IL TESTO COMPLETO DELL'OSSERVATORIO ECONOMICO

IL TESTO COMPLETO DELL'OSSERVATORIO ECONOMICO

D:8-6-2006 P.333 T:L'economia italiana si risveglia, ma l'Europa resta lontana

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8 giugno 2006
IL CONTESTO INTERNAZIONALE

IL CONTESTO INTERNAZIONALE

 

A livello mondiale l'attività economica che si è registrata nei primi mesi del 2006 è stata caratterizzata dal permanere di una elevata dinamicità ed è stata particolarmente vigorosa negli Usa e in Cina i principali motori dell'espansione mondiale.

L'interscambio a livello mondiale di beni e servizi è rimasto elevato, pur con tassi di sviluppo ridimensionati rispetto a recente passato, e nella parte finale del 2005 ha evidenziato un rafforzamento che si prevede proseguirà nel corso del 2006 beneficiando del contesto internazionale più dinamico.

 

 

 FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati OCSE.

 

Il Pil americano, dopo il rallentamento provocato dagli effetti delle recenti calamità naturali, è cresciuto nel primo trimestre dell'anno (+1,2% rispetto al trimestre precedente) grazie soprattutto al buon andamento della domanda interna, in particolare della spesa per consumi da parte delle famiglie e degli investimenti delle imprese.

E' proseguita a ritmi abbastanza sostenuti la crescita del Pil della Cina che nel primo trimestre del 2006 ha registrato una crescita tendenziale superiore al 10%, il tasso più elevato degli ultimi tre anni; segnali di forte ripresa provengono anche dall'economia del Giappone che dovrebbe continuare ad espandersi con ritmi sostenuti per via della forte crescita della domanda interna e del recupero in atto delle esportazioni.

Per quanto riguarda l'economia europea il quadro che si è delineato nei primi tre mesi del 2006 ha segnalato un recupero della crescita rispetto agli ultimi mesi del 2005.

L'ultimo dato dell'Eurostat ha indicato che il Pil dell'area dell'euro e quello della UE25 sono cresciuti rispettivamente nel primo trimestre dello 0,6% rispetto al trimestre precedente; a livello di singoli stati  Spagna e Italia hanno registrato risultati  superiori o in linea alla media (rispettivamente +0,8% e  +0,6%) mentre per la Francia e la Germania l'andamento è stato inferiore alle attese (rispettivamente +0,5% e +0,4%).

Secondo i risultati delle indagini congiunturali la tendenza positiva sembra procedere anche nel secondo trimestre dell'anno in corso avvalorando l'ipotesi di prospettive di sviluppo nel complesso significativamente migliori rispetto al 2005; in base alle previsioni di Primavera della Commissione l'economia dell'area euro crescerà del 2,1% nel 2006 mentre il Pil della UE25 del 2,3%.

 

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati Eurostat e BCE.

 

Pur in un quadro di forte crescita globale, la stabilità nel breve/medio periodo di questo scenario è condizionata da alcuni elementi di incertezza rappresentati dai movimenti dei tassi di cambio e dai rischi derivanti dall'andamento dei prezzi delle materia prime petrolifere contraddistinti recentemente da una elevata variabilità che può rappresentare un freno all'espansione economica e dare origine a tensioni inflazionistiche in molti paesi industrializzati.

Occorre tener conto, inoltre, degli effetti della politica monetaria della FED che dopo il recente rialzo dei tassi  di interesse interbancario non ha escluso ulteriori interventi restrittivi e delle politiche delle altre banche centrali.

 

 

L'ECONOMIA ITALIANA

 

La crescita

Complice un confronto statistico favorevole con il 2005, caratterizzato da assoluta stagnazione, l'economia italiana nel primo trimestre dell'anno in corso è tornata su un sentiero espansivo. Ciò è dimostrato dalla crescita congiunturale del PIL stimata intorno allo 0,6%. Conseguentemente, il dato tendenziale, cioè rispetto al primo trimestre dello scorso anno, si attesta ad un +1,5%.

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI: SCOMPOSIZIONE DEL CICLO

Variazioni % su dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi

 

2005

2006

 

Trascinamento 2004

(a)

Ciclo

(b)

Var. % anno

(c)=(a)+(b)

Trascinamento 2005

(a)

Crescita RPP 2006

(b)

Prev. Ciclo

(c)=(b)-(a)

PIL

-0,10

0,21

0,11

0,32

1,50

1,18

IMPORTAZIONI

1,47

0,37

1,84

0,90

2,70

1,80

CONSUMI FINALI NAZIONALI

0,07

0,28

0,36

0,20

0,80

0,60

 - Spesa delle famiglie residenti

0,04

0,03

0,07

0,14

1,10

0,96

 - Spesa della P.A. e delle I.S.P.

