1) L'intervento del presidente Sangalli

1) L'intervento del presidente Sangalli

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19 aprile 2012

"Non vi è dubbio che, oggi, la sfida fondamentale - per l'intero Paese e per Roma Capitale - sia quella del ritorno alla crescita. Nel corso della sua relazione, il Presidente Roscioli ha dato puntualmente conto delle cifre che raccontano quanto sia profondo l'impatto della recessione sul tessuto dell'economia reale italiana e romana. Ricordando, tra l'altro, come i suicidi di tanti, troppi imprenditori siano il segnale più drammatico di questo impatto. Sono storie che dicono del naufragio di progetti di vita e di impresa. Sono storie cui è dovuto il rispetto della non strumentalizzazione.
Ma, al contempo, sono storie che interrogano la responsabilità di tutti ed anche la nostra, e che a ciascuno chiedono di fare di più: per assicurare tempestività dei pagamenti e per contrastare la stretta creditizia; per contenere e ridurre la pressione fiscale e per rimettere in moto crescita, occupazione e sviluppo.
Contrastare la recessione e pigiare il pedale delle politiche per la crescita: è un'esigenza che, a nostro avviso, l'Italia, oggi, può e deve porre, con rafforzata autorevolezza e determinazione, in Europa.
Ovviamente, non si tratta di negare la necessità, in Europa e in Italia, del fiscal compact, cioè della disciplina fiscale e di bilancio. Ma va urgentemente messo in campo anche un robusto economic compact, cioè un robusto pacchetto di riforme e di scelte per la crescita.
Insomma, riprendendo alcune affermazioni del Presidente Monti, questo è il punto: servono un'Europa e un'Italia che, sulle ragioni della crescita, ci mettano la faccia.
Servono, dunque, le semplificazioni della vita dei cittadini e delle imprese. E servono, certamente, le liberalizzazioni. Pensate e realizzate attraverso il confronto.
Proprio perché - come si legge nella Relazione introduttiva al decreto liberalizzazioni - "la crescita non si costruisce in laboratorio. La garantiscono, la assicurano, la realizzano i cittadini e le imprese".
Sul terreno delle liberalizzazioni, ricordiamo, peraltro, quanto è già stato storicamente realizzato nel settore del commercio, nel periodo compreso tra la riforma del '98 e gli ulteriori interventi del 2006.
Ne sono derivati processi, profondi ed anche dolorosi, di ristrutturazione della rete commerciale.
Pur in una cronica carenza di politiche attive dedicate al commercio, ed in genere al sistema dei servizi, è costantemente cresciuta la qualità del servizio reso ai consumatori e, di certo, le imprese hanno fatto propria la sfida degli incrementi di produttività.
Sulla base di questo consuntivo storico, non abbiamo dunque condiviso la scelta di totale deregolamentazione di orari ed aperture degli esercizi commerciali.
Non gioverà alla vitalità del pluralismo distributivo. E non pensiamo che possa significativamente incidere sulla dinamica dei consumi.
L'affanno di lungo corso della dinamica dei consumi è, piuttosto, il puntuale riflesso dell'affanno di lungo corso dell'Italia tutta sul terreno della crescita.
Non ci sono scorciatoie. E l'agenda di quanto occorre fare è nota, ed anche largamente condivisa.
Per tornare a crescere, ed a crescere in maniera più robusta, occorrono oggi - in Europa, in Italia e a Roma - selezionati e qualificati investimenti pubblici in beni comuni essenziali per il futuro: per l'innovazione ed il capitale umano, per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale, per le infrastrutture.
E' un nodo che conferma la necessità degli eurobond, cioè dell'emissione di titoli pubblici europei per il finanziamento di questi investimenti. Ed è un nodo che conferma, in Italia, la necessità di un veloce e rigoroso avanzamento della spending review all'insegna del meno sprechi e meno spesa corrente, e del più investimenti in conto capitale e in combinazione con lo stimolo alla finanza di progetto.
Spending review: cioè revisione profonda ed urgente della struttura, della quantità e della qualità della nostra spesa pubblica. Per sostenere gli investimenti, come ho già detto.
Ma anche perché questa revisione è condizione ineludibile, insieme al recupero di evasione ed elusione, per un progressivo alleggerimento della pressione fiscale a favore dei contribuenti in regola.
