 

Anche in questo caso, il peso degli occupati dei servizi è crescente negli anni, al contrario di industria ed agricoltura, per effetto del processo di progressiva terziarizzazione dell’economia.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-44,1

-21,1

-25,9

-39,1

-13,1

-143,3

INDUSTRIA

-30,0

21,4

8,6

5,6

26,0

31,6

- Industria in senso stretto (1)

-22,2

11,3

16,1

7,2

5,7

18,1

- Costruzioni

-7,8

10,1

-7,5

-1,6

20,3

13,5

SERVIZI

54,5

23,9

98,0

37,7

95,1

309,2

- Commercio (2)

2,3

-4,6

33,5

4,5

31,0

66,7

- Alberghi e Pubblici esercizi

1,7

3,6

6,9

4,1

16,8

33,1

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

12,3

2,6

8,2

8,4

1,0

32,5

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

29,4

29,0

33,4

20,5

38,7

151,0

- Altre attività di servizi (3)

16,1

0,2

17,1

2,5

17,3

53,2

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

-7,3

-6,9

-1,1

-2,3

-9,7

-27,3

TOTALE

-19,6

24,2

80,7

4,2

108,0

197,5

 

Sotto il profilo della crescita occupazionale, le regioni meridionali ed insulari non ripetono le stesse performance brillanti realizzate dal lato della produzione.

 

Gli incrementi si sono realizzati nel quinquennio considerato, ma risultano inferiori alle 200 mila unità per gli occupati totali, a fronte di una variazione assoluta di oltre 966 mila a livello nazionale.

 

Sul dato del Sud ha inciso negativamente, più che a livello nazionale, la flessione degli occupati in agricoltura (-143 mila unità), che ha ridimensionato il saldo complessivo, nonostante l’ottima crescita del ramo servizi (+309 mila unità) e la sostanziale tenuta dell'industria (+32 mila unità).

 

A livello territoriale per il terziario la crescita più sensibile si registra in Campania (97 mila) e Sicilia (82 mila unità).

 

Le dinamiche occupazionali inferiori a quelle nazionali, hanno favorito al Sud l’incremento della produttività, cresciuta in termini cumulati di quasi il 7%, rispetto al +5,2% della media nazionale. In particolare, le branche a produttività più elevata risultano essere il commercio (+7,7%) e l’industria in senso stretto (+4,4%), che fanno registrare i differenziali di crescita più elevati tra valore aggiunto e occupazione totale.

 

 

SUD - UNITA' DI LAVORO TOTALI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

12,8

12,2

11,8

11,2

10,6

10,2

INDUSTRIA

21,6

21,2

21,4

21,3

21,4

21,4

- Industria in senso stretto (1)

14,2

13,9

14,0

14,1

14,2

14,0

- Costruzioni

7,4

7,3

7,4

7,2

7,2

7,4

SERVIZI

65,6

66,6

66,8

67,5

68,0

68,3

- Commercio (2)

15,1

15,2

15,1

15,4

15,5

15,7

- Alberghi e Pubblici esercizi

3,9

3,9

4,0

4,0

4,1

4,3

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

5,9

6,1

6,2

6,2

6,3

6,2

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

9,4

9,9

10,3

10,7

11,0

11,5

- Altre attività di servizi (3)

22,7

23,1

23,0

23,0

23,0

22,9

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

8,5

8,4

8,3

8,1

8,1

7,8

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

In linea con quanto avvenuto  sul resto del territorio l’aumento dell’occupazione ha interessato in misura prevalente la componente dipendente (186 mila unità in più nel periodo 1995 – 2000), che ha così superato la soglia dei 3 milioni e 100 mila occupati.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

420

388

371

363

354

354

INDUSTRIA

1.006

980

1.000

1.006

1.012

1.031

- Industria in senso stretto (1)

701

688

699

715

719

722

- Costruzioni

305

292

301

291

293

309

SERVIZI

2.929

2.968

2.996

3.046

3.107

3.156

- Commercio (2)

364

361

369

387

419

448

- Alberghi e Pubblici esercizi

136

136

139

145

147

156

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

290

302

306

312

319

317

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

382

398

415

436

449

462

- Altre attività di servizi (3)

1.220

1.242

1.245

1.246

1.253

1.264

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

537

530

523

522

519

510

TOTALE

4.355

4.336

4.367

4.415

4.472

4.541

 

A livello settoriale l’incremento si è concentrato nei servizi (227 mila unità) al cui interno il contributo più significativo è derivato dal commercio, fenomeno riscontrabile in quasi tutte le regioni, e nelle attività di intermediazione monetaria e finanziaria, immobiliari ed imprenditoriali.