0,18

1,01

1,19

0,36

0,00

-0,36

INVESTIMENTI FISSI LORDI

-0,63

0,25

-0,38

-0,37

2,30

2,67

 - Macchine, attrezzature e prodotti vari

-0,62

-0,10

-0,72

-0,92

2,50

3,42

 - Mezzi di trasporto (*)

-3,72

-0,71

-4,43

-2,19

2,65

4,84

 - Costruzioni

0,00

0,76

0,76

0,51

2,00

1,49

ESPORTAZIONI

0,02

0,64

0,66

0,70

2,80

2,10

(*) Stima del dato previsionale                                                                                           

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT e Relazione Previsionale e Programmatica 2006 (ed. settembre 2005).

 

 

In realtà, già nel corso del 2005 si era manifestato qualche segnale di ripresa, soprattutto nei trimestri centrali dell'anno. Ma il saldo finale della crescita è risultato pari a zero in quanto il 2005 scontava l'eredità negativa del 2004 e quindi il contributo ciclico vero e proprio dell'anno, che pure è risultato pari a due decimi di punto, è stato controbilanciato, negativamente, dal «trascinamento» dell'anno precedente pari a –0,1%.

In particolare, l'eredità negativa del 2004 ha pesato sulla componente degli investimenti, fondamentali, peraltro, per riavviare la crescita. Il gap iniziale da recuperare, infatti, era pari allo 0,6% circa nella media delle diverse branche, con un picco negativo del 3,7% nella componente mezzi di trasporto.

 

 

 FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

 

Per le altre componenti della domanda interna, cioè consumi delle famiglie e consumi pubblici, il trascinamento è stato lievemente positivo, così come quello dell'export.

Il ciclo del 2005 è risultato, comunque, debole, come dimostra il profilo delle variazioni da un trimestre all'altro, denotando un progressivo esaurimento nel terzo e nel quarto trimestre per i consumi delle famiglie (+0,4% e –0,3%, rispettivamente) e per gli investimenti, che hanno chiuso con una pesante flessione congiunturale dell'1,7% che vale in media d'anno un –0,4% .

 

 

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI

Variazioni congiunturali (in %)

 

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

III Trim.

IV Trim.

P.I.L

0,5

0,3

0,3

-0,4

-0,4

0,6

0,3

0,0

IMPORTAZIONI

-0,3

0,7

0,2

1,6

-1,1

1,8

0,1

0,6

CONSUMI FINALI

0,6

-0,2

-0,2

0,3

-0,2

0,5

0,3

-0,1

 Spesa delle famiglie residenti

0,6

-0,2

-0,2

0,3

-0,5

0,6

0,4

-0,3

 Spesa della P.A. e ISP

0,3

-0,2

-0,1

0,4

0,7

0,2

0,2

0,2

INVESTIMENTI

1,9

0,8

-0,8

-0,6

-1,2

2,0

0,9

-1,7

ESPORTAZIONI

-0,8

2,7

0,0

-0,8

-1,0

2,4

-0,4

0,5

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

P.I.L

0,7

1,1

1,1

0,6

-0,3

0,1

0,1

0,5

IMPORTAZIONI

0,6

2,3

2,4

2,2

1,4

2,4

2,3

1,3

CONSUMI FINALI

1,1

0,6

0,0

0,4

-0,3

0,4

0,9

0,5

 Spesa delle famiglie residenti

1,0

0,6

0,0

0,5

-0,7

0,1

0,7

0,2

 Spesa della P.A. e ISP

1,4

0,7

-0,1

0,3

0,7

1,2

1,5

1,4

INVESTIMENTI

0,6

3,4

2,1

1,3

-1,8

-0,7

1,0

-0,1

ESPORTAZIONI

1,0

5,1

2,9

1,0

0,8

0,5

0,0

1,3

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

 

La situazione congiunturale italiana continua anche ad essere caratterizzata da una evoluzione dell'inflazione sostanzialmente sotto controllo, e fortemente condizionata dagli effetti dei rincari delle materie prime petrolifere, e dai persistenti squilibri sul versante della finanza pubblica.

Stante questa situazione ed il quadro internazionale di riferimento, le previsioni per il prossimo biennio pur caratterizzate dalla presenza di un graduale miglioramento nei tassi di sviluppo dell'economia italiana, stimati attestarsi nel 2006-2007 su valori di poco superiori all'1,0%, segnalano il permanere di un differenziale rispetto a quanto atteso per la media della UEM.

In effetti, il 2006 ha beneficiato, a differenza dello scorso anno, di una eredità positiva di circa tre decimi di punto complessivamente, che tocca lo 0,7% nel caso dell'export. Il ciclo di quest'anno quindi, se l'economia italiana saprà cogliere le opportunità offerte dalla domanda mondiale, potrebbe portare la crescita su valori non troppo lontani da quelli indicati nell'ultima Relazione Previsionale del precedente Governo, elaborata alla fine del 2005, sebbene le maggiori preoccupazioni permangano relativamente alla debolezza degli investimenti, che dovrebbero sperimentare una crescita ciclica sostenuta, pari a quasi il 5% per la componente dei mezzi di trasporto.

Su queste prospettive, che tengono conto da un lato del miglioramento indotto sul nostro export da un rapporto di cambio meno penalizzante e di una politica monetaria meno accomodante da parte della BCE a partire dal primo semestre del 2006, gravano le molte incognite legate alle misure di finanza pubblica che potrebbero essere attuate in corso d'anno, in considerazione di possibili scostamenti rispetto a quanto fino ad oggi indicato e dalla necessità di raggiungere gli obiettivi concordati in sede europea.

