Ascom e sindacati insieme nel chiedere regole uguali per tutti

Ascom e sindacati insieme nel chiedere regole uguali per tutti

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6 dicembre 2013

Regole e diritti uguali per tutti. Lo ribadiscono all'unisono le sigle sindacali del terziario Cgil Filcams, Cisl Fisascat e Uil Ultucs e l'Ascom Confcommercio di Padova. "All'indomani della tragedia annunciata di Prato - spiega Federico Barbierato, direttore dell'Ascom padovana - ci siamo trovati d'accordo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori nel rivendicare regole che abbiano valenza generale e, soprattutto, il rispetto di quei diritti che sono inalienabili". Chiaro il riferimento alle condizioni di sostanziale schiavitù nelle quali si trovano ad operare migliaia di lavoratori cinesi e altrettanto chiaro l'invito alle autorità perché si possa intervenire in maniera efficace sia per tutelare persone che non hanno tutela alcuna sia per garantire il commercio legale e, con questo, i lavoratori regolari che lì sono impiegati e anche i consumatori diversamente esposti a rischi per la salute purtroppo sovente sottovalutati. "Le istituzioni - dichiara Marco Bodon della Cisl Fisascat - devono capire che le norme vanno rispettate, sia per quanto riguarda la merce, sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro degli addetti. A rimetterci sono i lavoratori, ma anche gli stessi commercianti". Purtroppo il fenomeno dell'imprenditoria cinese rischia di distruggere le aziende sane presenti sul territorio che non possono competere perchè, rispettando le regole, hanno costi di produzione e di gestione molto superiori a quelli sostenuti dalle aziende cinesi irregolari. "Anche l'attività sindacale - aggiunge Fernando Bernalda della Uil Uiltucs - risulta difficile da portare avanti: il fenomeno è complesso da monitorare e tenere sotto controllo e per un centro ingrosso che in qualche modo ha una sua evidenza vi sono decine di piccoli laboratori che lavorano letteralmente nell'ombra e che risultano difficili da perseguire". Bene, dunque, la ferma condanna che accomuna commercianti e rappresentanti dei lavoratori.
"I cinesi stipati in laboratori-dormitorio - conclude Cecila De Pantz della Cgil Filcams - vivono in condizioni di lavoro inumane che è legittimo definire "di schiavitù". Pur nella tragedia che ha visto l'inaccettabile perdita di vite umane, io voglio sperare che la cosa serva a rendere più penetrabile un modello di imprenditoria sotterranea, dai risvolti criminali, che mortifica l'essere umano e crea un danno economico di proporzioni spaventose all'intero Paese". Da qui l'impegno comune di organizzazioni sindacali e commercianti per cercare di scoperchiare quel "vaso di Pandora" (come lo ha definito Barbierato in occasione del blitz dei giorni scorsi al centro ingrosso cinese di corso Stati Uniti) che racchiude pratiche fuorilegge che drenano capitali e cancellano posti di lavoro regolari.

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