PRIMO PIANO

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6 agosto 2002
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PRIMO PIANO

 

 

 

 

I. Il Consiglio europeo di Siviglia

 

 

II. Il Semestre di Presidenza danese

 

 

III. “Migliorare ed ammodernare la Legislazione Europea”

 

 

 


I. Il Consiglio europeo di Siviglia

 

Nel corso del Consiglio europeo di Siviglia del 21 e 22 giugno scorsi, a conclusione del semestre di Presidenza spagnola,  i Capi di Stato e di Governo Ue sono pervenuti ad un compromesso sul pacchetto immigrazione, ma per arrivare al traguardo, il premier spagnolo Aznar ha dovuto rivedere la linea dura che aveva propugnato inizialmente, quando aveva messo sul tavolo la possibilità di imporre sanzioni economiche ai paesi terzi che non collaborassero nel controllo dei flussi migratori. Con il compromesso finale, è passata una linea formalmente più morbida, che non fa riferimento esplicito a sanzioni, ma ad un monitoraggio dell'atteggiamento dei paesi di transito o di origine di flussi migratori illegali.

 

Il Piano approvato dai Quindici si fonda su quattro pilastri:

 

1-          Rafforzamento delle misure contro l’immigrazione clandestina

Le conclusioni della Presidenza indicano che le misure adottate a breve e medio termine per la gestione comune dei flussi migratori devono rispettare un giusto equilibrio tra, da un lato, una politica d’integrazione degli immigranti che soggiornano legalmente e una politica di asilo che rispetti le convenzioni internazionali (in particolare la convenzione di Ginevra del 1951) e, dall’altro, una lotta risoluta contro l’immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani. La priorità dovrà essere data alle seguenti misure:

 

ü     formalizzare provvedimenti efficaci contro il traffico di esseri umani ed armonizzare il quadro penale dei paesi membri per prevenire ingresso, transito e residenza non autorizzati;

ü     riesaminare, entro il 2002, la lista dei  paesi terzi per i quali sarà necessario un visto di ingresso in Europa;

ü     avviare un sistema comune di identificazione dei dati sui visti;

ü     accelerare la conclusione dei negoziati in corso per accordi di riammissione ed avviare nuove trattative;

ü     adottare, entro fine 2002, un programma di rimpatri.

 

2-          Attuazione progressiva di una gestione coordinata ed integrata delle frontiere esterne

Il Consiglio europeo ha accolto con soddisfazione l’approvazione del Piano Ue per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri. I Quindici  hanno chiesto che sia istituito al più presto, nell’ambito del Consiglio, un organo comune di esperti delle frontiere esterne, composto dai capi dei servizi di controllo alle frontiere, il cui obiettivo sarà di coordinare le misure previste dal Piano. Hanno chiesto, inoltre, al Consiglio, alla Commissione ed agli Stati membri di adottare le misure seguenti:

 

ü     l’attuazione, entro fine anno, di operazioni comuni alle frontiere esterne; l’avvio immediato di progetti pilota aperti a tutti gli Stati membri interessati; e la creazione di una rete di funzionari di collegamento incaricati dell’immigrazione degli Stati membri;

ü     l’elaborazione, entro giugno 2003, di un modello comune di analisi dei rischi per giungere ad una valutazione comune ed integrata dei rischi; la definizione di una base comune per la formazione delle guardie di frontiera, nonché il consolidamento della normativa europea in materia di frontiere; l’attuazione di uno studio sulla suddivisione degli incarichi fra Stati membri ed Unione europea per la gestione delle frontiere esterne.

 

3-          Integrazione della politica di immigrazione nelle relazioni con i paesi terzi

I Quindici ritengono che la lotta contro l’immigrazione illegale richieda uno sforzo maggiore da parte dell’Unione europea ed un approccio mirato al fenomeno. Il Consiglio europeo ha chiesto, in particolare di:

 

ü     includere, in ogni futuro accordo dell'Ue con paesi terzi, una clausola per la gestione congiunta dei flussi migratori ed un’intesa per la riammissione obbligatoria degli immigrati illegali intercettati sul territorio dell'Unione;

ü     assistenza ed aiuti tecnici ai paesi in questione per favorire la loro cooperazione;

ü     la valutazione sistematica del grado di collaborazione dei paesi d’origine e transito dei clandestini. Una cooperazione insufficiente potrebbe, infatti, rendere più difficile l'approfondimento delle relazioni.
in caso di assenza ingiustificata di collaborazione, i Quindici potrebbero adottare all'unanimità le misure necessarie per correggere questa situazione, ma senza rimettere in questione gli obiettivi della cooperazione e dello sviluppo.

 

4-     Accelerazione dei lavori legislativi in corso sulla definizione di una politica comune in materia di asilo ed immigrazione

Parallelamente alla cooperazione rafforzata per lottare contro l’immigrazione clandestina,  per i Quindici occorre accelerare l’esame delle proposte in corso, ed in particolare:

 

ü     approvare, entro dicembre 2002, il regolamento Dublino II sull’asilo;

ü     approvare, prima del giugno 2003, le condizioni necessarie nell'Ue per lo status di rifugiato, le norme sul ricongiungimento familiare e quelle relative ai residenti di lunga durata;

ü     dare via libera, entro la fine del 2003, alle norme comuni sulle procedure di asilo;

ü     presentare, prima dell'ottobre 2002, un rapporto sui mezzi finanziari disponibili nel bilancio Ue in materia d’immigrazione ed asilo.

 

In materia politica estera di sicurezza e di difesa, il Consiglio europeo si è detto determinato a rafforzare il ruolo dell’Unione europea nella lotta al terrorismo. Le conclusioni della Presidenza rilevano che sono stati compiuti progressi sostanziali per quanto riguarda lo sviluppo delle capacità civili e militari, l’attuazione del piano d’azione destinato a colmare le lacune esistenti e le prospettive della cooperazione in materia di armamenti. I Quindici hanno chiesto ai Ministri della difesa di continuare a fornire orientamenti per il proseguimento dei lavori riguardo alle capacità. L’Unione europea ha confermato di essere in grado di svolgere operazioni di gestione delle crisi, decidendo segnatamente di condurre la missione di polizia in Bosnia-Erzegovina, che subentrerà, a decorrere dal 1° gennaio 2003, all’attuale operazione dell’ONU. Il Consiglio europeo ha espresso, poi, la volontà dell’Unione europea di subentrare alla NATO - al termine dl suo mandato - nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, incaricando il Segretario Generale/Alto Rappresentante  e gli organi competenti dell’Unione europea di avviare le procedure in merito.

 

Sul fronte allargamento, le conclusioni della Presidenza indicano che nel corso del primo semestre dell’anno sono stati realizzati progressi decisivi nei negoziati di adesione, entrati ormai nella fase conclusiva. La tabella di marcia stabilita a Nizza è stata rispettata con l’adozione di posizioni comuni sui capitoli “Agricoltura”, “Politica regionale e coordinamento degli strumenti strutturali”, “Disposizioni finanziarie e di bilancio” ed “Istituzioni”. Le questioni finanziarie e le altre questioni non ancora trattate saranno, invece, definite prossimamente. Per quanto riguarda il rispetto dei criteri d’adesione, il documento rileva che è importante che i paesi candidati continuino a progredire nell’attuazione e nell’applicazione effettiva dell’acquis, adottando tutte le misure necessarie per portare le loro capacità in campo amministrativo e giudiziario al livello richiesto.

