Al Senato "frenata" sull'abolizione dei diritti camerali

Al Senato "frenata" sull'abolizione dei diritti camerali

A conclusione della discussione generale sul provvedimento in commissione Affari costituzionali, il relatore Giorgio Pagliari si è detto contrario all'estinzione dei diritti camerali e al trasferiremento al Ministero dello Sviluppo economico del registro delle imprese.

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23 ottobre 2014

Frenata sull'abolizione dei cosiddetti diritti camerali, le somme dovute dalle imprese alle Camere di Commercio. Lo stop arriva dal relatore della delega Pa, in cui è stata inserita la cancellazione. Per ora non c'è nulla di nero su bianco, si tratta di dichiarazioni, della posizione del relatore, Giorgio Pagliari (Pd), a conclusione della discussione generale sul provvedimento in commissione Affari costituzionali al Senato. Nelle audizione avevano già scandito il loro 'no' all'eliminazione, oltre a Unioncamere, in rappresentanza del sistema camerale, anche le aziende, per bocca sia di Confindustria che di Rete Imprese Italia. Il cammino del ddl è comunque ancora lungo, se la scadenza per gli emendamenti è fissata a venerdì le modifiche a firma del relatore o del Governo arriveranno solo in seguito. Pagliari ha comunque rilevato subito le sue intenzioni, dicendosi innanzitutto contrario all'estinzione dei diritti camerali e proponendo "il mantenimento alla soglia già prevista" nel dl Madia, diventato legge ad agosto. Si tratta di un taglio graduale spalmato in tre anni, per giungere al -50% nel 2017. Il relatore non è d'accordo anche su un altro punto della delega, sempre relativo alle Camere di commercio, invitando a non trasferire al Ministero dello Sviluppo economico il registro delle imprese. La delega spazia su diversi fronti, dalla digitalizzazione della Pa alla dirigenza pubblica e si sofferma anche sulle società partecipate, capitolo su cui il relatore chiede delle puntualizzazioni. "Occorre chiarire quali sono le responsabilità degli amministratori locali rispetto alle decisioni prese dalle società per azioni di cui sono soci unici o maggioritari", evidenzia. Come esempio riporta quello "del sindaco che va all'assemblea della società di cui è socio e prende delle decisioni". Su queste scelte, secondo Pagliari, serve mettere a punto regole che stabiliscano "le responsabilità dell'amministratore territoriale". Tra le altre questioni "aperte" Pagliari inserisce anche il meccanismo del silenzio-assenso tra le amministrazioni e la ridefinizione delle prefetture, nell'ambito della riorganizzazione della Pa sul territorio. Invece sul rafforzamento del ruolo della presidenza del Consiglio, il relatore esclude possibili profili di incostituzionalità. Per Pagliari occorre semplicemente "coordinare" le nuove previsioni con l'attuale disciplina, contenuta in una legge del 1998.

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