Il testo dell'audizione

Il testo dell'audizione

D:2-7-2002 P:01 T:Prezzi: nessun "caso Italia" per il changeover

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2 luglio 2002
Signor Presidente, Onorevoli Deputati,

 

 

confcommercio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Camera dei Deputati

Commissioni V (Bilancio, tesoro e programmazione) e VI (Finanze)

 

Audizione di Confcommercio sul primo periodo di circolazione dell'euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 2 luglio 2002

1. Premessa

 

Signor Presidente, Onorevoli Deputati,

 

da pochi giorni possiamo considerare come esaurita una fase importante della vita economica italiana ed europea, rappresentata dal changeover lira-euro.

L'Unione Economica e Monetaria è ormai una realtà che sta già dispiegando i propri effetti positivi tra i quali appare in tutta evidenza quello della stabilità monetaria, in un'epoca caratterizzata da forti turbolenze sul mercato dei cambi, situazione che in assenza di una moneta comune avrebbe interessato le valute di molti Stati europei, forse anche quella italiana.

E' questo un valore da tenere ben presente anche quando si parla di potere d'acquisto della moneta e non sembra retorico l'interrogarsi, sulla scorta di esperienze anche non eccessivamente remote, sul cosa sarebbe stato in assenza dell'euro. Da una recente indagine della Commissione europea (Eurobarometro giugno 2002) risulta che l'87% degli italiani (+ 8% rispetto all'autunno 2001)  si dichiara favorevole all'introduzione dell'euro, segno evidente che è diffusa la convinzione sui benefici della nuova moneta. 

Il changeover è stata un'operazione di eccezionale complessità, anche se non la prima dalla formazione dello Stato Italiano. La Legge Pepoli, nel 1862 - all'indomani della proclamazione del Regno d'Italia -  riordinò il un unico sistema le circa 270 monete  aventi corso legale negli Stati pre-unitari.

Allora il changeover durò anni, con una lunga coabitazione della lira con le vecchie divise, complice anche l'assenza di una Banca Centrale.

Oggi il changeover è durato qualche settimana, se pur preparato per mesi ed anni ed assistito da ingenti risorse tecnologiche ed organizzative, ovviamente indisponibili nel 1862.

 

2. Il ruolo del commercio nel changeover

L’entità dei volumi in gioco, circa 3 miliardi di banconote e 5 miliardi di monete in lire da ritirare e 2 miliardi circa di banconote e 7 miliardi di monete in euro da immettere in circolazione, ha implicato uno sforzo tecnico e logistico cui ha partecipato tutto il sistema Italia.

Ma più che dalle risorse materiali il changeover lire-euro è stato supportato da un elevatissimo livello di impegno da parte delle Istituzioni, dei cittadini e delle forze economiche, con un ruolo assolutamente centrale svolto dalla distribuzione commerciale.

Il Relatore al Parlamento europeo, nella seduta del  7 gennaio 2002 dedicata all'introduzione dell'euro, ha definito i commercianti gli "eroi del changeover" e non riteniamo si tratti di retorica.

Il nostro settore, infatti, oltre a provvedere a tutti i necessari adeguamenti impliciti nell'attività d'impresa svolta, si è fatto carico di gran parte della  prealimentazione di monete e banconote,  ha svolto il ruolo di cambiavalute, ha contribuito grandemente all'informazione e formazione dei consumatori.

Non a caso le indagini relative al come i consumatori hanno vissuto l'introduzione dell'euro assegnano al settore commerciale un ruolo preminente nella fase di acquisizione della nuova moneta e formazione sulla stessa.

 

3. La fasi immediatamente precedenti e di prima circolazione dell'euro

La prealimentazione ha consentito alla distribuzione commerciale di rifornire il pubblico di monete e banconote euro, attraverso il meccanismo dei resti, fin dalle prime ore di circolazione della nuova moneta.

La sola Distribuzione Moderna (Grande Distribuzione e Distribuzione Organizzata), si è prealimentata con circa 1 miliardo di euro in banconote e monete,   dandosi anche una prassi fortemente indirizzata a fornire resti in euro a fronte di pagamenti in lire.