 

Il Consiglio europeo conferma che, se il ritmo attuale dei negoziati e delle riforme sarà mantenuto, l’Unione europea potrà concludere, entro la fine del 2002, i negoziati con Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Repubblica slovacca, Lituania, Lettonia, Estonia, Repubblica ceca e Slovenia. Le conclusioni della Presidenza sottolineano che si può ragionevolmente prevedere che il trattato d’adesione possa essere firmato nella primavera del 2003. L’obiettivo rimane di far si che, nel 2004, tali paesi possano già partecipare pieno titolo alle elezioni del Parlamento europeo. Da segnalare, che al Consiglio di fine anno dovrebbe essere adottata una tabella di marcia aggiornata ed una strategia di preadesione riveduta per i paesi candidati che sono ancora in fase di negoziato.

 

Sul fronte riforme amministrative, i Quindici hanno adottato una serie di misure per migliorare l’organizzazione ed il funzionamento del Consiglio e del Consiglio europeo in prospettiva dell’allargamento. Il Consiglio europeo ha preso atto, inoltre, del dibattito in corso sulla Presidenza dell’Unione: a tale proposito ha constatato che esiste una disponibilità generale ad approfondire la questione, fermo restando che qualsiasi adeguamento del sistema attuale di rotazione semestrale dovrà, in ogni modo, continuare a rispettare il principio dell’uguaglianza tra gli Stati membri. Il Consiglio europeo ha chiesto, pertanto, alla futura Presidenza danese di prendere le disposizioni opportune per proseguire la riflessione, in vista di una prima relazione da presentare a Copenaghen, al Consiglio di fine anno. I capi di Stato e di Governo hanno accolto con soddisfazione, infine, il pacchetto di misure presentato di recente dall’esecutivo Ue volto a migliorare ed ammodernare la legislazione europea, ed hanno invitato le tre istituzioni interessate (Parlamento, Consiglio e Commissione) a adottare, entro la fine dell’anno, sulla base dei lavori del gruppo tecnico ad alto livello, un accordo interistituzionale in merito.

 

Sul fronte ambiente, il Consiglio europeo ha riaffermato l’impegno dell’Unione europea di assicurare pieno successo al prossimo Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile che si terrà a Johannesburg nel mese di settembre: l’Unione europea incoraggerà, in particolare, iniziative nei settori dell’acqua potabile e dell’igiene, dell’energia (comprese le energie rinnovabili e della salute). I Quindici hanno rilevato la volontà dell’Unione europea di assumere durante il Vertice sudafricano impegni politici chiari e concreti con precise scadenze, la cui realizzazione dovrà basarsi su un partenariato effettivo. Il Consiglio europeo ha sottolineato, infine, l’importanza, nel contesto dello sviluppo sostenibile, di mantenere l’obiettivo della sicurezza alimentare quale elemento fondamentale della lotta contro la povertà.

 

Sul fronte economico, sono stati formalmente adottati i grandi orientamenti di politica economica (GOPE) per il 2002, incentrati sulla stabilità macroeconomica e sulla crescita, nonché sulla riforma dei mercati del lavoro, dei beni e dei servizi. Il Consiglio europeo ha confermato il proprio impegno nei confronti del patto di stabilità e di crescita e del risanamento delle finanze pubbliche, chiedendo agli Stati membri di seguire politiche di bilancio conformi alle raccomandazioni contenute nei GOPE 2002 e di avvalersi di tutte le conseguenze della crescita connesse alla ripresa economica per proseguire il risanamento delle finanze pubbliche.

Da segnalare, poi, che nel Consiglio ECOFIN che ha preceduto il Vertice, è stato raggiunto un accordo politico che ha allargato le maglie del patto di stabilità per quattro Paesi - Italia, Francia, Germania e Portogallo - che sono in ritardo nel raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio. In concreto, invece di azzerarlo entro il 2003, come è negli impegni, l'anno prossimo l'Italia potrà registrare ancora un deficit, anche se non superiore allo 0,5% del PIL. Idem per gli altri tre Paesi, con la differenza che per loro la data limite scatta nel 2004.

 

Il Consiglio europeo si è, altresì, compiaciuto dell’adozione del regolamento relativo all’applicazione di principi contabili internazionali, nonché dei recenti accordi politici raggiunti sulle direttive relative ai conglomerati finanziari, agli abusi di mercato e ai fondi pensione aziendali. E’ stato, infine, riaffermato l’impegno ad attuare rapidamente ed integralmente il piano d’azione per i servizi finanziari e a realizzare mercati pienamente integrati (entro il 2003 per quanto riguarda i valori mobiliari ed i capitali di rischio, ed entro il 2005 per quanto riguarda i servizi finanziari).

 

Sul fronte fiscale, il Consiglio europeo ha preso atto con soddisfazione della relazione interinale del Consiglio sul pacchetto fiscale, nonché della sua determinazione a fare in modo che questo sia definitivamente adottato entro la fine dell’anno. I Quindici si aspettano, poi, che i negoziati con la Svizzera sulla fiscalità del risparmio, benché iniziati solo recentemente, possano svolgersi ad un ritmo accelerato, e concludersi entro fine anno. Il Consiglio europeo si è rallegrato, infine, della relazione interinale del Consiglio concernente la cooperazione amministrativa nel settore dell’imposizione fiscale, ed ha approvato le iniziative ivi presentate ai fini della prosecuzione dei lavori nel settore.

 

Per quanto riguarda la Strategia di Lisbona, le conclusioni della Presidenza evidenziano, poi, che il programma di riforme economiche dovrà proseguire con determinazione, onde conseguire gli obiettivi strategici che l’Unione europea si è prefissa per il 2010. In modo particolare, il Consiglio europeo:

 

ü     ha approvato gli obiettivi del Piano d’azione eEurope 2005 ed ha chiesto che siano adottate al più presto le decisioni d’applicazione del VI° Programma Quadro R&S;

ü     ha confermato il calendario concordato a Barcellona sull’apertura dei mercati dell’elettricità e del gas;

ü     ha chiesto che si proseguano attivamente i lavori in modo da consentire la revisione degli orientamenti comunitari per le reti transeuropee dei trasporti e la realizzazione del cielo unico europeo;

ü     ha preso atto della relazione della Commissione sulla metodologia di valutazione nel contesto dei servizi d’interesse economico generale, ed ha invitato la Commissione a riferire al Consiglio europeo di Copenaghen sull’avanzamento dei lavori riguardanti le linee direttrici per gli aiuti di Stato e, se del caso, a adottare un regolamento di esenzione di categoria in questo settore;

ü     ha preso atto della relazione della Commissione sugli ostacoli che permangono all’introduzione delle reti e dei servizi di comunicazioni mobili di terza generazione, invitando tutte le amministrazioni pertinenti a adoperarsi per superare le difficoltà incontrate nell’installazione fisica delle reti;

ü     ha chiesto al Consiglio di attuare la strategia proposta dalla Commissione in materia di biotecnologia e di adottare, entro la fine dell’anno, il pacchetto appalti pubblici.

