Pmi: un mercato sempre più difficile

Pmi: un mercato sempre più difficile

La presenza di una domanda per beni di consumo sostanzialmente negativa da quasi un biennio e la contemporanea tendenza all'aumento dei costi di gestione delle imprese hanno condizionato, in modo determinante, la stabilità delle imprese sul mercato.

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18 settembre 2003
GLI EFFETTI SUL SISTEMA IMPRENDITORIALE

Piccole e medie imprese chiudono

 

La presenza di una domanda per beni di consumo sostanzialmente negativa da quasi un biennio e la contemporanea tendenza all’aumento dei costi di gestione delle imprese hanno condizionato, in modo determinante, la stabilità delle imprese sul mercato.

In sostanza, secondo il Centro Studi di Confcommercio, si sono accentuati i processi di ristrutturazione in tutte le componenti della filiera, dall'ingrosso fino alla distribuzione finale, spingendo alla chiusura numerose aziende, ormai fuori mercato o interessate da processi di concentrazione. Per il settore del commercio, il bilancio del 2002 è stato negativo in quanto ha evidenziato il persistere di uno stock di cancellazioni molto elevato che ha poi determinato saldi negativi sia nel comparto del commercio all’ingrosso e degli intermediari, sia nel comparto delle manutenzioni e riparazioni di autoveicoli, mentre nel settore del dettaglio il saldo è stato lievemente positivo, ma solo per poche unità. Solo nel Mezzogiorno le imprese hanno continuato a crescere (25.058 iscrizioni di nuove imprese nel dettaglio, rispetto a 20.518 cessazioni) con un andamento che si distanzia dal Centro-Nord, dove la competizione nel sistema della distribuzione è più alta con conseguenze negative sulla tenuta di molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni. La situazione è rimasta critica anche nella prima metà del 2003 in quanto il commercio nel suo complesso ha evidenziato un elevato numero di cessazioni (52.270 unità in gran parte nel settore del dettaglio) rispetto alle iscrizioni e ciò ha poi determinato un saldo negativo del settore di oltre 3 mila unità. Riflettendo un andamento già presente negli anni passati, nel 2002 la componente indipendente del commercio ha registrato una perdita di occupati pari a 48.000 unità rispetto all’anno precedente, mentre i lavoratori dipendenti sono cresciuti di 87.000 unità. Nel 2003 i dati relativi alle rilevazioni di gennaio e aprile indicano un recupero molto esiguo degli indipendenti (+15.000 unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) che si è concentrato soprattutto nel Nord dove probabilmente la crisi di molte fabbriche ha spinto diversi lavoratori ad intraprendere un’attività alternativa. Va sottolineato, comunque, che questo recupero non incide sul forte ridimensionamento dell'occupazione indipendente che si registra dal 1996 quando i lavoratori indipendenti del commercio superavano 1,9 milioni di unità e rappresentavano circa il 60% degli occupati del settore, mentre oggi il loro numero supera di poco 1,7 milioni di unità (il 50% del totale).

 

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