LA LETTERA APERTA INVIATA AL PRESIDENTE DLE CONSIGLIO

LA LETTERA APERTA INVIATA AL PRESIDENTE DLE CONSIGLIO

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13 dicembre 2006
Onorevole Ministro,

                                                                                             

 

                       

 

 

 

Caro Presidente del Consiglio,

 

La legge Finanziaria in discussione al Senato rischia di aggravare irrimediabilmente le difficoltà in cui già vertono le società che si occupano di ristorazione collettiva ad alta densità di manodopera, meglio conosciute come gestori delle mense. Si tratta di difficoltà di carattere economico-finanziario e sono talmente serie da mettere in ginocchio l’intero settore. Non si tratta solo di una difesa di parte, ma di salvaguardare il pasto caldo quotidiano a 7 milioni di persone fra bambini (920mila quelli delle materne e 719mila delle elementari), anziani, malati, studenti, militari e lavoratori che altrimenti rischiano di trovare il piatto vuoto.

 

La minaccia per le imprese per un totale di 70.000 addetti e 10.450 punti mensa è rappresentata dal trasferimento del TFR al di fuori delle casse aziendali e da un’altra serie di difficoltà. Per effetto dell’appalto pubblico le società di ristorazione collettiva saranno costrette, nei prossimi 3-5 anni, a privarsi del TFR accantonato, perdendo questa fonte di autofinanziamento. La riduzione del flusso di cassa dovuto al pagamento delle liquidazioni, prima compensata dall’ingresso del nuovo personale, non riuscirà ad essere completamente riequilibrata dalle misure previste dal Governo.

 

A questo disagio se ne aggiungono altri. I tempi di pagamento da parte degli Enti pubblici sono troppo lunghi (in alcuni casi fino a 2 anni) e spesso incerti, senza peraltro prevedere nessuna forma di compensazione diretta fra debiti e crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione. Negli appalti pubblici non è ancora privilegiato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, a scapito di un già esiguo margine operativo lordo. Le politiche di perseguimento della qualità attraverso certificazioni, trasparenza e rispetto delle norme contrattuali e relativi oneri, vere e proprie garanzie di un servizio professionale, non messe in atto da tutti gli operatori, favoriscono una concorrenza sleale da parte di soggetti che non esitano anche a ricorrere al lavoro in nero. L’accesso al credito bancario è ostacolato da garanzie che non tengono conto di parametri idonei sostitutivi e i tassi di interesse sono ancora proibitivi.

 

A fronte di questa situazione, ANGEM-FIPE e ANCST-Legacoop in rappresentanza delle imprese di ristorazione collettiva chiedono al Presidente del Consiglio e al Consiglio dei Ministri di intervenire subito apportando modifiche alla legge Finanziaria oppure provvedendo con appositi strumenti di legge. La posta in gioco è alta, perché il miliardo di pasti all’anno serviti nelle mense, per un valore di mercato di oltre 3,6 miliardi di euro, rappresenta addirittura il 20% dei pasti consumati fuori casa.

 

 

 

 

 

    Ilario Perotto                                                                   Franco Tumino

Presidente ANGEM                                                             Presidente ANCST

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