 

Sul fronte relazioni esterne da segnalare l’adozione di due Dichiarazioni comuni: la prima riguardante il Medio Oriente, all’interno della quale l'Unione europea rileva l’estrema gravità della situazione ed invita israeliani e palestinesi a cessare ogni violenza e a proseguire il dialogo verso la pace. Nel documento, in particolare, i Quindici chiedono la rapida convocazione di una conferenza internazionale per affrontare gli aspetti politici, di sicurezza ed economici e riaffermare i parametri della soluzione politica. La seconda, relativa al conflitto politico tra India ed il Pakistan, all’interno della quale i due paesi sono stati invitati a raggiungere una soluzione duratura alle loro controversie, attraverso un dialogo bilaterale. Il documento esorta il Pakistan ad intraprendere ulteriori azioni concrete in conformità delle assicurazioni da esso già fornite e in ottemperanza agli obblighi internazionali, fra cui la risoluzione 1373 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per arrestare le infiltrazioni lungo la linea di controllo ed impedire ai gruppi terroristici di operare dal territorio sotto il suo controllo, anche mediante la chiusura dei campi di addestramento.

 

 


II. Il Semestre di Presidenza danese

 

 

La Danimarca ha assunto ufficialmente il 1° luglio le redini del Governo europeo per un semestre che durerà fino al 31 dicembre 2002. Il programma di lavoro della Presidenza danese, particolarmente denso ed ambizioso, si articola intorno a cinque grandi priorità: l’allargamento; lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia; lo sviluppo sostenibile; la sicurezza alimentare; e la responsabilità globale.

 

 

1-             L’allargamento: da Copenaghen a Copenaghen

Uno dei principali obiettivi della Presidenza sarà di concludere, entro la fine dell’anno, i negoziati di adesione con i 10 paesi che sono al momento pronti (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca e Ungheria), in modo da consentire loro di partecipare in qualità di membri alle elezioni del Parlamento europeo del 2004. Le condizioni per l’adesione all’Ue - i cosiddetti criteri di Copenaghen - sono stati stabiliti in occasione del Consiglio europeo di Copenaghen nel 1993. E proprio a Copenaghen, 10 anni dopo, il cerchio potrebbe essere chiuso.

Al Consiglio europeo di Siviglia è stato stabilito il calendario per la conclusione dei negoziati: nell’autunno 2002, il Consiglio europeo deciderà con quali dei paesi candidati sarà possibile concludere i negoziati. Sarà stabilita, inoltre, la posizione Ue riguardo il capitolo sulle questioni finanziarie, in modo che possa essere presentata ai paesi candidati al più tardi all’inizio di novembre: nel frattempo, i paesi candidati dovranno proseguire il loro impegno nel soddisfare le condizioni per l’adesione e completare le restanti riforme, compresa la creazione di capacità amministrative.

Non tutti i paesi candidati coinvolti nei negoziati saranno, tuttavia, in grado di concludere i negoziati di adesione nel corso della Presidenza danese. Sarà, quindi, necessario uno sforzo particolare per garantire che i progressi di tali paesi verso l’adesione possano proseguire, in particolare per la Bulgaria e la Romania. In tal senso, la Presidenza danese si impegnerà, da un lato per elaborare una “tabella di marcia” sul seguito dei negoziati con tali paesi, e dall’altro per garantire che i negoziati proseguano a ritmo serrato, in modo da mantenere chiaramente le loro prospettive di adesione all’Ue. 

Una volta conclusi i negoziati di adesione, saranno, poi, organizzati dei referendum sull’adesione all’Ue in un certo numero di paesi candidati. La Presidenza danese farà tutto il possibile, infatti,  per garantire che la fase finale dei negoziati di adesione sia condotta in maniera tale da mantenere il sostegno dell’opinione pubblica, sia nei paesi candidati, sia negli Stati membri. 

 

2-        Libertà, sicurezza e giustizia

La lotta al terrorismo internazionale rappresenterà una delle grandi sfide della Presidenza danese. Il piano d’azione Ue predisposto dopo i tragici avvenimenti dell’11 settembre sarà realizzato attraverso un rafforzamento del ruolo centrale dell’Unione europea, ed in particolare attraverso:

 

ü     un maggior rilievo alla lotta al terrorismo nella politica estera e di sicurezza;

ü     la valutazione sistematica dell’impegno dei paesi terzi nella lotta al terrorismo;

ü     l’inserimento di clausole antiterrorismo negli accordi con i paesi terzi;

ü     fedeltà alla coalizione internazionale antiterrorismo ed alla cooperazione con gli USA;

ü     la conclusione di una convenzione generale contro il terrorismo ed appoggio incondizionato alle 12 convenzioni dell’ONU esistenti relative alla lotta a specifici atti terroristici;

ü     l’applicazione generalizzata delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU ed il proseguimento dei lavori sul congelamento dei beni di terroristi;

ü     il miglioramento della cooperazione sulla protezione della popolazione contro l’eventualità di attentati biologici, chimici e nucleari;

ü     la conclusione di accordi di cooperazione con gli USA sull’estradizione e l’assistenza giudiziaria in materia penale.

 

In previsione dell’allargamento, la Presidenza danese si adopererà, inoltre, per lottare in modo più efficace contro la criminalità transfrontaliera ed il traffico di droga, rafforzando la cooperazione tra polizie ed autorità giudiziarie e facilitando lo scambio di informazioni per via elettronica, in particolare per quanto riguarda le impronte digitali e le informazioni su precedenti condanne penali. La Presidenza intende, inoltre:

 

ü     proseguire i lavori sulla revisione della convenzione che istituisce un Ufficio europeo di polizia (Europol);

ü     proseguire i lavori sull’allineamento delle legislazioni e delle sanzioni penali degli Stati membri in settori d’interesse transnazionale, quali la criminalità connessa alle tecnologie dell’informazione, il razzismo e la xenofobia, la corruzione nel settore privato;

ü     potenziare la cooperazione sulle indagini riguardanti i crimini di guerra ed altri crimini gravi;

ü     proseguire i lavori sull’attuazione della Convenzione “Napoli II”, concepita in particolare per consentire alla polizia di realizzare inseguimenti oltre le frontiere interne;

ü     proseguire i lavori sull’attuazione della Convenzione sull’uso dell’informatica nel settore doganale (Convenzione CIS), volta a garantire una cooperazione e procedure d’ispezione più efficaci nel settore delle attività investigative e delle azioni penali nei confronti di gravi infrazioni alla legislazione nazionale;

ü     procedere all’elaborazione di un piano d’azione che garantisca un controllo efficace delle frontiere esterne da parte dell’Ue da parte delle autorità doganali dopo l’allargamento.

 

In materia d’asilo e d’immigrazione, la Presidenza farà in modo che i negoziati relativi alle numerose proposte della Commissione sull’attuazione delle disposizioni del trattato in materia d’asilo ed immigrazione proseguano in maniera efficace ed equilibrata. La Presidenza si adopererà in modo particolare per pervenire ad un accordo, entro la fine dell’anno, sulla proposta di regolamento “Dublino II”: proseguiranno, poi, i lavori sulla proposta relativa ai diritti, all’ingresso e al soggiorno di cittadini di paesi terzi.  Per quanto riguarda il controllo delle frontiere esterne, la Presidenza danese si concentrerà sull’attuazione di una serie di misure pratiche: operazioni comuni alle frontiere esterne, progetti pilota e la creazione di una rete di funzionari di collegamento. La Presidenza proseguirà, poi, i lavori relativi all’attuazione del piano d’azione sulla lotta all’immigrazione clandestina e alla tratta di esseri umani. La Presidenza lavorerà, altresì, per assicurare che la futura cooperazione e gli accordi di associazione conclusi dall’Ue contengano una clausola sulla gestione comune dei flussi migratori e la riammissione degli immigrati clandestini. Tali clausole rispetteranno i principi convenuti di recente dai Quindici in occasione del Consiglio europeo di Siviglia.