In ogni caso, la crescita italiana del 2006 risulterà ben al di sotto del dato medio sia dell'eurozona (+2,1%), sia dei principali partner europei e, in particolar modo, della Spagna che continua ad evidenziare tassi di sviluppo in termini reali intorno al 3% annuo. Il differenziale di crescita, anche se leggermente attenuato, si manifesterà anche per il 2007.

 

 

 

 

 

 

QUADRO MACROECONOMICO ITALIANO

Dati non corretti per i giorni lavorativi - variazioni percentuali sull'anno precedente

 

2003

2004

2005

2006

2007

PIL

0,0

1,1

0,0

1,3

1,1

Importazioni di beni e servizi

0,8

2,5

1,4

3,1

2,9

Consumi finali interni

1,2

0,6

0,3

0,9

0,8

- Spesa delle famiglie residenti

1,0

0,5

0,1

0,9

0,8

- Spesa delle AP e delle ISP

2,1

0,6

1,2

1,0

0,8

Investimenti fissi lordi

-1,7

2,2

-0,6

1,4

2,4

Esportazioni di beni e servizi

-2,4

3,0

0,3

2,8

2,6

 

 

 

 

 

 

INFLAZIONE

2,7

2,2

1,9

2,2

2,1

OCCUPATI (Migliaia - Var. Assolute)

328

164

158

91

85

Per memoria: previsioni di Primavera della Commissione UE

 

 

 

 

 

PIL Area Euro

 

 

 

2,1

1,8

PIL Francia

 

 

 

1,9

2,0

PIL Germania

 

 

 

1,7

1,0

PIL Spagna

 

 

 

3,1

2,8

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT.

 

 

La domanda estera

 

Come influirà l'andamento passato del 2005 sull'anno in corso, relativamente alla dinamica dell'export italiano?

Dopo la flessione congiunturale del terzo trimestre, le esportazioni sono tornate al segno più nell'ultimo periodo del 2005, con una crescita delle quantità dell'1,3% in termini tendenziali. Ciò è stato possibile grazie al progressivo indebolimento dell'euro nei confronti della valuta americana, con un rapporto di cambio euro/dollaro passato dall'1,32 di marzo all'1,17 di novembre-dicembre

Questa tendenza alla ripresa dei flussi esportativi dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, qualora permanesse una situazione di debolezza dell'euro sui mercati e un tasso di sviluppo ancora positivo del commercio mondiale, determinando nella media del 2006 una crescita apprezzabile (+2,8), che dovrebbe pressoché ripetersi anche nel 2007 (+2,6%).

Su queste performance pesano, tuttavia, due incognite: da un lato il minor effetto, rispetto al passato, della svalutazione, in considerazione del fatto che gran parte degli scambi sono interni all'euro area ed il vantaggio competitivo all'esterno è complessivo e non del singolo Paese con una distribuzione più diffusa, ma meno intensa, dei benefici; dall'altro, il permanere di alcuni elementi di debolezza strutturale dei nostri prodotti e servizi legati ai noti problemi di carenza di innovazione.

Il migliorato contesto produttivo è atteso determinare un incremento anche sul versante delle importazioni, stimate aumentare del +3,1% nel 2006 e del +2,9% nel 2007.

 

 

La domanda interna

 

Complessivamente, nel corso del 2005, la domanda interna è risultata molto debole, sia nella componente dei consumi delle famiglie, sia, come già accennato, nella componente degli investimenti. L'eredità del 2004, infatti, è stata pressoché trascurabile per i primi, senza quindi alcun effetto propulsivo, e addirittura negativa per i secondi, contribuendo così ad attenuare un ciclo già di per sé insufficiente ai fini della crescita.

 

 

 

I consumi

 

In particolare, è stato l'ultimo trimestre del 2005 ad evidenziare una flessione congiunturale dei consumi, in particolare nella componente dei beni (-0,6%), molto più acuta per durevoli e semidurevoli (-0,7% e –1,0%, rispettivamente), compensata da una discreta crescita dei semidurevoli (+0,7%), che dovevano tuttavia recuperare le contrazioni registrate nel primo semestre dell'anno.

Riguardo alle prospettive dell'anno in corso e del 2007, occorre sottolineare che l'eredità del 2005 si presenta meno penalizzante di quella del 2004, considerando che l'acquisto congiunturale è dell'ordine dello 0,2%-0,3% per i consumi delle famiglie.

Inoltre, i dati di questi primi mesi del 2006 sulle immatricolazioni di autoveicoli denotano un buon andamento, anche in virtù di una ripresa produttiva forte dell'industria nazionale che, tuttavia, copre meno del 30% ormai delle immatricolazioni nazionali, in quanto la propensione all'import nel settore dei mezzi di trasporto ha raggiunto livelli molto elevati.

C'è, dunque, da attendersi una ripresa consistente nei consumi di beni durevoli ed una sostanziale tenuta dei beni semidurevoli e dei consumi di servizi.

