Unrae: "nel 2009 trecentomila immatricolazioni in meno"

Unrae: "nel 2009 trecentomila immatricolazioni in meno"

Conferenza stampa di fine anno. Il presidente Pistola: "Per il 2009 prevediamo immatricolazioni pari a 1,850 milioni di vetture". "Una situazione critica, sulla scia di un quadro che si prospetta già preoccupante nel 2008".

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16 ottobre 2009
Unrae: “nel 2009 trecentomila immatricolazioni in meno”

Unrae: “nel 2009 trecentomila immatricolazioni in meno”

 

Conferenza stampa di fine anno per l’Unrae. Secondo il presidente, Salvatore Pistola, “nel 2009 in Italia potrebbero esserci 300mila immatricolazioni di auto estere in meno”. “Per il 2009 - ha spiegato Pistola - prevediamo a bocce ferme immatricolazioni pari a 1,850 milioni di vetture”. Una situazione critica, sulla scia di un quadro che si prospetta già preoccupante nel 2008, dove “prevediamo 2,150 milioni di immatricolazioni di vetture”. Tutti dati che per Pistola prospettano “il rischio di perdere trecentomila vetture nel 2009, dopo averne già perse trecentocinquantamila nel 2008 rispetto allo scorso anno”. Secondo il presidente dell’Unrae l’andamento del mercato auto “dipenderà molto dalle iniziative che verranno prese in due settori. Nel credito, visto che la domanda è bassa anche perché il credito è troppo stretto”. “E poi - ha puntualizzato Pistola - bisogna stimolare l'ammodernamento del parco circolante, considerato che il 50% delle vetture in circolazione ha più di dieci anni e perciò con standard euro zero, euro uno ed euro due”. Parlando della situazione economica, Pistola ha osservato, che “non esiste una ricetta unica per uscire dalla crisi, ma credo che la riforma del sistema fiscale, con una seria e convinta innovazione tecnologica, applicata non soltanto ai veicoli, ma anche al quadro normativo e legislativo del settore e un'efficace politica economica e finanziaria, possa costituire un imprescindibile punto di partenza per resistere agli strappi dell’attuale congiuntura ed essere pronti per un immediato e concreto salto di qualità, che il Paese non può rimandare”. “Non credo, come  ipotizzato da Sergio Marchionne che fra due anni - ha aggiunto - rimarranno solo sei costruttori di automobili. Credo che la sua sia stata una provocazione per sottolineare il livello di  criticità che l'impatto della violenta tempesta finanziaria sta avendo sull'economia della produzione, dello scambio e dei consumi”.

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