 

3-        Lo sviluppo sostenibile

Il Programma danese rileva che ogni Stato membro deve assumersi la sfida di fornire lavoro ad un numero maggiore di persone e garantire un’economia sostenibile. Un requisito per garantire il benessere futuro è che il lavoro sia redditizio e che un numero sempre maggiore di persone abbandonino il sistema di sostegno passivo per entrare nel mercato del lavoro. Coloro che sono attivi sul mercato devono essere motivati a lavorare di più: i paesi devono, pertanto, prendere in considerazione la necessità di adeguare la fiscalità ed i trasferimenti, nonché le norme in materia di ritiro dal mercato del lavoro. L’Europa - si legge nel documento - deve potenziare il suo spirito di cooperazione ed utilizzare metodi più semplici: lo strumento chiave continuerà ad essere quello dei Grandi Orientamenti di Politica Economica, mediante il quale i paesi cooperano nella preparazione di raccomandazioni relative agli strumenti necessari per giungere a determinati obiettivi. La Presidenza danese intende, in particolare:

 

ü     migliorare la cooperazione nel settore della politica economica concentrandosi maggiormente sulle iniziative concrete dei singoli paesi ai fini dell’aumento del numero di occupati e del raggiungimento di un’economia sana e sostenibile;

ü     operare per porre in essere metodi di cooperazione più semplici e coerenti, in modo da evitare sovrapposizioni e inutili oneri burocratici;

ü     semplificare la strategia per l’occupazione dell’Ue e concentrarsi sull’obiettivo di fornire lavoro ad un numero maggiore di persone.

 

Sul fronte fiscale, la Presidenza lavorerà affinché l’Ue arrivi a completare come convenuto, entro il 2002, i lavori sul pacchetto fiscale, il cui obiettivo è di contribuire a far sì che i sistemi fiscali dei vari paesi fungano da sostegno per il mercato interno. Il Programma danese evidenzia che il pacchetto fiscale deve garantire che i paesi non ricorrano a strumenti iniqui per attirare aziende e capitali a spese di altri paesi. Il pacchetto contribuisce, inoltre, ad eliminare la doppia imposizione; deve garantire, poi, che i singoli contribuenti non evadano il fisco investendo i loro risparmi in altri paesi.

 

Sul fronte mercato interno, la Presidenza si impegnerà per:

 

ü     norme UE migliori e più semplici, attuate in maniera efficace, affidabile ed uniforme, in modo da ridurre gli oneri amministrativi;

ü     modalità più semplici per l’avvio e la gestione di un’impresa nell’Ue, incluso un maggiore accesso al capitale di rischio;

ü     la promozione del mercato interno dei servizi;

ü     l’aggiornamento e la semplificazione delle norme sulla sicurezza sociale per i lavoratori migranti ed un riconoscimento più uniforme, trasparente e flessibile delle qualifiche professionali;

ü     la semplificazione delle norme sulla libera circolazione delle persone;

ü     l’integrazione dell’aspetto relativo alle pari opportunità.

 

Sul fronte energia, la Presidenza si adopererà per proseguire i lavori sulla modifica delle direttive sull’elettricità ed il gas (in modo da lasciare le imprese libere di scegliere il loro fornitore a partire dal 1° gennaio 2004), nonché per l’adozione di: una decisione, nel marzo 2003, sul pieno accesso alla libertà di scelta per tutti i consumatori domestici; una decisione sull’armonizzazione del sistema dei prezzi e la gestione dei trasferimenti di elettricità oltre frontiera; ed una decisione sugli orientamenti riveduti in materia di aiuti per l’estensione della rete energetica transeuropea. La Presidenza attribuisce grande importanza al fatto che i paesi Ue concordino, come convenuto ed in parallelo con l’apertura dei mercati dell’energia, sull’introduzione di norme comuni per la tassazione dei prodotti energetici con aliquote minime comuni d’imposta sull’energia a livello europeo. Sul fronte trasporti, la Presidenza s’impegnerà per adottare nuove norme in materia d’aviazione; aumentare la cooperazione nei collegamenti relativi ai trasporti comuni (mediante nuovi orientamenti per le reti di trasporto transeuropee); proseguire i lavori per la liberalizzare del  mercato ferroviario; e facilitare i trasporti marittimi verso e dall’Europa, segnatamente mediante nuovi accordi di navigazione con l’India e la Cina. Relativamente al trasporto stradale, la Presidenza si sforzerà, in particolare, per risolvere la delicata questione degli ecopunti, definire la dotazione del Programma Marco Polo e proseguire nei lavori di revisione della direttiva sull’orario di lavoro degli autotrasportatori.

 

Sul fronte innovazione, la Presidenza s’impegnerà per giungere al più presto all’adozione del brevetto comunitario. Tra le altre misure previste, da segnalare l’avvio dei lavori sul nuovo piano d’azione eEurope 2005, l’attuazione del VI° Programma Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico, nonché la creazione di uno Spazio europeo della ricerca. La Presidenza intende, inoltre, accrescere la cooperazione nel settore della formazione professionale, ponendo l’accento sulla formazione durante tutto l’arco della vita.

 

Sul fronte ambiente, la Presidenza danese s’impegnerà in modo particolare affinché al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg del prossimo settembre, l’Ue svolga un ruolo chiave, adoperandosi per raggiungere un accordo globale che favorisca i progressi sui tre gli aspetti dello sviluppo sostenibile. La Presidenza potenzierà, inoltre, l’azione ambientale nel settore della qualità dell’acqua, del suolo e dell’aria e lavorerà, in modo particolare, per:

 

ü     l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e la sua ratifica da parte degli Stati non membri;

ü     l’inasprimento delle norme Ue per l’utilizzo e l’emissione di sostanze dannose;

ü     proporre normative in materia di sostanze pericolose mediante modifiche di direttive esistenti;

ü     l’avvio dei lavori su nuove norme quadro sui prodotti chimici;

ü     la rapida ratifica ed attuazione degli accordi internazionali in materia di biosicurezza.

 

Proseguiranno, infine, i lavori sulla proposta di direttiva riguardante la pubblicità sul tabacco, nonché le discussioni sulla riforma della legislazione farmaceutica nell’Ue.

 

4-        La sicurezza alimentare

Sul fronte alimentare l’attenzione sarà posta sulla questione del benessere degli animali: massima priorità sarà data al settore dei prodotti per l’alimentazione degli animali, considerato cruciale per la sicurezza alimentare. Saranno presentate proposte per il miglioramento del settore, compresa la proposta sugli additivi destinati all’alimentazione animale. La linea rigorosa relativa all’uso di antibiotici come promotori della crescita sarà mantenuta. Nello specifico, la Presidenza concentrerà i suoi lavori sui seguenti punti:

 

ü     adozione di nuove norme per combattere le malattie di origine alimentare, come la salmonella, che costituiscono un problema sanitario rilevante;

ü     norme migliori in materia d’igiene dei prodotti alimentari;

ü     utilizzo di additivi ad un livello giustificabile per ragioni sanitarie;

ü     creazione di un quadro Ue efficace per la sorveglianza ufficiale di tutti gli aspetti della sicurezza dei prodotti alimentari e dei prodotti per l’alimentazione degli animali a tutti i livelli di produzione;

ü     aggiornamento dei controlli sulla carne, in particolare alla luce della crisi della BSE;

ü     accordo sulle norme relative ai prodotti alimentari (etichettatura e la rintracciabilità dei prodotti OGM) ed accordo sull’etichettatura dei mangimi geneticamente modificati;

ü     miglioramento del benessere degli animali, con particolare attenzione alla questione del trasporto. Per la Presidenza è necessario stabilire tempi di trasporto per gli animali destinati all’abbattimento notevolmente inferiori (con un tetto massimo di 8 ore al giorno ed un tragitto di 500Km). I controlli sui trasporti di animali devono, poi, essere potenziati e requisiti minimi devono, inoltre, essere stabiliti per proteggere i polli da carne.

