Sacchetto di plastica: da gennaio 2011 sarà fuorilegge

Sacchetto di plastica: da gennaio 2011 sarà fuorilegge

Forse ci siamo. Dati più volte per prossimi alla fine, sembra proprio che stavolta l'ora del de profundis per gli shoppers di polietilene non degradabili sia arrivata. La proroga prevista nella passata Finanziaria scade infatti il 31 dicembre 2010.

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18 novembre 2010

Sacchetto di plastica ultimo atto? Forse ci siamo. Dati più volte per prossimi alla fine, ma da decenni ostinatamente presenti nella nostra spesa, sembra proprio che stavolta l'ora del de profundis per gli shoppers di polietilene non degradabili sia arrivata. La proroga prevista nella passata Finanziaria scade infatti il 31 dicembre 2010. Quindi, da gennaio 2011 i sacchetti dovrebbero sparire da negozi e supermercati. Anche da noi, occorre aggiungere. E sì, perché a differenza del resto dell'Unione, dove produzione e commercializzazione della busta di plastica è vietata già dall'inizio del 2010, il governo italiano è riuscito ad ottenere una proroga di un anno. Forse in virtù del ben poco lusinghiero primato che deteniamo: da soli gli italiani sono stati finora capaci di consumare ogni anno il 25% dei sacchetti di plastica dell'intera Europa e un ventesimo della produzione mondiale. Qualcosa come 300 sacchetti a testa, quasi uno al giorno, bambini compresi.

Scadenza dicembre 2010. Ma qualcuno si è già adeguato

In realtà, anche nel nostro paese più di qualcuno già da tempo ha intrapreso un percorso "virtuoso". A cominciare dai produttori, che nella maggior parte dei casi hanno già riconvertito le produzioni, utilizzando l'anno in corso per lo smaltimento delle scorte. Ci sono poi le catene della grande distribuzione, quasi tutte già adeguatesi all'ecologico che verrà: Auchan ha sacchetti biodegradabili al 100%, a Milano l'Esselunga sta per lanciare la sua iniziativa sulla spesa ecologica, mentre nell'80% della rete commerciale della Coop c'è già stato il cambiamento. O casi come la Val di Fiemme, che ha cancellato i sacchetti di plastica addirittura nel 2009, e i circa 200 i comuni che hanno già messo fuorilegge i sacchetti di plastica nel proprio territorio. Virtuoso tra i virtuosi, da segnalare il comune di Torino che, supportando l'iniziativa con una campagna di informazione intitolata "O la borsa o la vita", ha deciso di anticipare l'entrata in vigore della normativa ad aprile 2010, diventando così la prima città d'Italia a vietare i sacchetti di plastica. Questo anche grazie alla fattiva collaborazione dei commercianti, che hanno offerto immediata collaborazione. "Sapendo quanto un sacchetto impiega ad essere smaltito nel ciclo ecologico - ha detto il presidente Ascom Torino Maria Luisa Coppa siamo tutti preoccupati pensando all'uso e l'abuso di sacchetti".

I "costi" dei sacchetti di plastica...

Il passaggio ai nuovi contenitori ecologici si tradurrà in una significativa riduzione dell'impatto ambientale (e non solo di esso). I numeri del "disastro-sacchetti" sono infatti da capogiro. In Italia si sono finora utilizzate oltre 200 mila tonnellate di buste di plastica all'anno, per fare le quali sono occorsi ben 400 mila tonnellate di petrolio. È come dire che quando questo cattivo uso di risorse finirà, sarà come se 50 mila auto avessero smesso di percorrere 90 mila chilometri l'anno. L'elenco degli orrori ambientali non sarebbe completo se non si ricordasse la triste eredità che lasciamo ai nostri discendenti. Perché anche dopo, una volta finite nei rifiuti, le buste di plastica non smettono di fare danni, dal momento che ci vogliono 400 anni perché un sacchetto sia completamente smaltito.

...e le virtù di quelli ecologici

Per contrastare tanto spreco e inquinamento, dal 2011 arriveranno in negozi e supermercati le buste degradabili al 100%, composte prevalentemente da derivati dell'amido di mais, che offrono il vantaggio di dissolversi dopo l'uso in breve tempo, evitando di rilasciare agenti inquinanti. Senza contare poi i bassi costi per produrli e per di più con fonti rinnovabili: a fronte dei 100 kg di petrolio necessari per produrre 1000 sacchetti di plastica, per sfornarne 1000 biodegradabili serviranno 5 kg di mais e 5 litri di olio di girasole.
Pure i commercianti sono chiamati a fare la loro parte a favore dei sacchetti biodegradabili. Anche perché sono previste sanzioni per quanti non dovessero adeguarsi alla normativa. È sempre Torino a fungere da città pilota. A partire da ottobre è infatti prevista una multa fino a 250 euro per chi consegnerà la spesa in un sacchetto di plastica.

La vecchia borsa per la spesa può essere una terza via? Sì: a patto di lavarla Ma se il sacchetto bio è una soluzione, di certo non è la panacea. Intanto, è meno resistente e costa di più. Inoltre, anche se inferiori a quello di plastica, ha pure lui un costo economico e un impatto ambientale. La strada migliore l'ha individuata il consumatore responsabile, che già da tempo ha ripreso a usare le vecchie borse della spesa, ovviamente declinate in colori, forme e materiali più attuali. Ma anche qui c'è un problema. È ormai accertato che le borse ecologiche possono facilmente diventare ricettacolo di batteri e potenziali "camere" di contaminazione per gli alimenti appena acquistati. Secondo uno studio del 2009 della Canadian Plastics Industry Association tre borse riutilizzabili su cinque avrebbero un'elevata carica batterica e due su cinque sono ricche di lieviti e/o muffe. Non solo. Uno studio congiunto delle Università dell'Arizona di Tucson e della Loma Linda University in California ha preso in esame le borse usate da cittadini di Tucson, Los Angeles e San Francisco per fare la spesa. I risultati sono stati tali da destare più di un timore. Mentre le borse nuove non presentavano alcuna carica batterica, metà delle borse riutilizzabili sono risultate contaminate da colibatteri fecali e altri batteri. Batteri, si è premurata di sottolineare la ricerca, presenti in quantità sufficiente per creare problemi di salute, in particolare ai bambini. Un problema, dunque. Ma di facile soluzione. Per utilizzare in tutta sicurezza le sporte utilizzate per trasportare i cibi basta lavarle spesso, come del resto si fa con canovacci e spugne usati in cucina. Un lavaggio settimanale a mano o in lavatrice è sufficiente per eliminare ogni rischio.

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