La Ue promuove l'Italia "con riserva" sui conti

La Ue promuove l'Italia "con riserva" sui conti

La Ue chiude la procedura d'infrazione sul deficit imposta al nostro Paese nel 2009. Ma contemporaneamente invia sei raccomandazioni per affrontare le debolezze di un sistema che ha perso competitività e quote di mercato.

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29 maggio 2013
Promossa sui conti e rimandata sulle riforme: l'Italia si butta alle spalle i quattro anni di procedura per deficit eccessivo ma Bruxelles l'avverte che non e' ancora tempo di rilassarsi, visto che debito elevatissimo e mancanza di riforme pro-crescita tengono i conti sempre a rischio. Per questo, assieme alla chiusura della procedura, arrivano sei raccomandazioni per affrontare le debolezze di un sistema che per la Commissione Ue e l'Ocse ha perso competitivita' e quote di mercato ed ora deve concentrarsi solo su quello. Ovvero: i margini per muoversi sulla spesa pubblica e finanziare nuovi interventi sono strettissimi, almeno finche' non si recuperano punti di pil. Per l'Italia l'uscita dalla procedura - annunciata dal
commissario Antonio Tajani via twitter - e' comunque una buona notizia, e il premier Enrico Letta assegna il merito ai sacrifici fatti dagli italiani e a Mario Monti: ''raccogliamo il frutto'' del suo governo, spiega, perche' e' grazie ai suoi interventi che il disavanzo e' sceso al 2,9% nel 2013 e al 2,5% nel 2014. Lo sforzo sara' ora tenerlo sotto il 3%, e la Commissione lo mette nero su bianco nella prima raccomandazione: gli 'obiettivi di medio termine' (pareggio strutturale di bilancio) vanno raggiunti dal 2014, e bisogna mettere il debito su un percorso di ''riduzione regolare''. E' il presidente della Commissione Jose' Barroso a richiamare l'attenzione sul debito che raggiungera' il 132,2% nel 2014, motivo per cui ''non possiamo
dire che l'Italia deve rallentare gli sforzi''. Anche perche' ''negli ultimi mesi ha perso quote di mercato rispetto alla Francia e manca ancora di competitivita'''. Da qui le raccomandazioni su sburocratizzazione della p.a. e riforma della giustizia civile, che gravano su cittadini e imprese bloccando il potenziale di crescita. Bruxelles chiede poi di completare la riforma del lavoro per
incentivare l'ingresso di giovani e donne visto che e' il Paese con il piu' alto numero di laureati disoccupati e con uno dei maggiori divari di genere nell'occupazione. Servono quindi servizi di collocamento e aiuti alle donne come asili e doposcuola. E anche il sistema scolastico va rivisto, perche' non risponde alle esigenze del mercato. La Ue chiede poi interventi sulle banche, inefficaci a sostenere l'economia anche a causa del loro ''assetto societario'' che va rivisto, e sulle liberalizzazioni. Vanno aperte alla concorrenza le professioni regolamentate, e tutti i settori, dal gas alle infrastrutture tlc e dei trasporti. Infine, va riformato il fisco: una ''struttura complessa che grava su lavoro e capitale'' e che va invece spostato su consumi e immobili. ''Affronteremo le raccomandazioni una ad una'', commenta il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni, mentre gia' qualcuno in Europa, cioe' il commissario all'energia Guenther Oettinger, solleva dubbi sulla stabilita' dell' ''Italia ingovernabile'. Parole da cui Barroso prende subito le distanze, rinnovando la fiducia nel governo Letta: le condizioni per risolvere i problemi ci sono, bisogna solo procedere, ha detto Barroso. E con la promozione sul deficit, si apre ora la partita sui margini di manovra che l'Italia avra' sulla spesa: ''molto stretti'' secondo il commissario agli affari economici Olli Rehn, e gia' usati in parte (mezzo punto) per pagare i debiti della pa. E' per questo che come condizione per chiudere la procedura Bruxelles ha voluto la 'clausola di salvaguardia' nel rinvio dell'Imu, cioe' che sara' ripristinata qualora non si
trovasse copertura. E vuole la stessa cosa con futuri provvedimenti come l'eventuale stop all'aumento dell'Iva. Per Saccomanni invece i margini ci sono, nel 2014, ma bisogna contemporaneamente pensare a ridurre il debito. Insomma, un importante tassello e' stato messo, ma il confronto non termina certo qui.

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