La velocità con la quale è avanzato il changeover, e la funzione creditizia "impropria" assunta dalla distribuzione commerciale, hanno comportato  un rapido incremento delle necessità di scorte in euro presso i punti di vendita, con un notevole sforzo organizzativo da parte della Distribuzione Moderna che è proseguito per buona parte del periodo di doppia circolazione.

La questione inerente i contratti di sub-prealimentazione, concernente il livello delle sanzioni in caso di furto, smarrimento od errata messa in circolazione di banconote prima del 1° gennaio 2002 è stata per lungo tempo fonte di molteplici discussioni. In data 17 dicembre 2001, in sede di Comitato Euro, i rappresentanti della Banca d'Italia e di Confcommercio hanno chiarito la questione delle sanzioni, riaffermando che esse erano delimitate ai soli casi di volontarietà o grave negligenza.   Con ciò sono state definitivamente superate le questioni a carattere contrattuale e si è proceduto nel rifornimento a tappeto dei punti di vendita della Distribuzione Moderna.

Nonostante ciò gli esercizi commerciali aperti nei primissimi giorni del 2002 hanno dovuto fronteggiare una situazione di eccezionale richiesta di euro, con il rapido esaurimento delle scorte di moneta unica e conseguente necessità di ripristinarle a "tappe forzate".

Questa situazione è stata determinata dalla provvista, effettuata dal pubblico, di biglietti in lire di grosso taglio, presumibilmente causata da voci allarmistiche sul presunto malfunzionamento dei bancomat (prelievi per circa 10.000 miliardi di lire negli ultimi 10 giorni di dicembre 2001), da un più lento avvio della messa in circolazione delle banconote da 5 euro e dalla curiosità per la nuova moneta, unita alla propensione a disfarsi il più rapidamente possibile della vecchia.

Tutti questi aspetti sono stati fronteggiati dalla Distribuzione Moderna attraverso una capacità organizzativa e di adattamento di notevole spessore.

Il Dettaglio Tradizionale si è prealimentato a partire dagli ultimi giorni di dicembre privilegiando, peraltro, forme di acquisizione degli euro diverse da quelle standard (i previsti mini kit da 315 euro).

Il motivo della preferenza per i classici rotolini nei diversi tagli di monete od, al limite, i kit di importo minore, è stato essenzialmente associato alla tipologia di resti tipica di ciascun esercizio commerciale. Infatti, e la circostanza continua ancora a permanere, molteplici categorie di piccoli e medi commercianti necessitano con più frequenza di un determinato taglio di moneta rispetto ad altri (si pendi ai tabaccai od ai giornalai). Questa circostanza è alla base anche delle analisi che verranno successivamente sviluppate in questo documento riguardo la fluidità del meccanismo di circolazione delle monete denominate in euro.

Il Dettaglio Tradizionale ha impostato per alcune settimane, con una scelta autonoma degli imprenditori, non priva di una sua logica e che comunque ha dimostrato di essere funzionale, una strategia di doppio resto. A pagamenti in lire resti nella medesima valuta ed a quelli in euro resti nella nuova moneta. Ciò ha consentito di assicurare una gradualità nel passaggio da vecchia a nuova valuta, cosa auspicata dallo stesso Sistema bancario.

Contemporaneamente, il Dettaglio Tradizionale ha svolto una funzione di capillare informazione e di vera e propria assistenza ai consumatori nella presa di contatto con la nuova moneta. Senza questa capillare funzione formativa, basata anche sulle caratteristiche di rapporto interpersonale che connotano la relazione cliente-dettagliante, la familiarizzazione con la nuova moneta da parte delle fasce deboli della popolazione sarebbe stata certamente più problematica.

 

4. Formazione, informazione ed assistenza alle imprese della distribuzione commerciale: l'attività di Confcommercio e la collaborazione istituzionale

Il principale strumento operativo adottato da Confcommercio per gestire la transizione all'euro è stato il "Centro Nazionale di Coordinamento per il Changeover", che ha fornito supporti formativi. informativi e di assistenza alle 103 associazioni provinciali ed alle 150 associazioni di categoria della Confederazione. La Confcommercio ha provveduto a sopportare direttamente i costi quanto di seguito descritto.