Anzi, noi continuiamo a ritenere che sarebbe davvero necessario destinare a questa riduzione, per legge, almeno una quota parte dei risultati della lotta all'evasione e all'elusione.
La lotta all'evasione e all'elusione - lo ribadiamo anche in questa circostanza - richiede tolleranza zero e a 360 gradi.
Tolleranza zero, perché chi evade e chi elude mina le fondamenta del patto di cittadinanza e agisce contro la crescita e lo sviluppo del Paese.
Zero e a 360 gradi, perché, nel 2012, oltre 280 miliardi di base imponibile evasa confermano che evasione ed elusione sono patologie che tagliano trasversalmente tutta l'economia e la società italiana.
Ben vengano, dunque, controlli, accertamenti e sanzioni di comportamenti illeciti. Ma siano salvaguardati i principi dello Statuto del contribuente e, soprattutto, si evitino giudizi sommari nei confronti di intere categorie di contribuenti.
Perché simili giudizi non rispondono al vero, non giovano all'impegno unitario di tutti i contribuenti in regola, non giovano ad un normale e civile rapporto tra fisco e contribuenti.
Oggi, c'è poi una ragione in più ed urgentissima per affermare la centralità della spending review.
E' bene illustrata nel documento della Presidenza del Consiglio sui primi cento giorni del governo-Monti, documento da cui cito: "La spending review è uno dei pilastri portanti dell'attività del governo che consentirà di superare il meccanismo dei tagli lineari".
"I risultati che si produrranno in termini di risparmi - prosegue il documento - potrebbero contribuire ad evitare (in tutto o in parte) l'aumento delle aliquote IVA, previsto a partire da ottobre 2012".
Per noi - proprio alla luce di un'Italia in recessione e di consumi in picchiata - gli ulteriori aumenti delle aliquote IVA sono una "mina", che va al più presto disinnescata.
Sulla domanda interna, per consumi ed investimenti, dobbiamo invece, oggi, fare particolarmente leva: per contrastare la recessione e per tornare a costruire crescita e occupazione.
Dobbiamo fare leva sulla domanda interna e sulle imprese dei servizi di mercato, che a questa domanda fanno particolare riferimento.
Da qui, la nostra richiesta fondamentale e di lungo corso: una politica per i servizi - cioè un sistema di regole, di strumenti e di ragionevoli risorse - che supporti i processi di rafforzamento della produttività.
Una politica per i servizi, e dunque una politica per l'innovazione del sistema dei servizi, posto che l'innovazione - tecnologica, ma anche organizzativa - è un formidabile propellente di produttività aggiuntiva.
"Roma - ha detto il Presidente Roscioli - è cultura e accoglienza, impresa ed economia, è ricerca ed innovazione".
E' tempo, allora, non solo di "Industria 2015", ma anche di "Servizi 2020", in coerenza con gli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva di "Europa 2020".
Attraverso la rimodulazione di risorse nazionali e comunitarie già disponibili, si definisca, cioè, e si realizzi un piano straordinario per l'innovazione del sistema dei servizi.
Declinandolo ed applicandolo anche al terreno dei rapporti tra commercio e città.
Perché l'identità e la vivibilità delle nostre città merita di essere non solo tutelata, ma anche promossa: con un miglior raccordo delle competenze in materia di concorrenza e di commercio; con l'integrazione tra urbanistica ed urbanistica commerciale; con la riforma delle locazioni commerciali; con un piano ed un patto nazionale per la logistica e la mobilità urbana; con la costruzione di distretti urbani e diffusi del commercio, che agiscano come tessuto connettivo del pluralismo distributivo.
Ed anche con il contrasto determinato - lo ricordava l'amico Presidente Roscioli - delle patologie della contraffazione e dell'abusivismo.
Non sono patologie minori e tollerabili. Basti ricordare che, debellandole, la nostra economia registrerebbe un incremento di valore aggiunto tra i 18 ed i 25 miliardi di euro.
Anche qui, occorre "tolleranza zero". Perché contrasto determinato della contraffazione, del racket delle estorsioni e della piaga dell'usura, di ogni forma di criminalità, e tutela rigorosa della legalità e della sicurezza sono il fondamento primo di un libero mercato e di una crescita che si faccia sviluppo stabile e duraturo.
Crescita e sviluppo: per Roma e per l'Italia tutta, il turismo può avere un ruolo propulsivo.

