Saldi: lievi segnali di ripresa in Toscana
Saldi: lievi segnali di ripresa in Toscana
Saldi: in Toscana bene città d’arte e piccoli centri
Le vendite a saldo crescono in quelle zone dove è più alta l’affluenza turistica. E’ quanto
emerge da un’indagine a campione tra gli iscritti alla Confcommercio nelle dieci province della Toscana. L’andamento dei saldi, che si concluderanno il 10 settembre, è positivo ad Arezzo e Firenze, meno sulla costa. Nei tre settori presi in esame dall’indagine (abbigliamento, calzature ed articoli per lo sport) le medie di fatturato dei negozi sono in calo per le province tirreniche. A Grosseto il segno positivo si è registrato solo nell’abbigliamento (+7%), che è rimasto stabile anche a Livorno e perde a Pisa (-15%), Lucca (-10%) e Massa-Carrara (-3%). Sulla costa l’arretramento avviene anche
negli altri due comparti. Mentre i ricavi sono mediamente in crescita nella Toscana centrale. Buoni i risultati di Arezzo (+4% per scarpe e articoli sportivi), Firenze (+5% ovunque), Pistoia e Siena (nella città del Palio il +2% dell’abbigliamento compensa i decrementi del 4% nelle calzature e dell’1% delle vendite dei settori sport e tempo libero). Unica eccezione la provincia di Prato, che registra preoccupanti contrazioni nei saldi estivi: dal –10% nell’abbigliamento e calzature al -15 degli articoli sportivi.
In pratica, la maggiore crisi delle presenze turistiche sulle spiagge (-4/5% circa), dalla Maremma alla Versilia, ha pesato anche sugli acquisti nei negozi. Nelle città d’arte
(Firenze torna a crescere) ed nei piccoli centri, invece, quest’anno le presenze turistiche sono rimaste pressoché invariate rispetto al 2003 e si sono sommate al maggior numero
di residenti rimasti a casa nel periodo di alta stagione. Il bilancio è in linea con le previsioni degli operatori per l’anno 2004.
“In generale ci sono lievi segnali di ripresa ed è importante incoraggiare questo trend - ha sottolineato Franco Scortecci, presidente di Confcommercio Toscana - perché il
commercio viaggia da troppo tempo sul filo della stagnazione, con conseguenze non positive per l’intera economia. Bisogna far ripartire i consumi ed anche le istituzioni devono cogliere quest’occasione per accelerare le scelte sullo sviluppo locale,
rivedendo l’obsoleto modello dei distretti industriali e valorizzando invece politiche di filiera che sostengano tutta la catena economico-produttiva, fino alla distribuzione e i servizi in tutte le loro forme, che fino a prova contraria rappresentano ormai più del 50% della ricchezza prodotta e dell’occupazione espressa in tutta la regione”.