Per quanto riguarda l'informazione e la formazione sono stati prodotti strumenti didattici (CD, opuscoli e pubblicazioni cartacee, Internet) destinati alla formazione dei formatori e supporti informativi per l'attività degli sportelli provinciali. In collaborazione con la Banca d'Italia è stato sviluppato un programma di formazione alla materialità (riconoscimento e gestione dei valori in euro), che ha consentito di preparare alcune migliaia di cassieri all'avvento dell'euro. Sempre con l'Istituto è stato avviata la diffusione dei materiali di documentazione di fonte BCE (iniziativa Euro Partnership).

Pur non possedendo un dato puntuale sul numero delle imprese formate, avendo adottato il criterio della formazione dei formatori consentendo, quindi, la personalizzazione delle iniziative su base locale e di categoria, è possibile valutare in circa 170.000 le imprese preparate all'euro dall'organizzazione Confcommercio.

L'assistenza di tipo normativo ed operativo è stata curata da un apposito sportello telefonico ed Internet, che si è costantemente relazionato con l'intera rete di Associazioni territoriali e di categoria. Soltanto in termini di contatti telefonici, si è abbondantemente superata la soglia dei 1100 quesiti. Esso, inoltre, ha curato i rapporti con i mezzi di comunicazione e, soprattutto, con il Comitato Euro e con l'Abi.

I rapporti con l'analoga struttura di coordinamento dell'Associazione Bancaria Italiana, tutte e due operanti in modo continuativo, prima e dopo il 31 dicembre 2001, sono stati improntati alla massima collaborazione. Tra i principali esempi di tale concreta collaborazione si citano la gestione del problema della conversione all'euro dei P.o.S. (punti di accettazione delle carte di credito e di debito), con la produzione e diffusione del manuale sulle procedure per ogni modello e consorzio di gestione, ed i casi più complessi di alimentazione in euro.

Elemento qualificante dell'esperienza euro è stato, infatti, lo spirito di fattiva collaborazione dimostrato dai soggetti più direttamente coinvolti nel changeover, che ha consentito di trovare soluzione a molti dei problemi verificatisi.

Il Comitato Euro, costituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, oltre alla funzione di indirizzo e coordinamento, ha rappresentato il luogo che ha consentito l'instaurarsi di rapporti di collaborazione diretta tra Associazioni e tra queste e le Istituzioni, in particolare con la Banca d'Italia ed il Ministero stesso.

Si ritiene che pur avendo esaurito il suo compito, il Comitato Euro, od almeno alcuni tavoli operativi, debbano permanere e ciò in considerazione del fatto che è necessaria un'attività di definitiva "messa a regime" di alcuni aspetti della circolazione della moneta unica.

La circolazione delle monete in euro presenta ancora alcuni problemi di fluidità con situazioni, territoriali e settoriali, di abbondanza o carenza di determinati tagli. Ciò deriva da due ordini di fenomeni: il primo è relativo al problema dell'importo medio dei resti, con un maggior consumo di certi tagli da parte di alcune categorie di commercianti (tipico è il caso dei giornali o delle sigarette); l'altro riguarda i flussi provenienti da categorie quali i gestori di distributori automatici od i parcheggi. Anche l'aspetto territoriale, specie se si considera la stagione turistica, ha una propria rilevanza. La questione coinvolge anche l'organizzazione del Sistema bancario, attraverso il meccanismo di  outsourcing, adottato per la funzione di trasporto, conta e deposito.

Le segnalazioni che ci giungono riguardo tempi e costi degli accrediti dei valori in euro sembrano denotare una situazione, una volta esaurito il problema dello smaltimento delle lire,  tendente verso la normalizzazione. Permane, peraltro, un certo grado di difficoltà che è necessario superare.

