Taranto: "la sfida da vincere è quella della produttività"

Taranto: "la sfida da vincere è quella della produttività"

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19 marzo 2010
La ricerca Censis sul terziario, realizzata nell’ambito dell’iniziativa annuale “Un giorno per Martinoli

La ricerca Censis sul terziario, realizzata nell’ambito dell’iniziativa annuale “Un giorno per Martinoli. Guardando al futuro”, è stata presentata a Roma presso la Biblioteca del Senato.  La tavola rotonda organizzata per l’occasione è stata introdotta dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita, che ha sottolineato che “nel 2009 l’Italia è stata capace di resistere alla crisi. Ora, nel percorso verso la ripresa, c’è la tendenza a guardare all’industria senza però considerare che ormai quella italiana è concentrata nel settore ad alta concorrenza del lusso accessibile”. In realtà è verso il mondo del terziario che bisogna guardare, visto che “rappresenta oggi il 68 % del Pil, il 75% dell’occupazione e  il  71% del fatturato”.  La “chiave” della ripresa, per De Rita, sta proprio nella possibilità di “ristrutturare il nostro terziario, che finora è stato un corpaccione difficile da rilanciare, perché in esso sono state fatte sfogare tutte le tensioni occupazionali degli ultimi anni”. Giuseppe Roma, che del Censis è il direttore generale, ha quindi illustrato a grandi linee i risultati della ricerca evidenziando che “anche se l’economia del nostro Paese oggi è ibrida, visto che si è andata perdendo la rigida divisione tra industria manifatturiera e mondo dei servizi, il terziario è da tempo penalizzato dalla cultura industrialista nel nostro Paese. Eppure, è fondamentale occuparsi della sua ristrutturazione: basti considerare che la stessa nostra qualità della vita dipende dal funzionamento di tante attività terziarie”. Tornando al rapporto tra industria e servizi, Roma ha specificato che “la competizione ha fatto bene al mondo dei servizi, tanto che oggi è difficile dire che i servizi siano ancillari rispetto all’industria. Il rapporto è molto più complementare, a volte si è addirittura rovesciato rispetto al passato. Molti settori dei servizi sono ad alta competitività, sono orientati all’export e la stessa bassa produttività del terziario è ormai un mito del passato. Lo spontaneismo che c’era fino a quindici anni fa è quasi finito, il terziario non è più la discarica di chi non sa che fare”. E’ per questi motivi che i servizi, e con loro il Paese, hanno saputo resistere alla crisi, anche se quest’ultima “ha avuto un impatto negativo soprattutto su commercio, piccolo trasporto e intermediari immobiliari”. La parola è quindi passata a Luigi Taranto, direttore generale di Confcommercio, secondo il quale “il ruolo del terziario è la questione essenziale da risolvere per far crescere il Paese di più e meglio. Il rapporto Censis ricostruisce oggettivamente quella che è l’economia reale del Paese, in cui i servizi valgono oggi almeno il 50% del valore aggiunto grazie alle due direttrici verso cui si sono mossi: l’integrazione crescente con il sistema industriale e una capacità autonoma propulsiva di praticare innovazione. Peraltro, è una percentuale che potrà crescere rapidamente, ma i processi di ristrutturazione in corso non possono essere lasciati solo all’autonomia degli operatori privati ma vanno accompagnati con buoni strumenti di politica economica”. La sfida da vincere, per Taranto, è “quella della produttività. Il terziario ha fatto passi avanti significativi con una maggiore apertura dei mercati e una maggiore concorrenza. La leva fondamentale è l’introduzione di doti massicce di innovazione”. Quanto al rapporto con l’industria, il direttore generale di Confcommercio ha parlato di “ritardo culturale. Sarebbe il caso, a questo proposito, di affiancare al programma Industria 2015 un programma Servizi 202o, ma ancora oggi non viene riconosciuto apporto innovativo autonomo ai servizi. Un buon compromesso in questo senso è il programma Europa 2020, che sottolinea l’esigenza del rafforzamento competitivo di tutti i fattori produttivi”. Luigi Perissich, direttore generale di Confindustria Servizi Innovativi, ha quindi sottolineato che “i servizi hanno mostrato capacità di resistenza maggiori rispetto ai settori del manufatturiero tradizionale di fronte alla crisi”. Anche per questo “è necessaria un’offerta di prodotti adatti al nostro specifico sistema economico, fatti per le pmi”. In senso generale, il terziario viene frenato nel suo sviluppo da una pluralità di fattori, come “fiscalità penalizzante, ritardi nei pagamenti, ritardo delle liberalizzazioni, scarsa qualità delle gare pubbliche, mercato del lavoro poco orientato verso la flexicurity, criteri di rating non adeguati per l’accesso al credito, poca internazionalizzazione”. Paolo Savona, presidente di Unicredit Banca di Roma, ha infine detto che “prima dell’avvento dell’euro i settori protetti potevano trasferire i maggiori costi sui prezzi. Ma una volta subentrata la moneta unica è arrivata la concorrenza: è per questo che oggi, statisticamente, l’incremento della produttività nel settore dei servizi è superiore rispetto all’industria”.

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