1) L'intervento del presidente Sangalli

1) L'intervento del presidente Sangalli

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29 novembre 2010

Pubblichiamo di seguito il testo dell'intervento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell'ambito del convegno "Tra città e metropoli: il Veneto a un bivio?"

Innanzitutto permettetemi di ringraziare il presidente e amico Guido Pomini, a cui va tutta la mia stima e l'apprezzamento per il forte senso di appartenenza al nostro sistema, per l'invito, l'amico Giuseppe Roma per le sue preziose e autorevoli analisi e l'amico Dario Di Vico per il sostegno alle ragioni delle Pmi che in questi anni ha avuto modo di esprimere sul quotidiano per cui scrive.
Oggi ci stiamo confrontando - su scala globale - con un processo di ritorno alla crescita lento, incerto, fragile, in cui soffre particolarmente l'occupazione e dove i consumi continuano ad avere un andamento altalenante.
Ci vuole, dunque, una politica che acceleri e sostenga la ripresa.
Perché vorrei ricordare, e senza ombra di polemica, che manifattura ed export non bastano a garantire la ripartenza, ma occorre fare maggiormente leva sulle imprese dei servizi - i servizi di mercato che già oggi contribuiscono per il 58% alla creazione della ricchezza nazionale e per il 53% all'occupazione - e sulla domanda interna.
E le imprese del commercio, del turismo e dei servizi, che sono quelle che nella crisi hanno pagato e continuano a pagare un prezzo salatissimo, si imbattono anche in difficoltà di tipo strutturale che vanno oltre la crisi stessa. Ne cito, solo alcune: il peso della pressione fiscale e delle spese incomprimibili, i costi della burocrazia, il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, il macigno della criminalità, soprattutto nel Mezzogiorno, la difficoltà di accesso al credito.
Una situazione di forte disagio, peraltro, messa ben a fuoco dagli ultimi dati sulla mortalità delle imprese nel 2010. Basti pensare che nei primi nove mesi dell'anno hanno abbassato definitivamente la saracinesca circa 80mila imprese commerciali, di cui oltre 46mila nel dettaglio. E in Veneto nel commercio hanno chiuso 6mila e 800 imprese, di cui 2mila e 800 sono negozi.
Un patrimonio di imprese che va, dunque, tutelato e valorizzato; un patrimonio, peraltro, minato anche dalle calamità naturali che, purtroppo, colpiscono con troppa frequenza il nostro Paese. Le recenti alluvioni che si sono abbattute su alcune regioni, tra cui il Veneto, hanno infatti prodotto ingenti danni al tessuto economico e sociale dei territori interessati che richiedono, nello specifico, subito la messa in campo e la piena operatività di una serie di interventi e sostegni per far fronte all'emergenza.
E quello che, più in generale, chiediamo è una politica per i servizi, fatta di sostegno all'innovazione, di riqualificazione del capitale umano, di investimenti in ricerca e sviluppo, di un più agevole accesso al credito, di potenziamento infrastrutturale. A questo proposito cito un dato significativo: le inefficienze nei trasporti e nella logistica costano all'Italia 40 miliardi di euro all'anno.
La lezione fondamentale della crisi sta, dunque, nella necessità di una forte rivalutazione delle ragioni dell'economia reale e del lavoro.
Si tratta, allora, di muovere dal riconoscimento della reale struttura dell' economia, fatta per la quasi totalità di Pmi, per individuare soluzioni che consentano a tutte le imprese ed in ogni settore di crescere e competere meglio.
Perchè come abbiamo scritto nel Manifesto di Rete Imprese Italia presentato a maggio "il futuro del Paese è inscindibilmente legato alle piccole e medie imprese e all'impresa diffusa".
Pmi e impresa diffusa, infatti, garantiscono la tenuta del nostro Paese, poiché hanno messo a disposizione del sistema efficienza, competenza, orientamento all'innovazione e alla coesione sociale, necessari per dare continuità e stabilità alla ripresa.
Occorre, quindi, rendere strettissimo il circuito tra stabilità finanziaria e spinta alla crescita, facendo avanzare tutto il cantiere delle riforme utili al rafforzamento della competitività complessiva del sistema-Paese.
Impegni concreti delle parti sociali ed impegni convergenti delle politiche pubbliche: secondo quella filosofia del tenere insieme, del connettere che - sottolineo - è iscritta nel codice genetico di Rete Imprese Italia.
Tenere insieme e connettere imprese e lavoro, economia reale e territori, territori e Paese nel suo complesso.
E il tema di oggi che mette al centro un territorio importante per l'economia, ricco di bellezze paesaggistiche, artistiche, architettoniche e naturali non riguardano solo questa parte d'Italia, ma interessano tutto il Paese.
A dimostrazione dell'importanza dei "ragionamenti in rete", tra tutti gli attori interessati.
E, in questo senso, penso che alla rete delle imprese e dei cittadini debba corrispondere la rete delle Istituzioni preposte al governo del territorio.
L'Italia è un contenitore di città grandi e piccole che nascono e si sviluppano nei secoli intorno allo scambio delle merci, dove da sempre il ruolo del commercio è fondamentale per la qualità di vita dei residenti, per l'attrattività turistica dei centri urbani ed in particolare delle zone di interesse storico e culturale. Il commercio e, in un'accezione più ampia, il terziario sono, infatti, parte stessa del tessuto sociale dei centri urbani, sono linfa vitale per le relazioni sociali, economiche e culturali dei territori. E il commercio, anche quando si organizza in appositi edifici, tende a ricreare le due forme principali di organizzazione urbana, la strada e la piazza, riproponendo i ritmi e le situazione del tessuto urbano.
Commercio che è anche un potente fattore di limitazione al degrado e allo stesso tempo di stimolo alla riqualificazione urbana, allo sviluppo, alla legalità. Laddove esistono attività commerciali si creano, infatti, condizioni di vitalità e qualità delle città e dei territori, si realizzano con più facilità opportunità di crescita per le relazioni sociali e culturali.
In questi anni si registra, a vari livelli istituzionali, una maggiore consapevolezza del ruolo e della funzione delle città e dei sistemi urbani per la crescita della competitività dei sistemi nazionali. Sono, infatti, necessari programmi e progetti integrati che sappiano affrontare la salvaguardia e il rilancio dei centri urbani e che sappiano promuovere un corretto equilibrio tra le diverse tipologie di vendita e di funzioni urbane.
In questo contesto le reti materiali, cioè le infrastrutture, svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo del territorio.
La qualità delle nostre città e dei nostri territori, la capacità competitiva di un sistema territoriale si misura anche sulla capacità di offrire servizi adeguati sia alle persone che alle imprese.
Qui, nello specifico, si tratta dunque di eliminare o quanto meno migliorare le criticità sul fronte della mobilità delle persone e delle merci in un territorio che è cerniera tra Mediterraneo e Nord Europa, tra Est ed Ovest. Si pensi, ad esempio, al ruolo che potranno avere i Corridoi di comunicazione transeuropea, l'Asse I Palermo-Berlino e l'Asse V Lisbona-Kiev (che nel Veneto a Verona hanno il punto d'incontro), e le cosiddette Autostrade del Mare.
Occorrono, pertanto, politiche integrate che sappiano coinvolgere la pianificazione dei trasporti e della logistica, la pianificazione territoriale, urbanistica e commerciale.
Ed è questa una necessità dell'area metropolitana veneta, un territorio dove si gioca una parte importante del destino non solo dell'economia locale, ma anche nazionale.
Credo, inoltre, che vadano promosse, sostenute e realizzate politiche che sappiano sviluppare un approccio integrato per affrontare la complessità dei problemi di natura ambientale di questo prezioso e delicato territorio: valga da monito la catastrofe che ha colpito alcune province venete.
Così come è necessario valorizzare e salvaguardare quell'immenso patrimonio costituito dalla rete di città grandi e piccole.
La qualità delle aree urbane rappresenta, infatti, uno dei perni essenziali attorno a cui ruota lo sviluppo complessivo delle componenti economiche e sociali delle nostre città, di qualsiasi dimensione esse siano.
L' anno scorso insieme al sindaco di Venezia abbiamo firmato un Accordo per avviare un percorso di collaborazione proprio sullo sviluppo urbanistico del territorio veneziano. Un lavoro che ha l'intento di costruire nuove relazioni tra la città e le funzioni economiche e sociali, in vista delle grandi trasformazioni urbanistiche che interessano la terraferma veneziana.
Ed è una collaborazione importante non solo nel merito ma anche nel metodo, perché vuole mettere in cabina di regia Associazioni di Categoria ed operatori economici per gestire con nuove modalità i cambiamenti in atto.
Il rapido sviluppo, che sta tuttora caratterizzando, in particolare, le province di Padova, Treviso e Venezia, ha reso i confini amministrativi delle singole città talmente sfumati da farle apparire come un'unica grande area urbana.
Di sicuro assisteremo ancora a trasformazioni di assetto e di funzionamento delle nostre città, ma sono convinto della necessità che ogni singola realtà urbana conservi la propria identità.
Per governare correttamente il cambiamento sono, dunque, necessarie due condizioni: la conoscenza approfondita della realtà e dei sistemi economici e sociali esistenti e il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti, come le Associazioni di categoria che rivestono un ruolo di primaria importanza, per la definizione di obiettivi e strategie.
E', quindi, proprio dalla costituzione di rapporti stretti e collaborativi tra città e città, tra territori e territori che potrà nascere coesione economica e sociale, sviluppo sostenibile e un'equilibrata competitività.


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