Sulla base di queste ipotesi, la crescita dei consumi delle famiglie per il biennio 2006-07 dovrebbe attestarsi poco al di sotto dell'1,0%.

 

 

SPESA SUL TERRITORIO ECONOMICO

Variazioni congiunturali (in %)

 

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

CONSUMI INTERNI

0,7

0,0

-0,4

0,1

-0,5

0,5

0,4

-0,2

BENI

0,8

-0,1

-0,8

0,1

-0,7

1,0

0,4

-0,6

   Durevoli

3,5

1,9

-0,7

-0,6

-1,6

2,1

2,7

-0,7

   Non durevoli

0,2

-1,0

-0,3

0,9

0,2

1,1

-0,6

-1,0

   Semidurevoli

0,1

0,4

-2,3

-1,2

-2,3

-0,2

0,8

0,7

SERVIZI

0,6

0,1

0,0

0,2

-0,3

0,0

0,6

0,2

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

CONSUMI INTERNI

1,1

1,0

0,1

0,4

-0,8

-0,3

0,6

0,3

BENI

0,8

1,0

-0,4

0,1

-1,5

-0,3

0,8

0,1

   Durevoli

2,3

8,2

4,8

4,2

-1,0

-0,8

2,7

2,5

   Non durevoli

0,8

-1,2

-1,3

-0,2

-0,2

1,9

1,5

-0,3

   Semidurevoli

-0,6

0,4

-2,9

-2,9

-5,3

-5,8

-2,9

-1,1

SERVIZI

1,4

1,1

0,8

0,8

-0,1

-0,2

0,4

0,5

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

 

Si tratta, comunque, di una crescita modesta, appena superiore a quelle debolissime registrate nel biennio 2004-05, ma in linea con la dinamica molto contenuta che sta caratterizzando i consumi degli anni duemila.

A mantenere basso il profilo della domanda di consumo da parte delle famiglie potrebbe contribuire il permanere di numerosi elementi di incertezza, quali:

  • una contenuta evoluzione del reddito disponibile, sia per la componente relativa al lavoro che al capitale investito;
  • il protrarsi di tensioni inflazionistiche soprattutto sul versante dei prodotti energetici, con un conseguente spostamento di quote di reddito verso questa componente della spesa;
  • il possibile aumento del costo del denaro che attraverso un maggior onere sui mutui contratti e su parte degli acquisti rateizzati potrebbe comprimere ulteriormente la quota a disposizione delle famiglie per i consumi non «necessari»;
  • l'evoluzione del costo dei servizi di pubblica utilità, soprattutto quelli locali;
  • le misure di finanza pubblica che potrebbero essere attuate per contenere il forte disavanzo.

 

 

Gli investimenti

 

Per questa fondamentale componente della domanda interna, il 2005 è stato un anno negativo, con una flessione in quantità dello 0,6% rispetto al 2004. In particolare, è nell'ultimo trimestre del 2005 che si è registrata una vera è propria caduta verticale, con flessioni congiunturali pesanti per macchine, attrezzature e prodotti vari (-3,0%) e per mezzi di trasporto (-2,8%), che evidenziano anche nel confronto sul trimestre corrispondente, una riduzione significativa (-2,9%).

Per queste due componenti degli investimenti, il trascinamento dal 2005 è, dunque, segnatamente negativo, corrispondente a quasi un punto percentuale per macchine e attrezzature e ad oltre il 2% per i mezzi di trasporto. È evidente, pertanto, che il ciclo del biennio 2006-07 dovrà essere fortemente espansivo, al fine di recuperare un gap di partenza così consistente e dare un contributo soddisfacente alla domanda interna e quindi al Pil.

 

 

INVESTIMENTI PER TIPOLOGIA

Variazioni congiunturali (in %)

 

2004

 

 

 

2005

 

 

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

III Trim.

IV Trim.

INVESTIMENTI

1,9

0,8

-0,8

-0,6

-1,2

2,0

0,9

-1,7

- Macch. attr. e prod. vari

2,0

2,2

-1,4

-0,6

-2,0

2,6

1,5

-3,0

- Mezzi di trasporto

3,9

0,7

-6,7

-0,6

1,6

-3,1

1,4

-2,8

- Costruzioni

1,3

-0,5

1,2

-0,6

-1,0

2,3

0,2

-0,2

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2004

 

 

 

2005

 

 

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

INVESTIMENTI

0,6

3,4

2,1

1,3

-1,8

-0,7

1,0

-0,1

- Macch. attr. e prod. vari

2,3

6,6

3,6

2,2

-1,9

-1,5

1,4

-1,0

- Mezzi di trasporto

-0,1

4,6

-3,9

-2,9

-5,1

-8,6

-0,7

-2,9

- Costruzioni

-0,9

0,2

1,8

1,4

-1,0

1,8

0,9

1,3

FONTE: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Istat

 

 

Per gli investimenti in mezzi di trasporto, si può ritenere che il dato confortante sulle immatricolazioni si possa in parte tradurre in una ripresa di questo segmento degli investimenti. Anche il miglioramento dell'export, che si sta verificando in questi primi mesi del 2006, dovrebbe fornire alle imprese che lavorano su commessa, ma anche in via mediata a quelle che operano sul mercato domestico, l'opportunità di programmare l'adeguamento e l'ampliamento del capitale tecnico impiegato nei processi produttivi.

