L'ARTICOLO 18 ARRIVA ALLA CONSULTA

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La Cgil annuncia ricorso alla Corte Costituzionale contro le modifiche proposte dal Governo.BILLE': "LA FRATTURA SULL'ART.18 RISCHIA DI DANNEGGIARE L'ECONOMIA DEL PAESE"

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20 giugno 2002

 

Billè: "La frattura sull'articolo 18 rischia di danneggiare l'economia del Paese"

 

Secondo il presidente di Confcommercio Sergio Billè, "la frattura creata dalla modifica dell' art.18 nel mondo sindacale non va presa alla leggera". Secondo Billè, infatti, "la grave frattura che questa trattativa ha determinato nel mondo sindacale non va certo presa sotto gamba per almeno due motivi. Il primo è che tale frattura rischia di provocare, nel paese, un clima di particolare tensione che male si concilia con la necessità, soprattutto nel prossimo autunno, di unire tutte le forze per dar forma e sostanza a quel rilancio dell'economia che tutti, le aziende da un lato e i lavoratori dall'altro, attendono ormai da tempo". "Il secondo motivo – ha precisato Billè – è che il cammino delle riforme, ancorché irreversibile, è ancora assai lungo e c'è il rischio che una guerra tra poli sindacali la possa allungare ulteriormente". Dunque secondo il presidente di Confcommercio, "bisognerà fare di tutto per allentare queste tensioni e fare in modo che il confronto con tutto il mondo sindacale rientri al più presto nel suo giusto alveo. Quindi il governo, il Parlamento ma anche le forze che oggi sembrano decisamente schierate in campo avverso devono poter ritrovare forme di dialogo e di trattativa. Se no, la tanto auspicata ripresa economica rischia di ripartire in salita". Billè ha quindi espresso l'auspicio che la trattativa avviata in questi giorni si concluda positivamente, precisando che a suo giudizio "sarà prima di tutto la Cgil a pagare il prezzo di un grave errore tattico che avrebbe fatto bene a non commettere, ma il rischio ora è che a soffrire le conseguenze di questo errore possano essere anche altri". "Per questo - ha concluso Billè- mi auguro che la Cgil e non solo la Cgil, rimediti le proprie posizioni, mostri un maggior sens o di responsabilità e tenti nuovi, possibili punti di convergenza: perché solo così si eviterà un autunno tutto in salita e si potrà dare al programma di riforme una più larga e condivisa base di consenso".

 

Billè: "Dal vertice di Siviglia occasioni da sfruttare al meglio"

Per il presidente di Confcommercio Sergio Billè, l'Italia ha riportato a casa dal recente vertice Ue di Siviglia "ottime opportunità di ripresa, ma il governo dovrà fare del suo meglio perché l'occasione non venga sprecata". "La decisione di allungare i tempi di rientro del nostro deficit pubblico - ha detto Billè - è un'occasione che va sfruttata al massimo, ma perché ciò accada e si creino le basi, in tempi il più possibile brevi, per una maggiore produzione di ricchezza e un rilancio del mercato, occorrono almeno quattro cose". "Primo - ha spiegato Billè – l'avvio di una riforma che diminuisca, da un lato, il carico fiscale della famiglia media italiana e che dall'altro consenta, anche con la riduzione dell'Irap, a centinaia di migliaia di piccole imprese di uscire dall'attuale imbuto recessivo in cui oggi sono costrette ad operare". "Secondo - ha aggiunto il presidente di Confcommercio - un'accelerazione delle dismissioni che permetta, in tempi ragionevolmente brevi, un congruo recupero di risorse". "Terzo - ha proseguito Billè - tagli strutturali a quella spesa pubblica che, contrariamente alle previsioni, ha ricominciato a correre e quarto, un più severo ed efficace controllo su tutto l'arco della finanza locale, anch'essa proiettata verso volumi di spesa a dir poco preoccupanti".

"L'intera manovra - ha precisato Billè- andrebbe attuata in tempi stretti per dare risultati tangibili nella prima parte del 2003". "Per questo - ha detto - confido che sia il Dpef che la legge finanziaria vengano orientati in modo da realizzare questo obiettivo". Il presidente di Confcommercio, si è detto preoccupato che tutto "possa risolversi nei soliti palliativi che lascino ancora una volta a bagno maria i nostri problemi strutturali. Primo fra tutti quello dei tagli alla spesa pubblica, finora promessi ma non realizzati". "Nel primo trimestre del 2002 - ha affermato Billè - a fronte di una rovinosa caduta di Pil, consumi, importazioni ed esportazioni, l'unica voce in aumento dell'1, 9 per cento è stata la spesa corrente della Pubblica amministrazione. Se si aggiunge a questo la lievitazione dei debiti delle amministrazioni locali, saliti a 60 miliardi di euro, e la spesa del comparto sanitario, ormai fuori controllo, ci si rende conto di essere di fronte a una pentola che, per i buchi che ha sul fondo, resta sempre mezza vuota". Sul fronte del fisco, "la riduzio ne dell'Irpef a carico delle famiglie medie italiane e dell'Irap, che strangola centinaia di migliaia di piccole aziende" è ormai secondo Billè, "irrinunciabi le, se si vuole favorire una ripresa capace di recuperare risorse anche all'erario".

 

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