 

La Presidenza danese si adopererà, inoltre, per far progredire i lavori sul riesame di medio termine della politica agricola comune, nonché i lavori relativi all’avvio di un Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica. La riforma della politica comune della pesca, che deve essere riveduta entro la fine del 2002, costituirà, altresì, un’importante priorità nel corso del semestre danese. L’industria europea della pesca  ha, infatti, subito un’evoluzione tale che importanti stock ittici sono adesso sovrasfruttati e la capacità della flotta da pesca è diventata eccessiva rispetto alle risorse disponibili. Per tali motivi – si legge nel Programma danese - occorre avviare una riforma con l’obiettivo primario di garantire un uso sostenibile delle risorse e di conseguenza una base solida per le attività future.

5-            Responsabilità globale

La Presidenza darà la priorità ad ulteriori sviluppi della politica estera e di sicurezza comune, in modo da consentire all’Europa di contribuire in misura ancora maggiore alla stabilità internazionale ed alla pace nel mondo. Tuttavia, conformemente all’accordo di Edimburgo del 1992, la Danimarca rinuncerà al suo diritto di svolgere il ruolo di Presidenza in tutti i casi che comportano l’elaborazione e l’attuazione di decisioni aventi implicazioni nel settore della difesa. Sarà la Grecia,  pertanto,  nella sua qualità di paese che occuperà la successiva Presidenza, ad assumersi tali funzioni ogni qualvolta la Danimarca rinuncerà al suo diritto.

 

Particolare importanza sarà attribuita al miglioramento delle capacità militari, attraverso una maggiore cooperazione nel settore degli armamenti: nel corso del semestre danese, l’Ue preparerà il terreno per un’operazione che farà seguito a quella attualmente posta in essere dalla NATO nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Proseguiranno le discussioni con la NATO al fine di giungere ad un accordo globale su tutti gli accordi permanenti tra l’Ue e l’Alleanza atlantica. Altre priorità includeranno l’attuazione del programma delle esercitazioni e gli accordi per la consultazione e la partecipazione di membri europei della NATO non appartenenti all’UE, candidati all’adesione all’UE ed altri partner potenziali, conformemente alle pertinenti decisioni del Consiglio. Nel settore civile, uno dei grandi obiettivi della Presidenza sarà di giungere ad un contingente di 5.000 agenti di polizia pronti a schierarsi rapidamente.

 

Sul fronte OMC, proseguiranno i negoziati avviati a Doha nel novembre 2001 per la liberalizzazione del commercio mondiale. Nel corso del semestre danese si lavorerà in particolare sulla progressiva liberalizzazione del commercio dei prodotti industriali e agricoli e dei servizi. Altri settori importanti sui quali sarà posta l’attenzione saranno il rispetto dell’ambiente e l’accesso dei paesi in via di sviluppo a medicinali salvavita.  La Presidenza lavorerà, altresì, per migliorare le possibilità d’accesso al mercato da parte dei paesi in via di sviluppo: da segnalare, poi, che a settembre inizieranno negoziati su accordi economici di partenariato (accordi di libero scambio) in relazione all’Accordo di Cotonou tra l’UE e le organizzazioni regionali di paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Per quanto riguarda i rapporti Europa/Stati Uniti, l’attenzione si concentrerà principalmente sulla cooperazione permanente in materia di lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale, sulla cooperazione con la Russia, nonché sul seguito da dare alla riunione ministeriale dell’OMC a Doha.

 

Sul fronte Russia, la Presidenza darà un colpo d’acceleratore ai lavori d’armonizzazione della legislazione e delle norme, in maniera che la Russia e l’Ue nell’arco di un periodo leggermente più lungo possano formare, mediante l’abolizione di barriere tariffarie e di ostacoli burocratici, un spazio comune economico europeo che sia qualcosa di più di una mera zona di libero scambio. Un primo passo importante sarà l’adesione della Russia all’OMC, a cui sarà dato valore altamente prioritario. La Presidenza annetterà importanza anche a misure intese a rafforzare in Russia la democrazia, i diritti dell’uomo e lo stato di diritto.

 

Per quanto riguarda i Balcani occidentali, la Presidenza danese si adopererà per assicurare la ristrutturazione politica ed economica della zona: diritto e ordine avranno la massima priorità. La missione di polizia dell’Ue in Bosnia-Erzegovina, che inizierà il 1° gennaio 2003, costituirà, quale prima operazione di gestione civile delle crisi da parte dell’Ue, un contributo tangibile agli sforzi volti a rafforzare lo sviluppo dello stato di diritto. La pianificazione di tale missione continuerà durante la Presidenza danese. 

 

Sul fronte Medio Oriente, la Presidenza si sforzerà, infine, per ripristinare un quadro politico sostenibile combinato con disposizioni in materia di sicurezza e far fronte alla crescente crisi umanitaria ed economica nei territori autonomi palestinesi: si adopererà, inoltre, per realizzare l’idea di due Stati - Israele e Palestina - in pace e in condizioni di sicurezza.

 

 


III. “Migliorare ed ammodernare la Legislazione Europea”

- Pacchetto di misure -

La Commissione europea ha presentato nei giorni scorsi un pacchetto di misure per migliorare ed ammodernare la legislazione europea, la prima azione concreta di applicazione delle linee guide del Libro Bianco sulla Governance adottato nel luglio 2001. Il punto di partenza è noto: tutte le Istituzioni europee – Commissione, Parlamento e Consiglio - devono intensificare il proprio impegno al fine di ottenere maggiore trasparenza, proporzionalità e responsabilità. In particolare, l’esecutivo Ue intende semplificare la regolamentazione, ridurne il costo per gli operatori economici e rafforzare la sicurezza giuridica per i cittadini. Il pacchetto si compone di tre specifiche comunicazioni:

ü     Il Piano d'azione “Semplificare e migliorare l’ambiente normativo”, che abbraccia l'intero ciclo del processo legislativo, a partire dell'elaborazione della proposta legislativa della Commissione fino alla trasposizione della legge europea negli Stati membri: il piano d'azione contiene, in particolare, una serie di misure che, una volta messe in pratica dalle Istituzioni e dagli Stati membri, dovrebbero migliorare e semplificare la legislazione europea.

ü     Il documento di consultazione “Verso una cultura di maggiore consultazione e dialogo - Proposta di principi generali e requisiti minimi per la consultazione delle parti interessate ad opera della Commissione”, volto al miglioramento delle iniziative legislative Ue attraverso, da un lato, consultazioni più estese e, dall'altro, un'analisi più approfondita dell'impatto economico, sociale e ambientale di una proposta di legge.