La tendenza ad un graduale miglioramento della domanda di investimenti da parte delle imprese dovrebbe, quindi, consolidarsi nel breve medio periodo, traducendosi in prospettive più favorevoli per il prossimo biennio.

Il miglioramento dell'attività produttiva e la necessità di aumentare il grado di competitività sui mercati dovrebbero spingere ad una crescita dell'attività di investimento da parte delle aziende, soprattutto per la componente relativa alle macchine. A questo andamento dovrebbe associarsi il permanere di un tasso positivo degli investimenti in costruzioni.

Nella media del 2006 la crescita viene stimata nell'ordine del +1,4% e nel 2007 del +2,4%. La contenuta decelerazione è da imputarsi essenzialmente agli effetti che potrebbe avere una politica di aumento dei tassi su questa variabile. Ed è proprio l'elemento politica monetaria a rappresentare l'incognita più rilevante riguardo l'aumento dell'attività di investimento, anche se è presumibile che la BCE nel caso decida di attivare una politica monetaria meno accomodante lo faccia con modalità meno stringenti rispetto a quanto fatto dalla FED.

 

 

L'occupazione

 

La presenza di un quadro produttivo sostanzialmente stagnante nel corso del 2005 ha determinato un ulteriore rallentamento nelle dinamiche del mercato del lavoro soprattutto nella seconda parte dell'anno.

I dati relativi al IV trimestre mostrano una crescita dell'occupazione su base annua dello 0,2% (pari a 56mila unità), il valore più basso dal 1998.

L'andamento del mercato del lavoro sembra dunque essersi riallineato alla debole performance del Pil, contrariamente a quanto è avvenuto negli ultimi anni, in cui l'occupazione è cresciuta nonostante un contesto economico decisamente in affanno.

Questo risultato è probabilmente riconducibile anche all'affievolirsi degli effetti della regolarizzazione della manodopera straniera avvenuta nel 2002, che ha sicuramente influito sulle precedenti rilevazioni delle forze lavoro.

 

 

FORZE DI LAVORO

Variazioni assolute sul periodo corrispondente (dati in migliaia)

 

 

2004

 

 

 

2005

 

 

 

 

Gen.

Apr.

Lug.

Ott.

Gen.

Apr.

Lug.

Ott.

OCCUPATI

230

163

93

168

308

213

57

56

  Maschi

72

50

92

95

197

136

58

74

  Femmine

158

112

2

73

111

77

-1

-18

DISOCCUPATI

-87

-123

-138

-4

-88

-86

-74

-39

  Maschi

-27

-13

-31

27

15

-29

-29

-47

  Femmine

-59

-110

-106

-31

-105

-57

-45

8

FORZE DI LAVORO

143

40

-44

163

219

127

-18

17

  Maschi

45

38

61

122

212

107

29

27

  Femmine

100

2

-105

41

6

20

-46

-10

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati  ISTAT

 

 

Oltre alla forte decelerazione della crescita occupazionale registrata nell'ultima parte del 2005, è importante mettere in evidenza l'andamento delle singole componenti che hanno caratterizzato la sia pur debole performance positiva dell'occupazione a livello aggregato.

La crescita occupazione è interamente imputabile alla componente maschile (+74mila): l'occupazione femminile infatti dopo un periodo di deciso rallentamento della crescita, nell'ultima parte del 2005 ha registrato addirittura una flessione (-19mila), contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi anni in cui il maggior contributo al positivo andamento del mercato del lavoro è stato "rosa".

In linea con quanto già registrato nei trimestri precedenti l'aumento ha riguardato esclusivamente la componente alle dipendenze (429mila), il cui aumento in valori assoluti ha più che compensato la riduzione dell'occupazione indipendente (-372mila).

All'interno della componente dipendente, inoltre, le forme contrattuali più flessibili hanno registrato gli incrementi più consistenti soprattutto nel IV trimestre dello scorso anno (+7,1% il tempo parziale e 8,1% il lavoro a termine), innalzando l'incidenza di tali tipologie (rispettivamente 13% e 12,3%). Tra le donne le posizioni part time hanno superato il 25% delle posizioni sul totale degli occupati alle dipendenze.

Il dato che desta qualche preoccupazione è che quasi il 60% delle posizioni a termine alle dipendenze è costituita da lavoratori "giovani" (in età compresa tra i 15 e 34 anni), che hanno contribuito per oltre il 40% alla crescita di questa componente nel IV trimestre del 2005: se da un lato dunque lo sviluppo di queste forme di impiego è un dato positivo per l'indubbio contributo che fornisce alla crescita dell'occupazione, dall'altro potrebbe trasformarsi in un elemento di "freno" se non costituisse solo una fase di passaggio nell'attività lavorativa verso forme di impiego più stabili.

