Def: Padoan, "le clausole di salvaguardia sull'Iva saranno totalmente eliminate"

Def: Padoan, "le clausole di salvaguardia sull'Iva saranno totalmente eliminate"

Il Cdm ha varato la nota di aggiornamento al Def. Per il ministro dell'Economia "Il quadro di finanza pubblica sarà riempito dalla legge di bilancio, ma è un quadro che permette di dire con chiarezza che le clausole saranno totalmente eliminate". Il provvedimento andrà in aula al Senato il 4 ottobre.

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25 settembre 2017

Le clausole di salvaguardia su Iva e accise "saranno totalmente eliminate". Lo ha anunciato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la Nota di aggiornamento al Def. "Il quadro di finanza pubblica sarà riempito dalla legge di bilancio, ma è un quadro che permette di dire con chiarezza che le clausole di salvaguardia (su Iva e accise) saranno totalmente eliminate. Ci permette di dire che le politiche invariate saranno sostenute e che ci potranno essere margini per alcune priorità selezionate". Pil in crescita, debito in calo e un maggiore spazio di manovra per poco più di dieci miliardi. Sono i confini tracciati dalla nota di aggiornamento al Def che ha licenziato anche la relazione al Parlamento sullo scostamento dagli obiettivi di riduzione del rapporto debito-Pil concordato con l'Europa.La crescita del Pil per il 2017 è fissata all'1,5, un dato che il governo conferma per il 2018 e il 2019. Ad aprile si parlava di un 1,1% quest'anno e dell'1% nei prossimi due. "Per qualcuno sarà una stima ottimistica - ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ma noi riteniamo che sia possibile" perché "pienamente giustificata dalle politiche che attueremo. Un discreto grado di ottimismo è giustificato". Migliora il debito pubblico, che scende dal 132% del Pil dello scorso anno al 131,6% del 2017, per passare poi al 130% nel 2018, al 127,1% nel 2019 e arrivare nel 2020 al 123,9%. "Il debito scende nel 2017 - sottolinea Padoan - anche tenendo conto delle somme messe a disposizione del sistema bancario per affrontare le ben note situazioni di crisi. Il debito sta cominciando a scendere e noi prevediamo un sentiero di discesa, questo vuol dire fiducia dei mercati e contenimento dei tassi sul costo del debito".Nel nuovo scenario programmatico, in coerenza con la comunicazione alla Commissione europea del maggio scorso, l'aggiustamento strutturale di bilancio tra il 2017 e il 2018 viene previsto di 0,3 punti percentuali, invece che di 0,8 punti come era stato indicato nel Def di aprile. Il rapporto tra deficit e Pil si attesterà, dopo il 2,1% del 2017 e il 1,6% del 2018, allo 0,9% in 2019 e allo 0,2% nel 2020, quando sarà raggiunto il "sostanziale" raggiungimento del pareggio di bilancio, come ha spiegato il titolare di via XX Settembre. L'obiettivo era fissato al 2019: si sposta dunque avanti di un anno. "Il rapporto tra debito pubblico e Pil, per il quale si è registrata, per la prima volta, una riduzione nel 2015 dopo sette anni di crescita ininterrotta, riprenderà a scendere nel 2017 per proseguire costantemente in questa direzione negli anni successivi", assicura il governo. Ma la nota di aggiornamento varata oggi fotografa un margine di manovra più ampio del previsto per il 2018 per 10,3 miliardi, per effetto degli accordi con l'Europa. Il deficit tendenziale era stato fissato dal Def di aprile all'1%, mentre nella Nadef viene stimato un disavanzo programmatico di 1,6%, con uno spazio di bilancio da 0,6 punti percentuali. Tale risorse saranno a disposizione del governo nella prossima legge di bilancio di metà ottobre per contribuire alla sterilizzazione delle clausole su Iva e accise e alimentare politiche per lo sviluppo. Il solo stop agli aumenti porterà minori entrate per 15,6 miliardi: vuol dire che sarà comunque necessario trovare altre coperture. Diminuiscono invece i proventi da privatizzazioni, che dovrebbero essere pari allo 0,2% del Pil nel 2017 e dello 0,3% nel 2018 e nei successivi due anni: ad aprile il target fissato per le privatizzazioni nel 2017 era dello 0,3%. Gli introiti stimati dunque diminuiscono da circa 5 miliardi a circa 3,5 miliardi.Il risultato positivo della nota di aggiornamento del Def rappresenta "un insieme di risultati resi possibili dalle riforme del governo Renzi, che noi abbiamo proseguito e che ci hanno consentito anche di ottenere una discussione con la Commissioni europea che ha portato a dei margini più favorevoli di finanza pubblica", ha commentato il premier Paolo Gentiloni. "La strategia del 'sentiero stretto' - si legge nel comunicato del governo - ha consentito al Paese, negli ultimi anni, di far ripartire il ciclo della crescita mantenendo al contempo alta la guardia sul versante del consolidamento dei conti pubblici". 

 
Def in aula al Senato il 4 ottobre
 
Il Documento di economia e finanza sarà all'esame dell'aula del Senato nella seduta pomeridiana del 4 ottobre prossimo. Lo ha stabilito la conferenza
dei capigruppo di Palazzo Madama. Nella mattinata non ci sarà seduta d'aula in quanto si svolgeranno le audizioni.

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