A Catania il road show di Confcommercio International

A Catania il road show di Confcommercio International

Ha fatto tappa anche nella città etnea il road show organizzato da Confcommercio International rivolto ai 4 collegi elettorali del Parlamento Europeo (Nord – Est; Nord – Ovest; Centro – Sud; Isole).

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6 febbraio 2012

Ha fatto tappa anche a Catania il road show organizzato da Confcommercio International rivolto ai 4 collegi elettorali del Parlamento Europeo (Nord - Est; Nord - Ovest; Centro - Sud; Isole) col duplice scopo di far conoscere ai parlamentari europei le imprese della Confcommercio nelle varie realtà territoriali e le loro aspettative verso la politica di coesione e, al contempo, far intendere al Sistema Confederale il ruolo sempre più importante svolto dal parlamento Europeo, coolegislatore insieme agli Stati membri. L'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, infatti, rafforza il ruolo del Parlamento europeo e fornisce i parlamenti nazionali di nuovi poteri in tema di controllo del principio di sussidiarietà. A sensibilizzare verso un uso delle politiche comunitarie e consigliare un utilizzo razionale dei nuovi fondi strutturali sono intervenuti, nell'incontro tenutosi presso la Camera di Commercio di Catania, il presidente e il direttore di Confcommercio International Alberto Marchiori e Giacomo Regaldo e gli europarlamentari Salvatore Iacolino e Giovanni La Via; moderatore il vice presidente di Confcommercio Imprese per l'Italia con delega al Sud Pietro Agen; ha concluso i lavori Ugo Margini, vice presidente Confcommercio Imprese per l'Italia.
Nel nuovo periodo di programmazione 2014 - 2020 sono state stanziate risorse a livello europeo di cui non si conosce ancora l'entità, come hanno detto i parlamentari invitati al road show, per promuovere coesione economica e sociale nella Regione Sicilia e consentire ai cittadini di vivere condizioni migliori di vita e occupazione. "Questa nuova politica - ha spiegato Giacomo Regaldo, direttore di Confcommercio International - si inserisce in quella che viene chiamata Europa 2020, volta a creare condizioni di crescita, rilanciare lo sviluppo e avere un miglioramento delle condizioni ambientali con particolare attenzione alle politiche energetiche. Occorre, da parte di Stati e Regioni, unitamente all'Unione Europea, un impegno preciso nel definire il contratto di partenariato, cioè individuare un numero limitato di obiettivi, impegnare le risorse e verificare il conseguimento dei risultati. A vigilare sull'utilizzo dei fondi saranno le autorità comunitarie, nazionali e regionali con una effettiva partecipazione delle rappresentanze socio economiche che hanno concorso anche alla definizione del partenariato. La Confcommercio - ha detto ancora Regaldo - è fortemente interessata a questa politica perché il sistema a rete di piccole imprese che caratterizza la sua base associativa è deputato per eccellenza a favorire la coesione economica e sociale sul territorio, quindi le politiche per le PMI, la politica per l'innovazione, la politica per la promozione dei livelli formativi e dell'inclusione sociale, unitamente all'implementazione delle politiche urbane, sono i terreni di elezione per la Confcommercio". A sottolineare l'importanza della Comunità Europea e la necessità di ragionare in una logica europea è stato il vice presidente di Confcommercio Imprese per l'Italia Pietro Agen, che ha sollecitato il nostro mondo imprenditoriale a volgere l'attenzione verso Bruxelles e considerare il Parlamento europeo il nuovo interlocutore, ma creando le condizioni perché la Comunità Europea possa concedere i finanziamenti, cioè conoscenza della legislazione europea, programmazione infrastrutturale e a carattere sociale, puntare a innovazione e sviluppo, semplificazione delle procedure burocratiche. "Le nostre aspettative - ha detto il presidente di Confcommercio International Alberto Marchiori - sono trovare piena disponibilità al dialogo tra Confcommercio e gli europarlamentari al fine di portare avanti gli interessi comuni sul territorio ma con una visione europea delle problematiche e, soprattutto, uscire da una logica di finanziamenti a pioggia tipica del vecchio sistema politico del nostro paese che risulterebbe inefficace e ininfluente. Tutto ciò impone una logica, invece, progettuale a tutto campo, in modo da poter agire in vari settori, quali politiche urbane, turismo, infrastrutture, trasporti, seguendo le direttive europee che puntano a una minore burocrazia e a una maggiore partnership per il conseguimento degli obiettivi". Un quadro preciso delle risorse comunitarie e della loro destinazione è emerso dall'intervento dei due europarlamentari presenti all'incontro, Salvatore Iacolino e Giovanni La Via, rappresentanza siciliana al Parlamento europeo sempre costante e attiva in difesa degli interessi del territorio. "La definizione delle risorse comunitarie per il periodo 2014 - 2020 è ancora in corso - hanno chiarito i rappresentanti parlamentari - . Abbiamo chiesto un aumento della dotazione finanziaria per il rilancio dell'occupazione, possibile solo con investimenti, ma l'Italia ha sfruttato circa il 9% dei fondi europei. Siamo in trattativa poiché alcuni Stati membri sono restii a foraggiare le casse europee e chiedono il congelamento delle risorse del bilancio. Nonostante l'Italia trasferisca ogni anno all'UE circa 5 miliardi di euro e ne riceva molti di meno. In Sicilia, poi, i fondi da spendere entro il 2010 stanno ancora all'Unione Europea, non li abbiamo persi ma non li abbiamo utilizzati e così ci definiscono inadempienti e incapaci. L'Europa ci lascia liberi di gestire i fondi, quindi, da soli, dobbiamo essere capaci di individuare i migliori investimenti nei progetti più utili e importanti, superare i troppi vincoli burocratici che rendono le procedure problematiche e facilitare l'accesso al credito".

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