 

A livello settoriale agricoltura e industria in s.s. hanno registrato nel IV trimestre del 2005 una contrazione dell'occupazione (–35mila e –12mila), mentre costruzioni e servizi hanno mostrato un trend di crescita positivo, anche se il terziario continua a registrare un rallentamento nel ritmo di crescita già manifestato nelle precedenti rilevazioni.

In tutti i settori, ad eccezione delle costruzioni, si è registrato un calo della componente indipendente, particolarmente consistente nel settore del commercio (-83mila) anche se meno accentuato rispetto ai trimestri precedenti.

A livello territoriale il rallentamento della crescita occupazionale ha interessato tutte le aree, ed il nord ovest in particolare, mentre nel Mezzogiorno nella seconda metà dello scorso anno si è registrata nuovamente una flessione degli occupati dopo il lieve recupero messo in evidenza dalle prime due rilevazioni del 2005. Ciò ha determinato per il terzo anno consecutivo un andamento negativo dell'occupazione in questa area del paese, dopo le positive performance della seconda metà degli anni '90, che non sono state tuttavia sufficienti a colmare il gap esistente con le regioni centro-settentrionali.

Il permanere di una certa dinamicità del mercato del lavoro ha contribuito a ridurre ulteriormente, anche se in misura meno consistente, il numero delle persone in cerca di occupazione con una diminuzione nel IV trimestre su base annua di 39mila unità, coinvolgendo soprattutto la componente femminile delle regioni meridionali. Nelle altre aree, specie nel nord est, il numero di disoccupati è invece aumentato nell'ultima parte dell'anno.

 

 

Le dinamiche registrate dalle singole componenti delle forze lavoro hanno determinato un ulteriore ridimensionamento del tasso di disoccupazione nazionale, sceso all'8% rispetto all'8,2% del IV trimestre del 2004, flessione che risulta particolarmente significativo nel mezzogiorno (14.2% contro il 15%).

Il dato sia pur positivo  va tuttavia letto alla luce dell'aumento degli inattivi, ovvero di coloro che sono senza lavoro e che smettono di cercarne uno: nel solo periodo ottobre-dicembre dello scorso anno sono aumentati di 125mila unità, concentrati esclusivamente nel mezzogiorno.

Nel prossimo biennio la moderata tendenza espansiva del sistema economico attesa non dovrebbe produrre effetti significativi sul mercato del lavoro, la cui evoluzione dovrebbe essere improntata ad un ridimensionamento dei tassi di sviluppo (+91 mila unità nel 2006 e +85 mila unità nel 2007).

La crescita dei livelli occupazionali dovrebbe continuare a concentrarsi in misura molto accentuata nel settore dei servizi e tra i dipendenti, mentre nel settore manifatturiero potrebbero esserci difficoltà a mantenere i livelli occupazionali soprattutto nelle grandi industrie, interessate da tempo da processi strutturali di ridimensionamento della forza lavoro.

 

 

Un ulteriore elemento che potrebbe nel breve/medio periodo frenare la crescita occupazionale è l'attendismo delle imprese  in attesa di capire come il governo si muoverà riguardo l'annunciata riforma della "legge Biagi" e gli interventi sul costo del lavoro.

A livello territoriale la moderata crescita dell'occupazione dovrebbe continuare ad  interessare in misura lievemente più significativa il centro-nord, anche se il permanere di flussi migratori interni e del cosiddetto effetto scoraggiamento potrebbero contribuire ad accentuare la tendenza al ridimensionamento del tasso di disoccupazione nel mezzogiorno.

 

 

I prezzi

 

Nonostante il permanere di accentuate tensioni sul versante delle materie prime petrolifere, l'inflazione italiana continua ad evidenziare una dinamica, che seppure in moderata accelerazione, può definirsi sostanzialmente sotto controllo.

La sensibile tendenza espansiva dei prezzi dei beni energetici, il cui tasso di crescita tendenziale al consumo si è attestato ad aprile del 2006 sul +9,4% (+10,2% nella media del primo quadrimestre), continua ad essere fortemente controbilanciata da una evoluzione decisamente contenuta degli altri beni, in particolare quelli di largo consumo (+1,0% la variazione rispetto ad aprile del 2005).

Tra questi si segnala come gli alimentari continuino a rimanere attestati su di un tasso di crescita tendenziale prossimo all'1,0%. All'interno di questo comparti si va peraltro ampliando il differenziale tra i tassi di crescita degli alimentari lavorati, che nell'ultimo mese scontano un incremento tendenziale del +1,8% e degli alimentari freschi che evidenziano una sia pur contenuta riduzione dei prezzi rispetto ad aprile del 2005.

Tale dinamica riflette sostanzialmente quanto accaduto nelle fasi precedenti il consumo che segnalano negli ultimi mesi una decisa ripresa dei prezzi alla produzione industriale degli alimentari ed una dinamica molto contenuta per i prodotti di origine agricola.

A fronte di una evoluzione sostanzialmente contenuta per tutte le tipologie di beni si segnala nel primo quadrimestre del 2006 il permanere di una tendenza espansiva dei prezzi dei servizi a regolamentazione locale, il cui tasso di crescita tendenziale è risultato anche ad aprile pari al +4,1%.