L'ipotesi è che, nell'interesse di tutte le parti coinvolte nonché al fine di assicurare una più efficiente e fluida circolazione dei valori, venga approntato un sistema di clearing, in grado di gestire le specifiche situazioni di eccesso e di carenza di moneta e velocizzare le operazioni di conta, deposito e rifornimento. A nostro modo di vedere sono anche possibili forme di triangolazione tra banche e tra operatori, ma comunque è necessaria una funzione di governo della circolazione della moneta metallica,  che potrebbe essere assicurata dalle sedi provinciali della Banca d'Italia.

 

5. Breve cronologia dei primi sei mesi di circolazione

Il primo semestre 2002 può essere idealmente suddiviso in 3 periodi: i primi 15 giorni di introduzione dell'euro; il restante periodo di doppia circolazione; i mesi successivi alla cessazione del corso legale della lira contante.

 

1° - 15 gennaio 2002

Le prime due settimane di vita della nuova divisa sono state senza dubbio le più critiche. Due i problemi di maggiore portata: la circolazione del contante ed il rapporto con i consumatori.

 

Circolazione del contante

E' stato necessario gestire il già citato eccesso di disponibilità di lire da parte del pubblico (problema del ricorso ai bancomat prima del 1° gennaio 2002).

Questo fenomeno è stato accentuato anche dal verificarsi di lunghe code di utenti presso gli sportelli bancari e - soprattutto - postali e da una distribuzione di banconote euro di piccolo taglio non completamente uniforme sul territorio nazionale.

Altro aspetto di notevole criticità è stata l'operatività delle compagnie di Trasporto Valori, che hanno avuto serie difficoltà nel sostenere il ritmo imposto dalla doppia circolazione monetaria, con fenomeni di ingenti giacenze di denaro ritirato ma non contato e - conseguentemente - non accreditato alle imprese della grande distribuzione.

 

 

 

Rapporti con i Consumatori

I rapporti tra consumatori e mondo della distribuzione sono stati improntati alla massima disponibilità e collaborazione, per il superamento delle comprensibili difficoltà dovute alla scarsa dimestichezza con la nuova moneta, soprattutto per quanto riguarda gli anziani e le cosiddette "fasce deboli" (pagamenti, erogazione e controllo dei resti, utilizzo degli euroconvertitori

Ciò non ha impedito, tuttavia, il verificarsi di polemiche sui prezzi, specie riguardo ai prodotti ortofrutticoli od a quelli dei pubblici esercizi. Anche se l'argomento prezzi verrà trattato più avanti, si evidenzia come le ripercussioni delle gelate su frutta e verdura, la tendenza all'acquisto di prodotti fuori stagione, gli adeguamenti di prezzo generalmente operati dai pubblici esercizi a ciascun inizio d'anno, peraltro realizzatisi nella fattispecie con una poco felice scelta di tempo, l'adeguamento ai listini industriali trascinatosi dai mesi precedenti,  hanno alimentato fortemente tali polemiche.

 

16 gennaio - 28 febbraio 2002

A partire dalla terza settimana di gennaio, lo scenario ha cominciato a dare segni di "normalizzazione", lasciando, tuttavia, comparire i primi problemi di applicazione pratica, talvolta determinati anche da una non perfetta preparazione - purtroppo anche da parte di molte amministrazioni pubbliche locali - sulle questioni maggiormente tecniche. Ci riferiamo, ad esempio, all'assenza chiarezza circa la non obbligatorietà dell'esposizione dei doppi prezzi euro/lire, che ha creato non poche difficoltà e incomprensioni, soprattutto durante il periodo dei saldi. La situazione è stata in qualche modo risolta grazie ad un intenso lavoro di confronto tra il sistema Confcommercio, il Comitato Euro e le Amministrazioni locali e da una serrata azione di informazione nei confronti di commercianti e consumatori.

In questo contesto, è da segnalare - quale notevole esempio di "buona pratica" - la realizzazione di due giornate di confronto ed approfondimento che hanno impegnato i formatori Confcommercio ed i Comandanti delle Stazioni dei Carabinieri della Provincia di Roma sui problemi applicativi dell'euro.

