Natale: gli umbri non rinunciano al regalo ma spenderanno meno

Natale: gli umbri non rinunciano al regalo ma spenderanno meno

Secondo un'indagine condotta da Confcommercio della provincia di Perugia su un campione di consumatori, il 96 per cento farà un regalo ma oltre la metà del campione spenderà meno del 2010.

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12 dicembre 2011

Gli umbri non rinunciano al regalo di Natale anche se spenderanno un po' di meno rispetto all'anno
scorso. L'abbigliamento sarà il dono piu' gettonato ma si sognano i viaggi esotici e sarà''significativo'' il peso degli acquisti via Internet. E' questo il quadro che emerge da un'indagine condotta da Confcommercio della provincia di Perugia su un campione di consumatori. Quelli che faranno regali per questo Natale, pur con diverse sottolineature, sono il 96% sul totale. Un 2% non spenderà, perché quest'anno ''deve risparmiare'' e un 2% non ha proprio come abitudine quella di fare regali in occasione delle feste. Dai dati - spiega Confcommercio - emergono comunque le ''criticità'' del periodo, perché oltre la metà del campione (il 52%) spenderà meno del 2010. Un dato in parte bilanciato dal 35% che cercherà di contenere le spese adeguandosi a quanto speso l'anno precedente e da una fettina più sottile (il 9%) che addirittura si trova nelle condizioni
di poter spendere più che nel 2010. Commentando questi dati, il presidente Confcommercio della
provincia di Perugia, Giorgio Mencaroni, ha sottolineato che ''le difficoltà sono evidenti''. ''Ma speriamo - ha aggiunto - che le vendite possano reggere, perché regge ancora il clima di fiducia delle famiglie''. ''Quello che, invece, ci preoccupa, e anche tanto - ha proseguito Mencaroni - è il nuovo consistente calo dei consumi, che tra settembre e ottobre ha, di fatto, azzerato gran parte
del recupero registrato nei mesi estivi, e il permanere, a livello nazionale e internazionale, di uno scenario di emergenza. Bene, quindi, che nella manovra sia stata intrapresa la via del rigore e dell'equità, ma occorre scongiurare il ricorso ad ulteriori aumenti dell'imposizione Iva sui consumi
che avrebbero effetti recessivi, colpendo particolarmente i livelli di reddito medio-bassi. Così come ci auguriamo che il governo cambi idea anche in materia di liberalizzazione degli orari dei negozi, che non assicura automaticamente un incremento nelle vendite mentre si traduce certamente in un aumento dei costi, poiché i livelli di servizio offerti in Italia sono già oggi paragonabili a quelli europei''.

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