Turismo: Fipe dice no ai casinò

Turismo: Fipe dice no ai casinò

La Federazione boccia l'idea del ministro Brambilla di aprire case da gioco negli alberghi a 5 stelle: "non è molto educativa e porterebbe più danni che benefici".

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14 ottobre 2009
Roma, 22 dicembre 1999

“Il bilancio statale non può essere risanato con la proliferazione dei casinò. La nascita indiscriminata e senza criteri delle case da gioco non è molto educativa e porterebbe più danni che benefici. E, considerata la crisi globale del settore, porterà contributi modesti nelle casse dello Stato e non servirà a stimolare la domanda turistica”.

È la posizione della Fipe sul decreto legge con cui il ministro Brambilla vuole dare il via libera all’apertura dei casinò negli alberghi a 5 stelle.

Se il provvedimento dovesse essere approvato, in Italia potrebbero aprire oltre 230 case da gioco disposte a macchia di leopardo sul territorio, senza alcun nesso con il turismo. Fipe ricorda inoltre che il mondo dei casinò sta vivendo un momento di grande difficoltà a livello mondiale e per questo sembra ancora più assurda l’idea di poter fare cassa da un settore in piena crisi: “mentre nel resto del mondo i casinò negli hotel stanno chiudendo e per funzionare devono essere inseriti in contesti fortemente strutturati, in Italia si sta pensando a un modello antiquato e diseducativo, perché una cosa sono i bisogni della finanza dello Stato, un’altra cosa è il modo di ottenerli alimentando comportamenti che spesso portano alla rovina persone e famiglie”. Secondo il centro studi Fipe, i casinò potrebbero generare al massimo lo 0,5% in più delle presenze all’anno. Inoltre, sempre secondo il centro studi Fipe il comportamento di consumo dei giocatori/turisti è poco o per nulla assimilabile a quello dei turisti tout court. Essi utilizzano il sistema dei servizi turistici solo marginalmente e, dunque, non generano effetti positivi diretti sull’economia territoriale.

 

 

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