Squeri (Figisc): "sui prezzi nessuna truffa dai benzinai"

Squeri (Figisc): "sui prezzi nessuna truffa dai benzinai"

Il presidente Figisc risponde dalla pagine di Libero Mercato ad un articolo del direttore, Oscar Giannino. "No a una strumentalizzazione che accusa il sistema, i suoi investimenti ed il ruolo di servizio diffuso che la rete distributiva italiana ha".

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23 settembre 2008
Squeri (Figisc): “Sui prezzi nessuna truffa dai benzinai”

Squeri (Figisc): “Sui prezzi nessuna truffa dai benzinai”

 

Il presidente della Figisc Luca Squeri, risponde dalla pagine di Libero Mercato ad un articolo del direttore Oscar Giannino: “La verità sui prezzi del carburante”.  Secondo Squeri è necessario fare “qualche smentita e più di qualche precisazione”. “Una secca smentita, laddove nell’articolo, indulgendo a fare di tutt'erba un fascio, si afferma che (...) qualche ladraggio c'è anche tra gestori e distributori (...). Si sappia, una volta per tutte, che il margine riconosciuto al gestore è un margine pro-litro e non già pro-prezzo finale: il benzinaio si arrabbatta tutto il giorno, sostiene i costi di gestione del personale, gli oneri finanziari, le linee di credito, la previdenza ed il fisco per circa 0,035-0,040 euro/litro, fissi (attorno al 2,5% del prezzo medio finale di questi tempi), qualunque sia il prezzo finale alla pompa e/o le fibrillazioni del greggio e/o le vicende del cambio euro/dollaro. I gestori non determinano il prezzo che l'automobilista paga, tant'è che sin dal 2003 hanno stipulato accordi con le aziende che li impegnano a non superare il prezzo massimo indicato dai marchi petroliferi. Più che buone ragioni perché i gestori non ci stiano ad essere anche trattati da ladri! Circa le analisi tecniche, ci sembra che si siano confuse le quotazioni del greggio con quelle dei prodotti finiti , ovvero lavorati, cioè la quotazione Platt's intenazionale che riguarda benzina e gasolio distintamente in ragione del mercato puntuale che tali prodotti hanno in Italia, piuttosto che altrove, e che valgono in media su un lungo periodo di osservazione dai 15 al 20% in più della pura quotazione del greggio a litro. Potrà sembrare una precisazione eccessiva? Non proprio, dal momento che i cicli di mercato dei prodotti finiti non coincidono necessariamente, se  non quasi mai, con quelli del greggio”. “Sono, infatti, i prezzi Platt's di benzina e gasolio a fare il listino alla pompa – precisa Squeri - non quello del greggio: a tale prezzo, infatti, viene normalmente aggiunto il ricavo industriale e le imposte dei diversi Stati. Circa i dati messi in campo nel paragone tra l’11 luglio ed il 1° settembre, la realtà fornita dal ministero dello Sviluppo economico rivela che il ricavo industriale della benzina è passato (al netto delle imposte e del costo Platt's) da 0,137 a 0,133 euro/litro per la benzina (-2,92% relativo e -0,004 euro/litro sul prezzo finale) e da 0,125 a 0,153 euro/litro per il gasolio (+22,4% relativo e +0,028 euro/litro sul prezzo finale)”. Il prezzo finale per la benzina è sceso di 0,078 euro/litro e di 0,112 quello del gasolio, mentre i prezzi Platt's sono scesi, di 0,061 e di 0,121 euro/litro, come dire che la diminuzione del prodotto finito sul mercato internazionale si è più che interamente riversata sul prezzo alla pompa, mentre per il gasolio tale diminuzione si è riversata per l'85%. La media del ricavo industriale del periodo gennaio 2007 agosto 2008 si è aggirata su 0,145 euro/litro per la benzina e su 0,149 euro/litro per il gasolio, come a dire circa il 20% in più del 2000 (valori su 0,119 euro/ litro), ossia esclusivamente la rivalutazione monetaria: in sostanza, mentre il greggio è aumentato dal 2000 del 120% ed il Platt’s del 73% per la benzina e del 109% per il gasolio oltre l'inflazione, il costo del sistema distributivo italiano ha solo recuperato l’inflazione”. “Quanto al fatto che l'industria del petrolio “usa il suo margine come una frizione” – conclude Squeri - ciò è vero ed ampiamente provato, ma la sensazione che quando il prezzo cala si riprenda tutti i margini perduti ed anche un pochino di più in aggiunta è smentita da una mano di conti che abbiamo fatto e che dimostra che il risultato per il consumatore è coincidente ed il margine rimane inalterato, che si seguano le oscillazioni del mercato internazionale o che si usi la frizione. Non spetta a noi difendere il mercato petrolifero, ma neppure ci si può chiedere di assistere ad una strumentalizzazione che mette sotto accusa tutto il sistema, i suoi investimenti ed il molo di servizio diffuso sul territorio che la rete distributiva italiana ha”.

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