ü     La comunicazione “Valutazione d’impatto”, nella quale è presentato l’approccio sistematico di valutazione d’impatto delle iniziative - sostanzialmente legislative - che l’esecutivo Ue intende adottare. La valutazione d’impatto si inserisce nella logica della strategia europea di sviluppo sostenibile ed è destinata a svolgere un ruolo fondamentale in tutto il processo di miglioramento della legislazione europea. In primo luogo si orienterà e giustificherà la scelta dello strumento adatto al livello d’intensità adeguato dell’azione europea; in secondo luogo, metterà a disposizione del legislatore elementi d’informazione più precisi e meglio strutturati sugli effetti positivi e negativi, tenendo conto degli aspetti economici, sociali ed ambientali. In terzo luogo, costituirà un mezzo per selezionare, in occasione della programmazione del lavoro, le iniziative realmente necessarie.

  1. Il Piano d’azione: semplificare e migliorare l’ambiente normativo

(COM -2002- 278, del 5/6/2002)

Per migliorare e semplificare l’ambiente normativo, l’esecutivo Ue ha presentato un Piano d’azione che abbraccia l'intero ciclo del processo legislativo, a partire dell'elaborazione della proposta legislativa fino alla trasposizione della legge europea negli Stati membri. Le azioni delineate sono articolate nel modo seguente:

I-          Azioni da attuarsi ad opera della Commissione

ü     Definire norme minime di consultazione (a partire dal 2003): tale impostazione mirerà a sistematizzare e a rendere più trasparenti le consultazioni della Commissione ed avrà più in particolare lo scopo di: contribuire a una migliore partecipazione degli ambienti interessati e della società civile al processo di consultazione; accrescere la trasparenza delle consultazioni per quanto concerne il modo in cui sono condotte e la valorizzazione dei risultati da parte della Commissione; assicurare un approccio coerente dell’insieme dei servizi della Commissione in tale processo.

ü     Analizzare l’impatto delle principali iniziative legislative e politiche: la Commissione porrà in atto uno strumento d’analisi d’impatto integrato e proporzionato sulle sue iniziative legislative e politiche che coprirà le dimensioni dell’analisi d’impatto regolamentare e dello sviluppo sostenibile (economico, sociale e ambientale), ed integrerà gli strumenti e i metodi esistenti.

ü     Rafforzare la motivazione che correda le proposte legislative (a partire dal 2003): la Commissione preciserà nella motivazione che correda le sue proposte di atti, i cinque elementi seguenti, eventualmente sulla base di un modello tipo: le consultazioni effettuate e i risultati ottenuti, le analisi d’impatto cui ha proceduto, la giustificazione quanto alla scelta dello strumento proposto, in particolare alla luce dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità ed infine le implicazioni finanziarie della proposta.

ü     Introdurre una clausola di riesame negli atti: la Commissione s’impegna ad introdurre, nei casi appropriati, una clausola di revisione nelle sue proposte di atti, in particolare quelle soggette ad evoluzioni tecnologiche rapide, al fine di assicurare un aggiornamento ed un adattamento regolare della legislazione.

ü     Maggiore ricorso al ritiro delle sue proposte: la Commissione farà maggior ricorso alla facoltà di ritirare una proposta legislativa allorché si applichi uno dei due seguenti criteri: in primo luogo se dopo diversi anni una proposta pendente non è stata discussa dal Consiglio e dal Parlamento europeo e se non riveste più un carattere d’attualità. In secondo luogo, se gli emendamenti del Parlamento europeo e/o del Consiglio snaturano la proposta, introducono un livello di complessità incompatibile con gli obiettivi e le disposizioni del Trattato o appaiono in contraddizione col Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.

ü     Monitoraggio delle infrazioni: la Commissione definirà prossimamente i criteri da utilizzarsi per definire le priorità nell’istruzione di eventuali violazioni del diritto comunitario, sulla base degli elementi già proposti dal Libro bianco sulla Governance europea, senza limitare il suo potere discrezionale (l’effettività e la qualità del recepimento delle direttive; la compatibilità tra il diritto nazionale e i principi fondamentali del diritto comunitario; gli effetti gravi per l’interesse comunitario; la difficoltà ricorrente dell’attuazione di uno strumento particolare in uno Stato membro; i problemi legati ad un finanziamento comunitario).

ü     Attivazione di una rete interna alla Commissione: la rete, denominata “legiferare meglio”, riunirà l’insieme delle Direzioni generali aventi competenze regolamentari: il suo obiettivo sarà di coordinare e completare gli strumenti e le istanze esistenti, nonché assicurare una visione d’insieme dell’attuazione e del monitoraggio del Piano d’azione.

 

II-               Azioni proposte al Parlamento europeo e al Consiglio

ü     Limitare le direttive agli aspetti essenziali della legislazione: la Commissione intende ritornare alla definizione originale di direttiva che compare nel Trattato. In tal modo intende limitare il più possibile le direttive al quadro generale con gli obiettivi, le scadenze e gli elementi essenziali della legislazione.

ü     Ricorso più frequente alla coregolamentazione sulla base, in particolare, dei seguenti criteri:

 

·       La Commissione propone al legislatore di ricorrere alla coregolamentazione sulla base di un atto legislativo. Il legislatore è così investito di tutte le proposte nel merito. Fatto salvo il suo diritto d’iniziativa, la Commissione informerà in anticipo il legislatore, nell’ambito del suo programma di lavoro annuale e/o delle procedure di dialogo già instaurate, della propria intenzione di ricorrere ad un meccanismo di coregolamentazione. Il legislatore potrà così pronunciarsi, caso per caso, sull’opportunità di ricorrere a tale strumento;

·       Tale ricorso, nel quadro di un atto legislativo, deve recare un valore aggiunto al servizio dell’interesse generale. Questo approccio può essere utile laddove occorrano misure flessibili e/o urgenti purché tali misure non richiedano un’applicazione uniforme nella Comunità e non interessino le condizioni della concorrenza;

·       Il legislatore fissa in questo quadro normativo gli aspetti essenziali della legislazione: gli obiettivi da raggiungere, i termini e i meccanismi d’attuazione, i metodi di controllo dell’applicazione e le eventuali sanzioni al fine di garantire la sicurezza del diritto;

·       Il legislatore determina in quale misura la definizione e l'attuazione delle misure d’applicazione possono essere affidate alle parti interessate in considerazione della loro riconosciuta esperienza nel merito. Tali disposizioni, ad esempio accordi settoriali, devono essere compatibili con il diritto europeo della concorrenza;

·       Qualora il ricorso a tale meccanismo non abbia dato i risultati che ci si attendeva, la Commissione si riserva di presentare al legislatore una proposta legislativa di tipo classico.

 

ü     Semplificare e ridurre il volume dell’acquis comunitario (entro il 2005): la Commissione ritiene indispensabile la conclusione di un accordo interistituzionale sulla semplificazione, in particolare sugli aspetti procedurali suscettibili di consentire al legislatore un esame accelerato delle proposte di atti semplificati. Un simile accordo dovrebbe poter essere concluso entro la fine del 2002. Per l’esecutivo Ue occorre, inoltre, sostenere il programma di codificazione avviato nel novembre 2001, in particolare concordando procedure d’adozione accelerate, in prima lettura, delle proposte di atti codificati presentati dalla Commissione.

 

ü     Valutare l’impatto degli emendamenti sostanziali del Parlamento europeo e del Consiglio (a partire dal 2003): per l’esecutivo Ue sarebbe opportuno adottare misure interistituzionali per assicurare una valutazione o un’analisi d’impatto delle modifiche sostanziali apportate dal Parlamento europeo e dal Consiglio alle proposte della Commissione in prima lettura.

 

III-      Azioni che interessano gli Stati membri

ü     Trasmissione delle notifiche nazionali (a partire dal 2003): gli Stati membri dovrebbero notificare le misure di recepimento per via elettronica, con un formulario unico e dovrebbero stabilire, di loro iniziativa e nell’interesse della Comunità, la loro tabella di concordanza al momento della notifica delle misure nazionali di recepimento.