In prospettiva sono proprio il prezzo delle materie prime energetiche, anche se al momento sembrano essersi attenuate le tensioni che avevano portato il petrolio a superare nelle scorse settimane i 70 dollari al barile, e gli andamenti dei prezzi dei servizi pubblici soprattutto locali a rappresentare le incognite maggiori.

E' presumibile, infatti, che anche nei prossimi mesi si susseguano sui mercati internazionali fasi di accelerazione repentina del prezzo del petrolio seguite da un periodo di stabilizzazione con una progressiva tendenza all'aumento delle quotazioni.

Analogamente è probabile che nella seconda parte dell'anno si registrino aumenti dei prezzi dei servizi locali per contenere i deficit di molte amministrazioni.

Questa situazione porta a ritenere come, pur in presenza di una evoluzione contenuta dei prezzi degli altri beni e servizi, l'inflazione italiana continui a rimanere attestata sui livelli attuali segnalando nella media dell'anno una crescita del 2,2%. Situazione che non dovrebbe subire sostanziali modifiche nel 2007, anno in cui si stima un tasso di inflazione del 2,1%, a meno di repentine riduzioni delle quotazioni internazionali del petrolio o di modifiche sostanziali nelle politiche di prezzo dei servizi pubblici locali o nazionali. Versante sul quale persistono molte incognite legate ad eventuali manovre correttive per le quali al momento non è possibile indicare entità e modalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER L'INTERA COLLETTIVITA' PER TIPOLOGIA

Variazioni percentuali sul periodo corrispondente

 

2006

 

 

 

 

 

Gen.

Feb

Mar

Apr

Gen- Apr

Indice generale

2,2

2,1

2,1

2,2

2,2

Beni alimentari

1,1

0,9

1,1

0,9

1,0

Alimentari lavorati

1,1

1,3

1,5

1,8

1,4

Alimentari non lavorati

0,9

0,5

0,1

-0,2

0,3

Beni energetici

10,8

10,8

9,7

9,4

10,2

Energetici regolam.

9,1

9,5

10,0

11,4

10,0

Altri energetici

12,2

11,8

9,3

8,1

10,3

Tabacchi

3,7

6,4

6,7

6,6

5,8

Altri beni

1,1

1,2

1,1

1,1

1,1

Beni durevoli

0,8

1,0

0,9

1,1

1,0

Beni non durevoli

0,9

1,0

0,8

0,5

0,8

Beni semidur.

1,3

1,2

1,3

1,2

1,2

Beni

2,1

2,2

2,1

2,0

2,1

Beni di largo consumo

0,9

0,9

0,9

1,0

0,9

Beni non di largo consumo

2,7

3,0

2,6

2,5

2,7

Servizi

2,3

2,2

2,1

2,4

2,2

Servizi non regolam.

2,2

2,3

2,2

2,5

2,3

Servizi regolam.

1,3

1,4

1,4

1,4

1,4

Servizi a regolam. locale

4,0

4,2

4,1

4,1

4,1

Servizi a regolam. nazionale

0,1

0,2

0,1

0,1

0,1

Indice generale Netto Energetici

1,6

1,7

1,7

1,7

1,7

FONTE: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Istat

 

 

 

La finanza pubblica

 

In un quadro macroeconomico, caratterizzato da diversi elementi che indicano un miglioramento dell'attività produttiva interna rispetto a quanto registrato nei mesi precedenti, ma in cui permangono molte incertezze sull'entità e durata della ripresa, le preoccupazioni maggiori sono legate agli andamenti di finanza pubblica che continuano ad evidenziare il permanere di una situazione sostanzialmente critica.

Pur in presenza di una evoluzione delle spese per consumi in quantità della P.A. sostanzialmente contenuta, anche nel quarto trimestre del 2005 si è continuata a registrare una evoluzione tendenziale abbastanza sostenuta con una variazione del +1,4%.

Questo dato non riflette in pieno gli elementi di criticità presenti sul versante dei conti pubblici. Analizzando i dati relativi all'andamento trimestrale del conto economico delle amministrazioni pubbliche nel corso del 2005 emerge un quadro caratterizzato da:

 

  • una crescita delle spese superiore a quella relativa alle entrate;
  • un minor contributo positivo della spesa relativa agli interessi;
  • un azzeramento dell'avanzo primario;
  • un peggioramento del rapporto deficit/PIL;
  • un aumento del rapporto debito/PIL invertendo una tendenza che durava ormai da anni.

 

Sulla base dei conti economici trimestrali si riscontra come nella media dell'intero 2005 le uscite complessive abbiano segnalato un incremento del +3,1%, nonostante nella parte finale dell'anno si sia registrata una decisa tendenza alla diminuzione della spesa relativa agli interessi. Tale andamento è da ricondursi sia alla sostenuta crescita registrata nel quarto trimestre dell'anno per la voce relativa alle retribuzioni (+11,3% nell'ultimo trimestre +4,0% nel complesso del 2005), sia all'aumento registrato per le altre uscite in conto capitale, che segnalano nella media del 2005 un aumento dell'11,0%.