 

Per contro nello stesso periodo si è registrata una ulteriore flessione dei dipendenti nell’agricoltura, fenomeno che ha assunto dimensioni particolarmente significative in Campania, Sicilia e Calabria.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-31,9

-16,9

-8,4

-9,1

0,4

-65,9

INDUSTRIA

-26,3

20,2

5,9

6,1

18,8

24,7

- Industria in senso stretto (1)

-13,5

11,5

16,1

3,7

3,1

20,9

- Costruzioni

-12,8

8,7

-10,2

2,4

15,7

3,8

SERVIZI

39,5

27,6

50,2

60,3

49,7

227,3

- Commercio (2)

-2,7

7,1

18,5

31,8

28,9

83,6

- Alberghi e Pubblici esercizi

0,4

3,1

5,7

2,1

9,3

20,6

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

11,5

4,4

5,3

7,9

-2,6

26,5

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

15,5

17,0

20,8

13,0

13,7

80,0

- Altre attività di servizi (3)

22,1

2,9

1,0

7,8

10,1

43,9

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

-7,3

-6,9

-1,1

-2,3

-9,7

-27,3

TOTALE

-18,7

30,9

47,7

57,3

68,9

186,1

 

Le dinamiche registrate nel periodo hanno portato ad una diversa distribuzione dell’occupazione dipendente tra settori produttivi.

 

In particolare l’agricoltura è scesa dal 9,6% al 7,8%, segnalando una riduzione molto accentuata nelle regioni a più alta vocazione agricola, mentre i servizi hanno visto crescere ulteriormente la propria incidenza (dal 67,3% al 69,5%).

 

A questa tendenza di fondo del terziario ha fatto eccezione, fenomeno comune a tutto il territorio italiano, la Pubblica Amministrazione che ha visto un ridimensionamento del proprio contributo anche dal lato dell’occupazione.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO DIPENDENTI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

9,6

8,9

8,5

8,2

7,9

7,8

INDUSTRIA

23,1

22,6

22,9

22,8

22,6

22,7

- Industria in senso stretto (1)

16,1

15,9

16,0

16,2

16,1

15,9

- Costruzioni

7,0

6,7

6,9

6,6

6,6

6,8

SERVIZI

67,3

68,5

68,6

69,0

69,5

69,5

- Commercio (2)

8,4

8,3

8,4

8,8

9,4

9,9

- Alberghi e Pubblici esercizi

3,1

3,1

3,2

3,3

3,3

3,4

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

6,7

7,0

7,0

7,1

7,1

7,0

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

8,8

9,2

9,5

9,9

10,0

10,2

- Altre attività di servizi (3)

28,0

28,6

28,5

28,2

28,0

27,8

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

12,3

12,2

12,0

11,8

11,6

11,2

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

Decisamente contenuta è risulta nel periodo analizzato la crescita della componente indipendente (11 mila unità), segnalando anche in questo caso una omogeneità di fondo delle dinamiche registrate dal Mezzogiorno con il resto del Paese.

 

 

Il risultato complessivo è, peraltro, sintesi di andamenti settoriali molto articolati.

 

In linea con la tendenza ad un ridimensionamento del ruolo dell’agricoltura nel settore si è riscontrata una netta flessione degli occupati (oltre 77 mila unità), risentendo delle dinamiche registrate in Campania, Puglia e Sicilia.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Dati in migliaia

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

391

379

375

357

327

314

INDUSTRIA

357

354

355

358

357

364

- Industria in senso stretto (1)

194

185

185

185

189

191

- Costruzioni

163

168

170

173

169

173

SERVIZI

1.213

1.228

1.225

1.273

1.250

1.295

- Commercio (2)

590

595

584

599

571

573

- Alberghi e Pubblici esercizi

109

111

111

112

114

122

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

84

85

83

86

86

90

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

213

227

239

251

259

284

- Altre attività di servizi (3)

217

211

208

225

219

226

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0

0

0

0

0

0

TOTALE

1.962

1.961

1.954

1.987

1.934

1.973

 

Anche per l’industria di trasformazione vi è stato un sia pur contenuto ridimensionamento, tendenza che nell’ultimo biennio sembra peraltro essersi invertita, a cui si è contrapposta una decisa crescita nei servizi ed un incremento degli indipendenti nelle costruzioni.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Variazioni assolute sull'anno precedente (migliaia)

Attività economiche (4)