ü     Consultazioni e analisi d’impatto negli Stati membri (a partire dal 2003): per migliorare la qualità delle misure nazionali di recepimento, gli Stati membri dovrebbero definire norme di consultazione e di valutazione d’impatto sulle eventuali disposizioni supplementari inserite negli atti.

 

IV-            Sviluppare una cultura legislativa comune in seno all’Ue

ü     Costituire una rete legislativa tra le Istituzioni e gli Stati membri: la Commissione propone la creazione di una rete legislativa a due livelli: da un lato tra le Istituzioni comunitarie e, dall’altro, tra Commissione e Stati membri. In tal modo la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio, corresponsabili della qualità della regolamentazione a livello comunitario, dovrebbero creare, sulla base del gruppo esistente per la cooperazione interistituzionale, un meccanismo permanente per attuare il Piano d’azione.

ü     Valutazione annuale della qualità dell’ordinamento: la Commissione stabilirà nella relazione annuale sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, una valutazione dell’attuazione del Piano d’azione, nonché dell’applicazione, ad opera delle Istituzioni e degli Stati membri, dei principi e delle azioni concordati.

ü     Accesso dei cittadini alla legislazione: la Commissione, di concerto con le altre Istituzioni comunitarie, rafforzerà l’accessibilità e la trasparenza della legislazione comunitaria, in preparazione o già adottata.

 

 

2- Il documento di consultazione: Verso una cultura di maggiore consultazione e dialogo
Proposta di principi generali e requisiti minimi per la consultazione delle parti interessate ad opera della Commissione

(COM -2002- 277, del 5/6/2002)

Il documento della Commissione espone da un lato una serie di principi fondamentali cui dovrebbero essere improntati le sue relazioni con le parti interessate, e dall’altro propone una serie di requisiti minimi cui le consultazioni dovrebbero conformarsi. Gli obiettivi principali tracciati dall’esecutivo Ue sono i seguenti:

ü     contribuire a coinvolgere maggiormente le parti interessate in un processo di consultazione più trasparente;

ü     fissare principi e criteri generali che aiuteranno la Commissione a razionalizzare le proprie procedure di consultazione, nonché a procedere in modo più sistematico per ottenere risultati significativi;

ü     costruire un quadro coerente di consultazione, che sia però sufficientemente flessibile per tener conto delle esigenze specifiche dei vari interessi in gioco, nonché della necessità di definire apposite modalità di consultazione per le singole proposte;

ü     promuovere lo scambio di buone pratiche all’interno della Commissione.

 

La Commissione propone che le sue relazioni con le parti interessate in sede di consultazione si basino su taluni principi fondamentali. Questi principi formeranno anche il presupposto per un ulteriore sviluppo della politica di consultazione. I principi proposti ricalcano sostanzialmente quelli d’ordine generale in base ai quali la Commissione gestisce le proprie attività e che sono stati, tra l’altro, posti in evidenza nel Libro bianco sulla governance: partecipazione, apertura, responsabilizzazione, efficacia e coerenza.

Affinché le consultazioni risultino proficue, l’impegno a rispettare questi principi non può essere unilaterale: entrambe le parti coinvolte nel processo di consultazione devono badare ad applicarli efficacemente. Si propone pertanto che la Commissione si attenga, nel procedere a consultazioni aperte o mirate su grandi iniziative, ai principi generali e ai requisiti minimi illustrati nel presente documento, fermo restando che i servizi della Commissione, in determinati settori, possano applicare pratiche più avanzate o regole più specifiche. Va, peraltro, notato che i principi generali e i requisiti minimi non sono giuridicamente vincolanti.

 

Dal campo d’applicazione dei principi generali e dei requisiti minimi sono esclusi i settori seguenti:

 

ü       quadri di consultazione specifici previsti dai trattati (per esempio: ruolo degli organi consultivi istituzionali; dialogo sociale ai sensi degli articoli 137-139 CE) o da altri testi comunitari;

ü       disposizioni in materia di consultazione previste da altre convenzione internazionali;

ü       partecipazione dei rappresentanti degli Stati membri nel quadro della cosiddetta procedura di “comitatologia”.

 

Come indicato nel Libro bianco sulla governance, i principi generali e i requisiti minimi in materia di consultazione saranno in futuro integrati, ma non sostituiti, da altri due strumenti, che la Commissione sta preparando:

ü       una serie di orientamenti sull’uso dell’esperienza acquisita, intesi ad integrare e diffondere le buone pratiche; essi dovranno in particolare garantire la responsabilizzazione, il pluralismo e l’integrità dell’esperienza utilizzata;

ü       l’istituzionalizzazione di un dialogo più sistematico con le associazioni di organi di governo regionali e locali all’interno dell’Unione.

I- I principi generali

ü       Partecipazione: in fatto di elaborazione ed attuazione delle politiche comunitarie, la Commissione europea s’impegna a seguire un’impostazione che garantisca la massima partecipazione. Pertanto, riguardo alle principali iniziative politiche, avvierà consultazioni sulla base più ampia possibile (ciò vale in particolare nell’ambito delle proposte legislative).

ü       Apertura e responsabilizzazione: la Commissione ritiene che i processi di conduzione amministrativa ed elaborazione delle politiche debbano essere visibili all’esterno, se si vuole che siano compresi e risultino credibili. Ciò vale in particolare per i processi di consultazione, che costituiscono una prima interfaccia con gli interessi della società. I processi di consultazione condotti dalla Commissione devono, pertanto, essere trasparenti, sia nei confronti delle parti direttamente coinvolte, sia dell’opinione pubblica in generale. In pratica, deve essere chiaro quali sono le problematiche esaminate, quali meccanismi sono utilizzati per la consultazione, quali sono le parti consultate e perché, e quali sono i fattori che hanno influenzato le scelte in sede di definizione delle politiche. Ne consegue che le parti interessate devono operare in un contesto di trasparenza, affinché l’opinione pubblica conosca i soggetti che partecipano alla consultazione nonché la loro linea di condotta. I principi d’apertura e responsabilizzazione sono quindi essenziali per quel che riguarda il modo di agire delle organizzazioni che cercano di contribuire alle scelte politiche dell’Ue.

 

ü       Efficacia: per essere efficace, la consultazione deve prendere avvio quanto prima. Le parti interessate dovrebbero, quindi, essere coinvolte nell’elaborazione di una politica in una fase nella quale abbiano ancora la possibilità di incidere sulla formulazione degli obiettivi, sulle modalità per conseguirli, sui fattori di rendimento e, eventualmente, sulle prime ipotesi di intervento. Può essere necessario organizzare le consultazioni in più fasi. Inoltre, sia la Commissione sia le parti interessate all’esterno avranno tutto da guadagnare da una comprensione delle rispettive ottiche. La Commissione opera all’interno di un quadro strategico e politico influenzato da numerosi fattori. Essa deve per esempio tener conto dei propri obblighi nei confronti delle altre istituzioni europee, a norma dei trattati, non meno che degli obblighi internazionali nei confronti di paesi terzi e di organizzazioni internazionali. Un presupposto dell’efficacia è il rispetto del principio di proporzionalità. Il metodo e l’ampiezza della consultazione devono quindi sempre essere proporzionati all’impatto della proposta e devono tener conto dei suoi vincoli specifici. Una migliore comprensione di risvolti di questo tipo, nonché del modo in cui l’azione della Commissione è strutturata, aiuterà le parti interessate all’esterno a nutrire aspettative realistiche circa i risultati che è possibile ottenere.

