Record di "nascite" per le imprese italiane

Record di "nascite" per le imprese italiane

Secondo Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da Unioncamere, nel secondo trimestre dell'anno sono nate oltre 108.000 nuove imprese, praticamente 1.720 per ogni giorno lavorativo, 72 all'ora.

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20 luglio 2004
AGENZIE NEWS

Record di nascite per le imprese italiane

 

Secondo Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da Unioncamere, nel secondo trimestre dell’anno sono nate oltre 108.000 nuove imprese, praticamente 1.720 per ogni giorno lavorativo, 72 all’ora. Al netto di quelle che hanno cessato l’attività negli stessi tre mesi (circa 60.000), il numero delle aziende iscritte al registro delle Camere di Commercio è quindi cresciuto di quasi 48.000 unità rispetto a fine marzo, con un incremento dello 0,97%. L’incremento delle iscrizioni, per esattezza 108.379 in tre mesi (di cui 15 mila artigiane) e 222.258 nel primo semestre dell’anno, è il secondo miglior risultato degli ultimi dodici anni dopo quello del 2001, quando, sempre tra aprile e giugno, fu superata la soglia di 110.000 unità. Le nuove nascite hanno così contrastato il pur elevato numero di cessazioni (60.579), il terzo in termini assoluti dal 1993 ad oggi, che ha portato il totale del semestre a 167.705 unità. Lo stock delle imprese attive a giugno ha superato 4.900.000 unità (oltre 5,9 milioni se si considera il settore agricolo). Tutti i settori economici hanno fatto registrare saldi positivi, ad eccezione del comparto estrazione di minerali. Il settore delle costruzioni è quello più “in forma”: nel secondo trimestre, infatti, ha superato per la prima volta le attività manifatturiere nella classifica delle imprese attive, preceduto solo dal commercio. A livello territoriale il Nord est ha trovato un nuovo slancio (+1,03%; 9.800 imprese in più) e si consolida anche il Mezzogiorno (+1,01%; 15.300 imprese in più). Tra le regioni, la palma della più “dinamica” spetta alla Calabria (+1,3%) seguita dalla Sardegna (+1,25%) e dalla Valle d'Aosta (+1,24%). All’estremo opposto Basilicata (+0,16%) e Friuli Venezia Giulia (+0,61%).

 

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