Le imprese ricettive aretine "strangolate" dall'Imu

Le imprese ricettive aretine "strangolate" dall'Imu

La nuova imposta sugli immobili è una "tagliola mortale": Confcommercio, Confindustria, CNA, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti e Cia lanciano l'allarme.

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26 aprile 2012

"Il Comune di Arezzo abbassi l'aliquota Imu sugli alberghi o li condannerà al tracollo". Lo chiedono insieme Confcommercio, Confindustria, CNA, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti e Cia in nome e per conto delle strutture alberghiere, degli agriturismo e di tutte le imprese ricettive presenti nell'area del capoluogo. "Con un tasso di occupazione che viaggia intorno al 45% e una redditività per camera di poco più di 33 euro, segnali di una crisi già molo forte, nessuno potrà sopportare l'inasprirsi delle imposizioni fiscali, se non mettendo a rischio posti di lavoro e la stessa sopravvivenza dell'azienda". In base ai provvedimenti dell'Amministrazione, da quest'anno gli alberghi si troveranno infatti a pagare praticamente il doppio di quanto versavano per l'Ici. Una quota che fino al 2011 si aggirava intorno ad una media di 23.129,50 euro (€ 4.128.03 per mille mq) per ogni albergo di Arezzo, parametrata ad un fatturato medio annuo di € 1.690.236. Ora, tanto per fare un esempio, con la nuova imposta sugli immobili Imu i due maggiori alberghi aretini passano rispettivamente da € 22.000 a € 42.000 e da € 49.000 a € 87.000, perché il Comune di Arezzo, come molti Comuni della provincia, ha scelto di innalzare di ben tre punti e mezzo il coefficiente di moltiplicazione che era previsto per l'Ici, portandolo dal 6.4 al 9.9. "Se la sola Ici finora gravava per quasi il 3% sul fatturato, la percentuale di erosione della redditività nelle strutture alberghiere cresce molto se si aggiungono le altre tasse, le imposte e balzelli vari, dalla Siae alla Scf, dalla Tia alla Tarsu - proseguono le associazioni del comparto - poi ci sono il Consorzio della Bonifica e la Tosap sulle insegne, aumentata negli ultimi 5 anni del 37%. Per non parlare infine degli aumenti subiti dal costo del lavoro, da materie prime e servizi. E tutti questi costi, gli alberghi li hanno affrontati senza aumentare i loro prezzi al pubblico dal 2001". Il problema Imu non vale solo per Arezzo. Altri Comuni della provincia hanno infatti fissato aliquote assai penalizzanti per gli alberghi. E l'appello congiunto di Confcommercio, Confindustria, CNA, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti e Cia si estende quindi a tutte le Amministrazioni: "per tutte le ragioni evidenziate, chiediamo che i Comuni della provincia operino sulle strutture ricettive l'abbassamento di 3 punti previsto dalla legge sul coefficiente moltiplicatore. Se è vero che il turismo è uno dei fattori chiave di sviluppo dell'economia locale, dobbiamo impedire che venga soffocato dalla pressione fiscale sulle aziende e sui turisti". Ed il futuro non si prospetta migliore, se infatti venisse approvata entro il 2013 la cosiddetta riforma catastale con l'avvicinamento delle rendite catastali al valore di mercato si arriverebbe a storture insanabili. E, soprattutto se consideriamo che quelle in discussione sono attività al limite del collasso economico per le difficoltà di mantenere strutture immobiliari che richiedono ingenti e continui investimenti e che, di contro, da tempo non producono più redditività (basta pensare che il tasso di occupazione delle camere è al 45%, da sempre soglia minima per la sopravvivenza).

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