Confcommercio: "Il salario minimo è nei contratti"

Confcommercio: "Il salario minimo è nei contratti"

Intervista alla vicepresidente Donatella Prampolini: "La contrattazione collettiva resta la strada maestra". "Serve un accordo tra le associazioni sulla rappresentanza". 

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17 agosto 2023

Il salario minimo per legge non va bene perché... 

"...perché la strada maestra è la contrattazione, lo dice anche l’Ue: i Paesi che hanno più dell’80% dei lavoratori coperti da contratto collettivo nazionale non hanno bisogno di fissare un salario minimo. E poi, scusi, contrattare è il mio mestiere, il salario minimo sarebbe una resa».

Però talvolta i salari contrattati sono troppo bassi
"Infatti c’è un problema. Che però non si risolve buttando via la contrattazione ma sbloccando gli ingranaggi inceppati".

Quali ingranaggi?
"Ormai i contratti nazionali sono un migliaio, una babele. Bisogna valorizzare la contrattazione firmata dalle associazioni veramente rappresentative, facendola valere erga omnes, cioè per tutti".

Le prime a moltiplicarsi sono le associazioni delle imprese. Ma non avete condiviso criteri per misurarvi.
"È ora di farlo e credo che il Cnel sia la sede giusta per arrivare al punto. A fare da base di partenza dovrebbero essere i criteri che usiamo già per le elezioni nelle Camere di commercio, lì sono condivisi da tutti. E’ l’unico modo per fare una seria lotta ai contratti in dumping".

Nel Cnel che si insedierà a breve saranno più rappresentate le piccole organizzazioni. Non sarà facile convincerle a misurarsi...
"Credo che anche questo sia un problema da affrontare. Se ci troviamo in 35 a una tavolo di confronto poi è difficile essere incisivi, tutto si trasforma in una sfilata. Misurare la rappresentatività serve anche ad avere un confronto di sostanza con la politica".

Potrebbe essere la magistratura a scegliere i contratti rappresentativi?

"Non sono d’accordo, la via maestra è che le associazioni condividano dei criteri».

Un’intesa tra Confcommercio e Confindustria sarebbe una base di partenza da estendere ad altri?
"Con Confindustria abbiamo una visione simile su diversi aspetti. Qualche distanza c’è per esempio sul peso da dare alla bilateralità. Ma certamente ci dobbiamo lavorare, un’intesa sulla rappresentanza non può fare a meno di Confindustria".

Il contratto di Confcommercio è scaduto dal 2019...
"È vero ma le ricordo che a dicembre abbiamo riconosciuto 350 euro a lavoratore e che da aprile abbiamo iniziato a dare 30 euro al mese come acconto sul rinnovo. Stiamo lavorando duramente per arrivare a un’intesa. Non è semplice, con un’Ipca fissata per i rinnovi contrattuali al 6,4%".

Quando la chiusura?
"Su queste cose è difficile prendere impegni, io lavoro per chiudere entro l’anno".

Le aziende possono scaricare gli aumenti a valle.
"Ma non lo facciamo, anche perché il consumatore è in difficoltà".

Se un’impresa non crea abbastanza ricchezza per remunerare il lavoro ha un problema di produttività.
"Sono d’accordo, il problema delle retribuzioni è strettamente legato a quello della produttività. Anche nel settore dei servizi".

Serve un piano servizi 5.0 per supportare le imprese?
«Credo di sì, aiuterebbe a risolvere alla radice il problema delle retribuzioni, più si genera ricchezza più si può redistribuire. Il problema è che le nostre aziende sono piccole e spesso sottocapitalizzate, per molti è difficile investire».
 

In Germania salario minimo e contratti convivono. Forse il problema è solo che 9 euro sono più vicini al mediano che al minimo.
"No, non è questo il problema. Anche se fosse più basso il salario minimo cannibalizzerebbe la contrattazione".

tratto dal Corriere della Sera Economia

di Rita Querzè

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