1996

1997

1998

1999

2000

Var. 1995-2000

AGRICOLTURA

-12,2

-4,2

-17,5

-30,0

-13,5

-77,4

INDUSTRIA

-3,7

1,2

2,7

-0,5

7,2

6,9

- Industria in senso stretto (1)

-8,7

-0,2

0,0

3,5

2,6

-2,8

- Costruzioni

5,0

1,4

2,7

-4,0

4,6

9,7

SERVIZI

15,0

-3,7

47,8

-22,6

45,4

81,9

- Commercio (2)

5,0

-11,7

15,0

-27,3

2,1

-16,9

- Alberghi e Pubblici esercizi

1,3

0,5

1,2

2,0

7,5

12,5

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

0,8

-1,8

2,9

0,5

3,6

6,0

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

13,9

12,0

12,6

7,5

25,0

71,0

- Altre attività di servizi (3)

-6,0

-2,7

16,1

-5,3

7,2

9,3

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

TOTALE

-0,9

-6,7

33,0

-53,1

39,1

11,4

 

Relativamente al terziario anche nel Mezzogiorno si è assistito ad un ridimensionamento degli indipendenti nel commercio (fenomeno, peraltro, non omogeneo sul territorio), che pur non avendo le dimensioni riscontrate in altre aree (in particolare nel Nord), è sintomatico di un processo di ristrutturazione della rete distributiva anche nel Sud.

 

Positivi sono, invece, risultati gli andamenti nel settore degli alberghi e pubblici esercizi e nell’intermediazione monetarie e finanziaria, attività immobiliari ed imprenditoriali.

 

Le tendenze riscontrate dal lato degli occupati indipendenti hanno comportato modifiche abbastanza significative nella distribuzione settoriale.

Tra il 1995 ed il 2000 si è infatti assistito ad un netto ridimensionamento del ruolo dell’agricoltura passata da poco meno del 20% al 16% circa.

 

Ad avvantaggiarsi di questa situazione è stato essenzialmente il terziario che assorbe ormai oltre il 65% degli indipendenti della ripartizione.

 

All’interno di questo settore il commercio, seppure in ridimensionamento, continua ad essere il comparto nel quale si concentrano prevalentemente le posizioni indipendenti, fenomeno che seppur diffuso a livello territoriale assume dimensioni non omogenee nelle regioni dell’area.

 

SUD - UNITA' DI LAVORO INDIPENDENTI

Composizione %

Attività economiche (4)

1995

1996

1997

1998

1999

2000

AGRICOLTURA

19,9

19,3

19,2

18,0

16,9

15,9

INDUSTRIA

18,2

18,0

18,2

18,0

18,5

18,5

- Industria in senso stretto (1)

9,9

9,4

9,5

9,3

9,7

9,7

- Costruzioni

8,3

8,6

8,7

8,7

8,7

8,8

SERVIZI

61,9

62,6

62,7

64,0

64,6

65,6

- Commercio (2)

30,1

30,4

29,9

30,1

29,5

29,1

- Alberghi e Pubblici esercizi

5,6

5,6

5,7

5,7

5,9

6,2

- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

4,3

4,3

4,2

4,3

4,5

4,6

- Intermediazione monetaria e finanz., attività immob. ed imprend.

10,9

11,6

12,2

12,7

13,4

14,4

- Altre attività di servizi (3)

11,1

10,8

10,7

11,3

11,3

11,5

- Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

0,0

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

In sensibile crescita è risultata la quota relativa alle attività di intermediazione monetaria e finanziaria, immobiliari ed imprenditoriali (dal 10,9% al 14,4%), seguendo anche in questo caso un trend comune a tutto il territorio italiano, a cui si è associato un aumento dell’incidenza del settore degli alberghi e pubblici esercizi.

 


(*) Le esportazioni nette rappresentano il saldo tra esportazioni ed importazioni, un valore positivo indica un livello di esportazioni superiore alle importazioni, mentre un valore negativo indica esportazioni inferiori all’import sottolineando il ruolo della domanda estera allo sviluppo.

NB: Nella premessa si sono utilizzate le esportazioni nette mentre nel rapporto si fa riferimento alle importazioni nette

[1] Le importazioni nette rappresentano il saldo tra importazioni ed esportazioni, un valore negativo indica pertanto un livello di importazioni inferiori alle esportazioni, mentre un dato positivo indica importazioni superiori all’export sottolineando il ruolo della domanda estera sullo sviluppo

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

 (*) Cfr. Tavole Allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

(4) Per le attività economiche contrassegnate da 1, 2, 3 cfr. nota negli allegati statistici regionali

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca