Tasse amiche della crescita? Non sono quelle sui consumi

Tasse amiche della crescita? Non sono quelle sui consumi

Su lavoce.info intervento del direttore dell'Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella: l'Europa raccomanda agli Stati membri di spostare la tassazione sui consumi e sulla proprietà immobiliare. E se le imposte sugli immobili sembrano effettivamente meno dannose, quelle sui consumi sono tutt'altro che amiche della crescita, al pari di quelle sul reddito.

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21 settembre 2015

Tassazione dai redditi ai consumi

Già prima della crisi finanziaria della fine del 2007 si è sviluppato un ampio dibattito sulle forme di imposizione fiscale più appropriate per raggiungere l'equilibrio nei conti pubblici senza frustrare la crescita delle basi imponibili. È un tema particolarmente importante nel nostro paese, considerati gli ambiziosi obiettivi di bilancio, a garanzia dei quali sono state poste le clausole di salvaguardia (che scatterebbero il primo gennaio 2016).
Mediato dalla solerte burocrazia europea, lo schema della tassazione non distorsiva si è trasformato rapidamente nel mantra delle imposte "amiche della crescita", un'espressione fuorviante se riferita alle economie avanzate, nelle quali il peso dei tributi e degli oneri sociali supera spesso e abbondantemente il 40 per cento del Pil (il 50 per cento se si tiene conto del sommerso e dell'evasione).
Il mix suggerito dall'Europa, anche nell'ambito delle "Raccomandazioni sui piani di riforma dei paesi membri", è cristallizzato nella prescrizione di spostare la tassazione dai redditi ai consumi e alla proprietà immobiliare.
Nella tabella 1 sono riportati i risultati di alcuni lavori (compreso un nostro recente esercizio) riguardo alla nocività delle imposte per grandi tipologie di tributo.

Tabella 1

Emerge chiaramente che non è possibile stabilire quali siano le tasse più nocive. Il solo risultato solido è che le tasse sulla proprietà immobiliare sono relativamente meno dannose per la crescita economica. Tutti i lavori indicano una correlazione negativa statisticamente significativa tra crescita economica e pressione fiscale.
Per verificare la robustezza dei risultati abbiamo stimato un modello che tiene conto esplicitamente della possibile correlazione tra ciclo economico e variabili fiscali e quindi permette di ottenere stime più efficienti.

I risultati di un esercizio

Su un campione di ventuno paesi dell'Ocse per il periodo 1970-2012 è stato analizzato quale sia l'effetto sulla crescita economica di uno spostamento della tassazione da una categoria di tasse a un'altra, mantenendo il gettito fiscale costante. I risultati sono riportati nella tabella 2.

Tabella 2

 

Nella prima colonna sono indicati gli effetti sulla crescita di una riduzione delle tasse sui consumi, finanziata con un incremento della tassazione sui redditi e sulla proprietà immobiliare. I risultati indicano che le tasse sui redditi hanno un impatto negativo sulla crescita, al contrario di quelle sulla proprietà immobiliare.
Nella seconda colonna si valutano invece gli effetti di una riduzione delle tasse sui redditi, finanziata con un incremento della tassazione sui consumi e sulla proprietà immobiliare. Le tasse sui consumi generano effetti negativi sulla crescita più consistenti rispetto a quelli delle tasse sui redditi.
Nella terza colonna sono riportati i risultati di una riduzione delle tasse sulla proprietà immobiliare, finanziata con l'aumento della tassazione sui consumi e sui redditi. Confermano quelli delle due colonne precedenti: le tasse sui consumi e sui redditi sono potenzialmente nocive per la crescita e la nocività delle imposte sui consumi sembra essere maggiore – o, almeno, non minore – di quella collegata alle imposte sul reddito

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