Copia privata: "Equo compenso aumenta privilegi di pochi"

Copia privata: "Equo compenso aumenta privilegi di pochi"

A Roma si è tenuto un convegno sul tema dell'equo compenso su copia privata. Assoprovider: "Con il decreto sull'equo compenso su copia privata pochi privilegiati dotati di grandi risorse economiche stano tentando di aumentare i proprio privilegi e non sono gli autori".

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22 luglio 2014

 

Le organizzazioni di produttori, importatori e distributori di dispositivi elettronici, insieme con quelle dei consumatori, hanno commentato il recente decreto del Ministro dei Beni Culturali che ha elevato gli importi dei contributi per la copia privata nel corso del Convegno, dal titolo "Equo compenso su copia privata, una nuova tassa o un benefici per la cultura?" che si è tenuto a Roma. Secondo il presidente di Assoprovider, Dino Borolotto, "con il decreto sull'equo compenso su copia privata pochi privilegiati dotati di grandi risorse economiche stano tentando di aumentare i proprio privilegi e non sono gli autori". Bortolotto si è detto favorevole "favorevole a una gestione della cultura e di una politica industriale specifica per il settore ma i fondi devono essere trovati nel modo corretto". Riferendosi poi agli aspetti tecnici del decreto, il presidente di Assoprovider si è domandato che relazione esista tra la capacità di memorizzazione di un dispositivo e la quantità di materiale coperto da diritto d'autore. "Non c'è nessuna relazione", ha sottolineato Bortolotto che precisa inoltre come l'equo compenso deve essere "opportunamente ed adeguatamente documentato". Sul decreto per l'equo compenso su copia privata "il governo si contraddice da solo, ha fatto uno studio dove dice che lo streaming è sempre più usato e quindi i compensi dovrebbero andare giù, mentre invece vengono triplicati. Il governo ignora l'evidenza raccolta dal governo stesso". A dirlo è stata Irena Bednarich, presidente del policy group sull'economia digitale di Digitaleurope (l'associazione che rappresenta l'industria del settore telecomunicazioni, informatica ed elettronica di consumo in Europa). Bednarich ha precisato che il decreto firmato dal ministro Franceschini va contro la direttiva europea, che stabilisce che "l'equo compenso deve essere pagato solo nel momento in cui c'è un danno sofferto da chi detiene i diritti". "Se la copia privata - ha spiegato - rimpiazza delle vendite alternative o è in aggiunta di un originale, scatta la necessità di compensi. Il problema è che abbiamo esteso l'equo compenso ad ogni tipo di utilizzo dei contenuti violando la norma comunitaria". Ad esempio, sottolinea, "nello streaming non si fanno delle copie private ma malgrado questo ti chiedono di pagare un compenso perchè è diventata una fonte di introiti non giustificata".

 
 

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