Del resto, è largamente condiviso il convincimento delle potenzialità straordinarie dell'offerta turistica italiana, spesso sintetizzate nell'obiettivo del raddoppio del contributo portato dal turismo alla formazione del prodotto interno del nostro Paese.
Vanno, però, evitati errori da "matita blu": dall'aumento dell'aliquota IVA del 10% al 12% all'universalizzazione di una non finalizzata tassa di soggiorno.
Così come consideriamo un errore da "matita blu", in riferimento al disegno di legge per la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, ogni appesantimento gestionale e di costo degli strumenti di flessibilità in entrata in settori, come il turismo ed i servizi in genere, che ne hanno necessità strutturale e in cui tale flessibilità era stata, peraltro, ben regolata per via di norme di legge e di contratto.
Occorre, dunque, che il Parlamento intervenga conseguentemente.
Ho ricordato temi cruciali per il turismo italiano, che coincidono con temi cruciali per l'intero Paese.
E' la riprova delle caratteristiche di "sistema" del concetto dell'offerta turistica e, dunque, delle politiche di "sistema" che richiede il rafforzamento della sua competitività.
Così, ad esempio, anche relativamente al rapporto tra offerta turistica e valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano, entrano in gioco politiche di cura dei beni culturali, dell'ambiente, del territorio e della sua accessibilità, non meno che del capitale umano, dell'istruzione e della formazione, dell'innovazione e della ricerca.
Fare sistema significa, anzitutto, porsi un problema di integrazione di azioni e di politiche: tra politiche pubbliche - centrali e territoriali - ed iniziativa organizzata dei privati.
E, qui, non si tratta soltanto di abbattere qualche separatezza di troppo, ma di promuovere sistematica collaborazione e cooperazione.
Bisogna essere capaci - decisamente più capaci - di praticare integrazione, collaborazione e cooperazione.
Bisogna essere disponibili - decisamente più disponibili - a curare e condividere competenze piuttosto che a rivendicare conflittuali competenze.
Altrimenti, la "fatica" del fare impresa diviene ancora più gravosa.
E lo diviene in una fase in cui imprese ed imprenditori devono, invece, assolutamente perseverare nel rafforzamento di qualità, produttività e professionalità.
In una fase in cui bisogna misurarsi con le opportunità nuove dei contratti di rete e dei distretti turistici e con la costruzione di operazioni di prodotto destinate a ben individuati segmenti di domanda internazionale. Cercando, inoltre, di intercettare la domanda potenziale con un mix diversificato di strumenti promozionali e di canali di vendita differenziati.
Per questo - torno sul punto che prima richiamavo - occorre innovare ed innovare sotto il segno dell'integrazione, della collaborazione, della cooperazione.
In una pur rapidissima rassegna di quanto oggi occorre fare, per la crescita e per l'Italia produttiva tutta, rientra, con caratteristiche di assoluta priorità ed urgenza, la questione dell'accesso al credito.
Rallentamento del credito all'economia e crescita del costo dei finanziamenti sono confermati dalla Banca d'Italia. Pesa la crisi dei debiti sovrani, la crisi di fiducia nel sistema interbancario ed il peggioramento del ciclo economico.
Ha detto bene il Governatore Visco: bisogna evitare l'asfissia creditizia dell'economia reale.
Si deve far di tutto, allora, affinché la liquidità messa a disposizione dalla Banca Centrale Europea venga impiegata non solo per acquistare titoli di Stato, ma anche per finanziare imprese e famiglie.
Ne discuteremo proprio oggi pomeriggio, in occasione dell'incontro promosso dal Ministro Passera con la partecipazione di ABI ed associazioni d'impresa.
Discuteremo di quanto occorre - in Europa ed in Italia - per rafforzare fiducia attraverso la costruzione di un punto di equilibrio tra risanamento delle finanze pubbliche e spinta alla crescita.
E, poi, mi sembra che resti valido il richiamo alla "lungimiranza" che Mario Draghi rivolse, da Governatore di Banca d'Italia, al nostro sistema creditizio.
Lungimiranza, cioè capacità di guardare lontano ed oltre il tempo della crisi, non facendo venire meno il sostegno creditizio.
Nel tempo della crisi, banche ed imprese hanno cercato di collaborare.
Bisogna perseverare: valorizzando il ruolo dei consorzi fidi e del fondo centrale di garanzia, e ora con il rinnovato accordo sulla moratoria dei debiti.
Ed anche - aggiungo - riducendo il costo delle commissioni sugli strumenti di moneta elettronica, nel momento in cui si punta alla riduzione della circolazione del contante.

Va, poi, risolta la questione del ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. E' uno stock di crediti che ammonta a circa 60/70 miliardi di euro. E' liquidità sottratta alle imprese in una fase delicatissima.
Occorrono impegno e responsabilità comuni: delle banche e delle imprese, del governo e della politica.
Di una politica - e qui davvero concludo - che colga anche l'opportunità del passaggio di fase del governo Monti per porre le fondamenta di una nuova stagione della Repubblica.
E che lo faccia attraverso scelte di autoriforma, anche in materia di bilanci dei partiti; di riforma istituzionale e di riforma elettorale: consentendo, così, di archiviare definitivamente tanto la stagione sterile del bipolarismo muscolare, quanto il virus dell'antipolitica.
"Come imprenditori di Roma - ha annotato il Presidente Roscioli in chiusura della sua relazione - vogliamo dare un segnale a tutta l'Italia che solo con una progettualità condivisa possiamo recuperare la via della crescita".
Vale per Roma Capitale, vale per l'Italia tutta: insieme e per l'Italia, possiamo e dobbiamo tornare a crescere.

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