Per quanto riguarda la gestione del contante, l'ingorgo logistico del trasporto e deposito valori ha continuato ad essere un aspetto di notevole criticità, malgrado gli sforzi compiuti a più livelli per decongestionare la situazione. Il tanto temuto problema dei falsi, invece, sembra avere avuto effetti molto contenuti.   

 

 

 

1° marzo - 30 giugno 2002

Sebbene l'operazione di adattamento psicologico alla nuova moneta sia ancora lungi dall'essere completata (non a caso, infatti, molti esercizi commerciali hanno spontaneamente prolungato la doppia indicazione dei prezzi), la presenza di una sola moneta ha notevolmente semplificato la vita sia alle imprese che ai consumatori. Il changeover può, pertanto, dirsi riuscito.

I problemi riscontrati - soprattutto nel mese di marzo - sono stati ancora una volta quelli relativi alla gestione del contante, che hanno messo a dura prova le procedure amministrative delle imprese della grande distribuzione e della distribuzione automatica. 

E' stato segnalato, inoltre, qualche caso di non idonea distribuzione del contante (tagli minori di banconote e centesimi) soprattutto nel Sud d'Italia, risolto grazie al collegamento con l'ABI e le autorità monetarie.

 

7. Approfondimento: i costi del changeover sopportati dal settore commerciale

Una ricerca commissionata da Eurocommerce (la Confederazione Europea del Commercio) a Deloitte & Touche, confermando le stime preventive di Confcommercio, ha quantificato in 15.3 miliardi di euro il costo subito dal settore della distribuzione a livello europeo. Ciò vuol dire che ogni  impresa distributiva ha devoluto al changeover circa l'1% del fatturato annuo per: adeguamento dei sistemi informatici, conversione di P.o.S. e registratori di cassa, formazione, attrezzature e risorse per la realizzazione della doppia indicazione dei prezzi, eventuale personale aggiuntivo (o corresponsione di straordinari), allungamento dei tempi di acquisto ed incremento degli errori materiali nella corresponsione dei resti (soprattutto nel periodo di doppia circolazione). 

Per le PMI, in alcuni casi, la percentuale di spesa è stata addirittura maggiore. I registratori di cassa sostituiti od adeguati hanno interessato un parco installato di circa 850 mila unità. Oltre a queste apparecchiature sono state sostituiti od aggiornati all'euro, programmi software di gestione, bilance elettroniche, sistemi di esposizione dei prezzi, oltre al costo di formazione del personale. 

E' appena il caso di rammentare che il commercio -  ad eccezione di qualche provvedimento  regionale - non ha avuto alcun supporto finanziario per le operazioni di adeguamento, sopportandone integralmente i costi ed i disagi.

 

8. Approfondimenti: la dinamica dei prezzi

La recente indagine dell'Eurobarometro, condotta dalla Commissione europea, assegna all'Italia il 6° posto nella percezione dei suoi cittadini sull'effetto indotto dall'euro sulla dinamica dei prezzi. L'83% degli italiani ritiene che con l'euro si sono verificati arrotondamenti al rialzo, contro un massimo dell'Olanda, dove il 91% degli intervistati propende per questa risposa ed un minimo del Portogallo dove "solo" il 65% è convinto degli aumenti indotti dall'euro. L'Italia si colloca esattamente nella media europea. A tutti gli effetti si tratta di un fenomeno non solo italiano ed anzi, il nostro paese si porrebbe in posizione intermedia. Poiché il fenomeno della percezione del rialzo è di scala europea e l'Italia, oltretutto, ne costituisce la media, non sembrerebbe sussistere alcun "caso Italia" riguardo la dinamica dei prezzi riconducibile al changeover.

La stessa Commissione europea sostiene che il rialzo non c'è stato o se esso si è verificato ha riguardato solamente alcuni settori. Anche il Beuc, la Federazione europea delle Associazioni dei consumatori, che ha condotto un'analisi su tutta Europa in base alle denunce dei propri associati, evidenzia che gli aumenti hanno riguardato solo settori quali la ristorazione, i bar, le panetterie ed i parrucchieri.

