A Sondrio si resiste nonostante la crisi

A Sondrio si resiste nonostante la crisi

Un'indagine sull'andamento dei consumi condotta dall'Unione Cts mette in luce la tenacia degli operatori del commercio, del turismo e dei servizi. Del Curto: "affrontiamo il 2014 con tutto il nostro orgoglio di imprenditori"

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10 gennaio 2014

"Siamo determinati a resistere, mettendo in campo tutto il nostro orgoglio di appartenenza a una categoria fortemente radicata e rappresentativa dell'identità del nostro territorio. Il nostro obiettivo è salvaguardare le nostre attività, per lo più a conduzione familiare, e, laddove presenti, i nostri dipendenti. Dopo un 2013 carico di difficoltà, noi operatori del commercio del turismo e dei servizi siamo pronti ad affrontare il nuovo anno con dignità, attaccamento al lavoro e voglia di novità positive, ma senza farci troppe illusioni su una ripresa che appare ancora lontana". Con queste parole il presidente dell'Unione Cts, Marino Del Curto, offre la ‘chiave di lettura' dell'indagine sull'andamento dei consumi realizzata dall'Associazione. La rilevazione è stata condotta contattando un campione di circa 300 imprese attive nei vari settori (commercio, pubblici esercizi, alberghi) e distribuite in maniera omogenea sul territorio provinciale. Sotto la lente, le vendite nel periodo natalizio (in rapporto al Natale 2012) e più in generale nell'arco del 2013 (confrontato con l'anno precedente).  A ciascuno degli interpellati è stata rivolta una specifica domanda sull'andamento del fatturato realizzato dalla propria azienda nel lasso di tempo preso in esame: in questo modo, l'analisi si è concentrata su un dato particolarmente indicativo del trend delle vendite e, di conseguenza, dell'impatto della crisi economica sui consumi in Valtellina e Valchiavenna. Non è mancata anche una ‘appendice' sull'inizio dei saldi invernali, che hanno messo in evidenza una leggera crescita. Pertanto, gli operatori del settore tessile, abbigliamento e calzature si sono detti per lo più soddisfatti: il 37,5% del campione preso in considerazione ha segnalato un lieve incremento delle vendite (non superiore al 5%) rispetto ai saldi invernali 2013, il 50% una tenuta e il restante 12,5% una flessione. Ma il quadro complessivo viene chiaramente offerto dai dati relativi all'intero arco dell'anno, che indicano una perdurante contrazione dei consumi, pur con i dovuti distinguo in base alle diverse categorie e nonostante un mese di dicembre che per taluni settori ha dato qualche segno di ripresa. In generale, a soffrire di più sono stati i comparti del tessile-abbigliamento-calzature, della ristorazione e dei pubblici esercizi, dove, come appare nella tabella, l'andamento negativo risulta maggiormente evidente. Pertanto, sul totale delle circa 300 aziende prese in esame il 17% ha incrementato il proprio fatturato, il 30% è risultato in tenuta e il 53% in calo. Più in dettaglio, nel settore del tessile-abbigliamento-calzature il 53% degli intervistati ha evidenziato un decremento di fatturato nel mese di dicembre (il 29% si è dichiarato stabile, mentre solo il 18%  ha messo a segno un incremento) e  addirittura è andata peggio su base annuale (la percentuale con decremento di fatturato è salita al 68% del campione). Per il tessile-abbigliamento-calzature, uno dei fattori determinanti delle cattive performance sicuramente è da attribuire all'affermarsi di nuovi e alternativi canali distributivi che stanno facendo sempre più breccia nelle abitudini dei clienti.  Al palo i ristoranti, con il 46% in sofferenza a dicembre (il 24% con fatturato stabile e il 30% in crescita), dato che sale al 50% su base annuale. In evidente difficoltà anche i pubblici esercizi, con il 58% in decremento a dicembre (il 27% stabile e il 15% in crescita), dato che si aggrava su base annuale attestandosi al 64%.  Riguardo alla ricettività alberghiera, i dati del 2013 sul 2012 rivelano che il 49% del campione ha subito un decremento di fatturato (solo il 23% ha avuto un incremento minimo, mentre il 28% è in tenuta), percentuale che nel mese di dicembre, grazie al positivo risultato registrato durante le festività di fine anno, si è ridotta al 33% (mentre il 18% ha avuto un incremento minimo e il 49% è apparso stabile).  Resistono gli alimentari (negozi di vicinato, minimarket, panifici, macellerie, negozi di ortofrutta), che, allo stato attuale, appaiono il ‘baluardo' del nostro commercio: a dicembre il 22% degli intervistati ha avuto un incremento di fatturato, il 50% si è dichiarato stabile e il 28% in decremento (su base annuale le percentuali sono risultate rispettivamente il 18%, il 46% e il 36%).  Va infine evidenziato che, nei commenti rilasciati durante le interviste telefoniche, risaltano soprattutto il pragmatismo e la risolutezza degli operatori del terziario, che guardano al 2014 con la consapevolezza che ‘mantenere le posizioni' è una necessità vitale in una situazione dove le imprese continuano a essere penalizzate da un'abnorme pressione fiscale, da un non più tollerabile eccesso di burocrazia e da una politica che i più continuano a considerare troppo lontana dalle esigenze delle imprese e più in generale dei cittadini.

 

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