I commercianti di abbigliamento stimano un calo delle vendite autunnali dell'11% rispetto all'anno scorso e del 35% rispetto ai primi anni Novanta. Una situazione che pesa anche sul sistema degli studi di settore, dove le rimanenze fanno reddito.

Nel Veneto il caldo congela le vendite

 

E’ autunno, ma sembra primavera. E nei negozi di abbigliamento del Veneto si vendono ancora t-shirt, mentre cappotti e giacconi rimangono sugli scaffali. Il risultato? Magazzini stracolmi, commercianti amareggiati. Che, come conferma il presidente di Confcommercio Veneto, Massimo Albonetti, lamentano il peso di questa variabile sulla crisi dei consumi già in atto da tempo e sul sistema degli studi di settore, dove le rimanenze fanno reddito. I commercianti, che stimano il calo delle vendite autunnali in un 11% rispetto all’anno scorso e in un 35% rispetto ai primi anni Novanta, chiedono di poter programmare con le case di produzione un piano che consenta di effettuare gli ordinativi in tempi inferiori rispetto al passato. “Un’esigenza– dichiara il presidente regionale di categoria, Vittorio Zampieri – che è emersa anche nell’ultimo Consiglio regionale dei Tessili-Abbigliamento di Confcommercio Veneto. Il comparto è in crisi, e anche per questo abbiamo chiesto che gli studi di settore vengano ritarati. La merce in magazzino, che quest’anno è molta, e che fa comunque reddito, nella stagione successiva perderà di valore di circa il 50% per i capi classici e dell’80-90% per quelli ‘fashion’. Nella riformulazione degli studi di settore si dovrà tener conto di questo fattore, che è fondamentale nella rideterminazione del reddito. Nei mesi scorsi abbiamo comunque ottenuto un pronunciamento positivo da parte dell’Ufficio Centrale delle Entrate per una diversa valutazione delle rimanenze di magazzino”.

Tornando al tempo, il meteo prevede caldo fino a fine dicembre, e i commercianti temono di non riuscire a recuperare i guadagni persi nel frattempo perché dal 7 gennaio in tutto il Veneto inizieranno i saldi invernali.