ü       Coerenza:  la Commissione si adopererà per garantire la coerenza e la trasparenza dell’operato dei suoi servizi. In particolare, l’esecutivo Ue integrerà nei suoi processi di consultazione meccanismi di raccolta delle reazioni, valutazione e revisione. Non è tuttavia sufficiente che solo la Commissione riveda il proprio modo di agire nel quadro del processo di consultazione. Anche i gruppi d’interesse devono disporre di dispositivi di controllo del processo, che permettano loro di trarre insegnamenti utili e di offrire un contributo fattivo ad un sistema trasparente, aperto e responsabile. I risultati di un monitoraggio del genere possono essere presi in considerazione insieme a quelli del processo di revisione interna della Commissione, per fornire un quadro più preciso di come le intese prendano corpo e di come possano essere affinate o ampliate.
 
II-       I requisiti minimi

ü     Chiarezza sull’oggetto delle consultazioni: ogni comunicazione relativa ad una consultazione deve essere chiara e concisa, oltre a contenere tutte le informazioni atte ad agevolare le prese di posizione degli interlocutori.

ü     Pubblicazione: la Commissione dovrebbe provvedere a diffondere le informazioni necessarie per sensibilizzare l’opinione pubblica e adattare i propri canali di comunicazione per raggiungere le varie tipologie di pubblico. Senza escludere altri strumenti di comunicazione, gli esiti delle consultazioni pubbliche dovrebbero sempre essere presentati su Internet e annunciati su un “punto unico di accesso”.

ü     Tempi: nella sua programmazione, la Commissione dovrebbe sempre lasciare un tempo sufficiente per rispondere agli inviti e inviare contributi scritti. La Commissione è del parere che si dovrebbero prevedere non meno di 6 settimane, affinché nelle consultazioni per procedura scritta le risposte possano pervenirle, mentre le convocazioni alle riunioni andrebbero inviate con un anticipo di 20 giorni lavorativi.

ü     Ricevuta e Feedback: i risultati della consultazione pubblica sono diffusi sui siti collegati al punto unico d’accesso via Internet. In funzione del numero di commenti e delle risorse disponibili, la ricevuta può essere notificata sotto forma di risposta individuale (per posta elettronica o mediante ricevuta), oppure risposta collettiva (per posta elettronica o sul punto unico d’accesso allestito dalla Commissione su Internet per la consultazione; la pubblicazione dei commenti sul punto unico d’accesso entro 15 giorni lavorativi equivale ad una ricevuta). La Commissione intende favorire pratiche in grado di offrire un adeguato feedback alle parti che presentano i loro commenti e all’opinione pubblica in generale. In particolare, nei memorandum esplicativi che accompagnano le proposte legislative della Commissione, saranno illustrati i risultati dei processi preliminari di consultazione, nonché il modo in cui le consultazioni sono state condotte e le proposte hanno tenuto conto del loro esito. I risultati delle consultazioni effettuate saranno, inoltre, sintetizzati nei vari rapporti di valutazione.

ü     Elementi specifici per consultazioni mirate: nel procedere a consultazioni mirate, la Commissione deve accertarsi che tutte le parti interessate hanno la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Nell’individuare quali parti sia opportuno consultare, la Commissione dovrebbe tener conto degli aspetti seguenti:

 

·         dell’incidenza più ampia di una data politica su altri settori d’intervento, per esempio sulle esigenze di tutela ambientale;

·         dell’eventuale esigenza di un’esperienza specifica, ovvero di competenze o conoscenze tecniche;

·         dell’eventuale esistenza d’interessi non organizzati;

·         delle osservazioni e proposte formulate dai partecipanti a consultazioni precedenti;

·         dell’esigenza di badare, se del caso, ad un giusto equilibrio tra i rappresentanti;

ü     di organizzazioni grandi e piccole;

ü     di operatori sociali ed economici;

ü     di entità più vaste e di gruppi specifici di destinatari (per esempio donne, anziani, disoccupati o minoranze etniche);

ü     delle organizzazioni presenti nell’Ue e di quelle che operano in paesi non membri (per esempio in paesi candidati o in via di sviluppo, o ancora nei paesi che figurano tra i principali partner commerciali dell’Ue).

 

3- La comunicazione “Valutazione d’impatto”

(COM -2002- 276, del 5/6/2002)

Il documento dell’esecutivo Ue illustra la modalità d’attuazione della nuova procedura di valutazione d’impatto, destinata ad integrare, rafforzare, snellire e sostituire tutti i singoli meccanismi di valutazione d’impatto attualmente esistenti. Il nuovo metodo diventerà operativo gradualmente, a partire dal 2003, per tutte le iniziative importanti, vale a dire, quelle presentate nella strategia politica annuale o nel programma di lavoro della Commissione.  Il nuovo metodo integra, in sostanza, tutte le valutazioni settoriali relative agli effetti diretti e indiretti di una misura proposta, in un unico strumento globale, allontanandosi così dall’attuale impostazione che prevede un certo numero di valutazioni parziali e settoriali. Le linee guida di carattere tecnico per l'attuazione saranno pubblicate nel settembre 2002.

 

I-         Il campo di applicazione

Il primo principio sancisce che tutte le proposte legislative della Commissione, nonché tutte le altre proposte presentate per essere inserite nella strategia politica annuale o nel programma di lavoro della Commissione, siano soggette alla procedura di valutazione d’impatto, purché tali proposte presentino un impatto potenziale di carattere economico, sociale e/o ambientale e/o richiedano misure regolamentari per la loro attuazione. Il criterio di base è, pertanto, la presentazione di una proposta in vista della sua inclusione nella strategia politica annuale e/o nel programma di lavoro della Commissione. Il secondo principio stabilisce che, tra le proposte presentate in vista della loro inclusione nella strategia politica annuale e/o nel programma di lavoro, la valutazione d’impatto sia richiesta solo per: proposte di regolamentazione, quali direttive e regolamenti; e in forma appropriata, altre proposte, quali libri bianchi, programmi di spesa e orientamenti di negoziazione per accordi internazionali che hanno un impatto economico, sociale o ambientale.

II-       Le due fasi della valutazione d’impatto

La procedura di valutazione d’impatto sarà integrata nel ciclo di pianificazione strategica e di programmazione/gestione per attività e comporterà due fasi:

ü     La valutazione preliminare, che offrirà una prima panoramica del problema individuato, possibili opzioni e settori interessati, e servirà da filtro per consentire al Collegio dei Commissari di individuare le proposte che saranno soggette ad una valutazione d’impatto approfondita.

 

ü     La valutazione d’impatto approfondita. Sulla base della valutazione preliminare la Commissione deciderà quali proposte richiederanno una valutazione d’impatto approfondita nella strategia politica annuale o, al più tardi, nel suo programma di lavoro per l’anno successivo. Questa valutazione si prefigge un duplice obiettivo:

1.   svolgere un’analisi più approfondita dei potenziali effetti sull’economia, la società e l’ambiente;

2.   consultare le parti interessate e gli esperti competenti in ottemperanza alle norme minime per la consultazione e seguendo gli orientamenti esposti nella comunicazione relativa alla consultazione; si dovranno tenere in dovuta considerazione le eccezioni nel caso di prescrizioni specifiche per la consultazione previste dai trattati o dagli accordi internazionali.

 

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