A questi andamenti si è contrapposta una evoluzione delle entrate complessive più contenuta (+1,5%nell'intero 2005) nonostante la ripresa registrata nella seconda parte dell'anno.

 

 

ENTRATE ED USCITE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Variazioni sul periodo corrispondente in percentuale

 

2004

2005

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

III Trim.

IV Trim.

Anno

Anno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uscite correnti

3,9

4,7

1,3

4,4

3,8

1,5

1,6

4,3

3,6

2,9

Interessi

-11,3

-5,0

0,9

1,7

4,5

5,4

-6,1

-3,9

-3,4

-0,2

Uscite in conto capitale

1,6

-7,4

-14,8

2,9

-2,6

0,0

9,8

9,5

-4,5

4,7

USCITE TOTALI

3,8

3,6

-0,2

4,3

3,4

1,4

2,3

4,8

2,9

3,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrate correnti

4,3

8,0

1,7

4,9

3,2

0,8

3,8

2,2

4,8

2,4

Entrate in conto capitale

-27,5

-65,9

36,1

51,0

52,0

-86,4

240,8

-54,4

-47,4

-49,1

ENTRATE TOTALI

4,0

-0,4

1,8

5,6

3,5

-2,6

4,8

1,0

2,8

1,5

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Tale andamento è stato determinato non solo da una evoluzione più modesta rispetto a quanto registrato nel 2004 dalle imposte dirette ed indirette e dai contributi sociali, ma essenzialmente dalle minori entrate derivanti dalle imposte sul capitale, fenomeno da collegarsi al venir meno degli effetti delle una tantum.

Queste dinamiche hanno determinato nell'intero 2005 un rapporto tra le uscite delle A.P. ed il PIL pari al 48,2%, in crescita rispetto al dato del 2004, valore significativamente più elevato rispetto a quanto registrato dal lato delle entrate (44,0%).

Questa situazione ha determinato nel complesso del 2005 un rapporto indebitamento netto/PIL, calcolato sulla base della contabilità trimestrale, pari al 4,2% (4,1% considerando le operazioni di swap in detrazione dell'ammontare degli interessi passivi) in deciso aumento rispetto al 3,5% (3,4% includendo le operazioni  di swap) del 2004.

A questo dato si è accompagnato un valore del debito pari a oltre 1.507 miliardi di euro, in deciso aumento rispetto ai poco meno di 1.442 del 2004, che ha determinato un  rapporto debito/PIL del 106,4% (103,8% nel 2004). 

 

La tendenza al deterioramento del quadro di finanza pubblica sembra permanere nei primi mesi del 2006, in cui il debito ha toccato a febbraio il livello record di oltre 1.551 miliardi di euro ed il fabbisogno segnala, nei primi cinque mesi,  un disavanzo per circa 49 mila miliardi.

Il quadro dei conti pubblici italiano rappresenta sicuramente una delle principali criticità del prossimo biennio. La situazione attuale lascia presupporre come nel 2006 il rapporto indebitamento netto/PIL si attesti sul 4,1%, in considerazione delle difficoltà di contenere le spese e di un  impatto negativo sugli interessi derivante dall'inasprimento della politica monetaria della BCE, ed il rapporto debito/PIL segnali un ulteriore innalzamento portandosi su valori prossimi al 108%.

 

Tali cifre sono state  indicate come ipotesi minimali nella verifica sui conti pubblici effettuata dalla «commissione Faini», che ha anche indicato come  possibile un peggioramento con un rapporto deficit/PIL  attestato sul 4,6%.

 

Stante questa situazione e la necessità di riportare il rapporto deficit/PIL su valori via via più vicini al 3% e di riavviare il percorso di tendenziale ridimensionamento del rapporto debito/PIL, in linea con gli impegni presi in sede europea, è ormai quasi certa l'attuazione di una manovra per 7-10 miliardi di euro la cui tempistica e modalità di realizzazione sono tutte da definire e per la quale non è possibile stimare l'impatto sul sistema economico.

 

E' evidente che in un contesto di sia pur moderata ripresa dell'attività produttiva ed in presenza di una domanda delle famiglie che permane ancora su tassi di sviluppo contenuti, interventi che abbiano come conseguenza una riduzione del reddito disponibile, attraverso un aumento delle imposte dirette od indirette, avrebbero la sola conseguenza di indebolire il ciclo economico lasciando irrisolti i problemi della finanza pubblica.

 

 

INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA

Valori percentuali

 

2004

2005

2004

2005

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

III Trim.

IV Trim.

Anno

Anno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

USCITE TOTALI/PIL

46,0

45,9

44,2

54,4

47,0

45,8

44,4

55,2

47,8

48,2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ENTRATE TOTALI/PIL

38,5

45,3

40,6

51,9

39,4

43,4

41,8

50,8

44,3

44,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDEBITAMENTO/PIL

-7,5

-0,6

-3,6

-2,5

-7,6

-2,4

-2,6

-4,4

-3,5

-4,2

SALDO PRIMARIO/PIL

-2,9

4,1

1,2

2,5

-2,8

2,5

1,8

0,2

1,3

0,5

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati Ministero Economia

 

 

 

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