Mercato del lavoro, una riforma che convince poco

Mercato del lavoro, una riforma che convince poco

A Modena seminario sulle principali novità della riforma Fornero, organizzato da Ascom e Famiglia Artigiana Modenese. Rivolta: "non è così che si risolvono i problemi occupazionali".

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25 ottobre 2012

Oltre 150 imprenditori hanno partecipato al convegno "Il Mercato del Lavoro e le novità della Riforma", organizzato da Confcommercio Imprese per l'Italia Ascom Modena e Famiglia Artigiana Modenese lo scorso 25 ottobre. Dopo l'introduzione del presidente Ascom Carlo Galassi, i relatori (Jole Vernola, direttore centrale delle Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio Imprese per l'Italia e Eufranio Massi , direttore Direzione Territoriale del Lavoro di Modena) hanno illustrato le principali novità della riforma Fornero che coinvolgono i contratti a termine, l'apprendistato, i contratti a progetto e le partite Iva per quanto riguarda i provvedimenti in entrata, e i licenziamenti per motivi economici, l'invalidità del licenziamento e le dimissioni per quanto riguarda invece quelli in uscita. I lavori sono stati conclusi dal direttore generale di Confcommercio Imprese per l'Italia, Francesco Rivolta, che ha sottolineato che la riforma non convince la Confederazione. "In sostanza - ha detto - le criticità della riforma attengono ad un irrigidimento sulla flessibilità in entrata, maggiori oneri, anche burocratici, per le imprese ed un aumento del costo del lavoro. Solo con la perseveranza del confronto col Governo e grazie al lavoro svolto nella fase parlamentare, anche col contributo della Confederazione, la riforma risulta migliorata per alcuni aspetti". "Il nodo della produttività, poi ha proseguito Rivolta - è centrale e andava affrontato prima della riforma per definirne obiettivi e risultati attesi. Sul piano generale delle prospettive del Paese, va detto che non è con le riforme che si risolvono i problemi occupazionali. Per uscire dalla pericolosa palude della recessione, è necessario fare subito la riforma fiscale in quanto subiamo una pressione impositiva che non ha eguali in Europa. Le aziende continuano chiudere e i consumi sono in continuo calo. Anche per questo appare folle ricorrere ad un aumento Iva che non farebbe che deprimere ancora i consumi e produrre riflessi sociali drammatici, soprattutto per le fasce più disagiate che non sono nemmeno compensate dalla riduzione dell'Irpef".

 

 

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