Sgombrato il campo da un'ipotetica peculiarità dell'Italia, si evidenziano i dati dell'Istituto Centrale di Statistica che evidenziano nel periodo gennaio-giugno 2002 i seguenti valori mensili della variazione tendenziale dei prezzi: 2,4%; 2,5%; 2,5%; 2,4%;2,3%;2,2%.

Nel corrispondente periodo dell'anno 2001 le variazioni di prezzo si sono posizionate attorno al 3%.

Le fonti ufficiali italiane ed europee, ma anche la stessa Associazione europea dei consumatori sembrerebbero disconoscere, di conseguenza, un rilevante effetto inflattivo associato all'euro.

Sempre sul tema del livello dei prezzi è anche necessario considerare l'apporto derivante dalle tariffe amministrate (trasporti, acqua, luce, gas) e quelle di prezzi fissati in via amministrativa (farmaci, sigarette) o con adeguamenti generalmente di tipo "collettivo" (giornali, assicurazioni). Rispetto a tali aumenti l'esercente non ha alcuna possibilità di manovra. Semplicemente è costretto a trasporli al pubblico. Certamente, in tema di comportamenti virtuosi, non è possibile stigmatizzare il comportamento di determinate categorie a fronte di scelte operate dalle stesse amministrazioni pubbliche.

Rispetto al tema della dinamica dei prezzi nel settore alimentare è necessario evidenziare che essa appare in frenata. Il rialzo dei prezzi avvenuto nei primi mesi dell'anno è essenzialmente dovuto a fattori climatici ed è stato rapidamente riassorbito. Nel settore della carne è probabile un assestamento al rialzo dei prezzi in relazione alla maggior fiducia dei consumatori conseguente al superamento del clima di incertezza conseguente al caso BSE. Nulla a che vedere con il changeover, quindi.

Sempre nel settore alimentare un importante contributo al contenimento dell'inflazione è stato fornito dall'accordo, sottoscritto a settembre 2001 tra catene commerciali e produttori che ha stabilito di non ritoccare i listini e prezzi finali nel periodo novembre 2001 - marzo 2002. L'intesa è stata rispettata e specie per quanto riguarda il confezionato, i prezzi sono rimasti praticamente inalterati per tutto il periodo. Nel periodo successivo la Distribuzione Moderna ha operato variazioni che riflettono con rincari, ma anche ribassi, le variazioni dei prezzi all'origine.

Una valutazione della dinamica dei prezzi del settore dei beni di largo consumo (compreso il confezionato alimentare) comporta anche la comprensione dei meccanismi della concorrenza in questo settore. Si tratta di uno dei comparti dove la competizione è più accesa ed i margini risultano più ridotti. In una situazione di perdurante stagnazione dei consumi non sembrano esistere spazi per manovre a carattere speculativo, pena l'esclusione dal mercato degli operatori che rialzano i prezzi.

Si tratta di una situazione che si potrebbe definire come "auto-calmierata", nella quale la dinamica dei prezzi è direttamente connessa a quella dei costi.

Proprio per questo motivo è necessario porre attenzione nell'attribuire all'effetto euro qualsiasi variazione di prezzo, cosa che è sempre avvenuta e che non deve indurre in errate valutazioni.

In ogni caso la funzione svolta dal consumatore nel concorrere al contenimento dei prezzi appare centrale. L'acquisto consapevole, che premi l'esercizio che dimostra maggior efficienza in termini di prezzo e di servizio, dovrebbe sempre guidare i comportamenti di spesa. Si tratta di un elemento imprescindibile della dinamica di mercato.

E' per questo motivo che le aziende commerciali più attente ed efficienti considerano il cliente la risorsa primaria della loro attività.

Il mercato è e rimane lo strumento principale attraverso il quale assicurare contenimento dei prezzi e soddisfazione dei consumatori.

Lo Stato, per suo conto, deve continuare ad assicurare il massimo della trasparenza ed il corretto funzionamento della concorrenza: è questa l'unica via affinché il mercato, nella nuova prospettiva di stabilità offerta dall'euro, possa concorrere allo sviluppo del Paese.

 

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