Oggi a Madrid incontro intergovernativo al quale partecipa una folta delegazione di ministri dei due Paesi. Sullo sfondo il sentimento comune che l'Europa, dopo gli interventi sul rigore, debba ora fare di più per la crescita.

Sono passati solo due mesi, eppure l'ultimo incontro a Madrid tra il presidente Mario Monti e il
premier Mariano Rajoy sembra lontanissimo. Il clima, allora, era da apocalisse, con gli spread di entrambi i Paesi schizzati a oltre 500 punti e le borse in profondo rosso. Se la situazione è migliorata (gli spread sono scesi di quasi 200 punti da allora), i problemi però restano. E non sono
pochi. Per questo il vertice intergovernativo di oggi a Madrid, al quale partecipa una folta delegazione di ministri italiani e spagnoli, non potrà non essere incentrato sulla crisi. E sulla comune convinzione che l'Europa, dopo gli interventi sul rigore, debba ora fare di più per la crescita. Anche perché lo spread spagnolo, come quello italiano, ha iniziato lentamente a risalire. Il nodo, in fondo, resta lo stesso di due mesi fa: le condizioni alle quali saranno sottoposti i Paesi che faranno ricorso allo scudo anti-spread. Mentre Monti ha ripetuto in tutti i modi che l'Italia non ne ha bisogno, Rajoy ha invece spiegato più volte che sta cercando di capire, appunto, ''le condizionalità cui sarà sottoposto il Paese che intende farne ricorso''. In altre parole, la Spagna, in piena recessione e con la disoccupazione schizzata al 25% - picco massimo dai tempi del franchismo - non può permettersi nuove misure di rigore. Ha invece un gran bisogno di riattivare la crescita. Non a caso alla Moncloa si parlerà anche di mercato interno Ue e agenda europea nel settore del commercio e degli investimenti. Resta, per l'Italia, il timore che una 'capitolazione' di Madrid possa finire per contagiare anche Roma, nonostante Monti si sia detto convinto che un'eventuale richiesta spagnola potrebbe avere sull'Italia un effetto deterrente positivo .