Gli altri interventi

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22 novembre 2016

Alessandro Butali (presidente Aires Confcommercio) – Ogni anno gli italiani spendono oltre 14 miliardi di euro per l'acquisto di prodotti elettronici, pari a 1 punto di Pil. E' una spesa che attrae tanti ‘filibustieri della Rete' che pongono in essere tanti tipi di illecito. Siamo i primi a credere nel commercio elettronico, ma le violazioni sono tantissime. Siamo prontissimi a collaborare con le forze dell'ordine, come peraltro abbiamo sempre fatto, per stroncare il fenomeno.

Giorgio Toschi (comandante generale Guardia di Finanza) – La lotta a contraffazione ed abusivismo è una delle priorità di intervento della Guardia di Finanza perché questi fenomeni alimentano mondi paralleli illegali, sommersi e privi di regole. In concreto mettiamo in campo vari piani operativi che hanno l'obiettivo di proteggere cittadini, consumatori ed operatori economici onesti. Il nostro è un impegno a tutto campo che tra il luglio e l'agosto scorso, per esempio, ha portato all'effettuazione di 27mila interventi che si sono conclusi con il sequestro di 26 milioni di prodotti illegali.

Mario Catania (presidente Commissione parlamentare Anticontraffazione) – Tra tutte le tipologie  di illecito che aggrediscono le imprese, la contraffazione è quella che è cambiata di più e che maggiormente si è sviluppata, non c'è segmento della produzione e del commercio che ne sia immune. Per la criminalità organizzata è il business con il miglio rapporto costo/benefici, è una ‘cuccagna' su cui si investe con la certezza di avere grandi ritorni. E' un fenomeno gravissimo con il quale la criminalità finanzia reati ancora più infami. La reazione non è proporzionata alla gravità del fenomeno. E' importante insistere nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica.

Dario Soria (direttore generale Assocostieri Confcommercio) – Nei primi mesi del 2016 la GdF ha scoperto 100mila tonnellate di carburante "in nero" immesso nel mercato. Per Assocantieri servono verifiche di affidabilità soggettiva degli operatori prevedendo l'utilizzo di meccanismi premiali come l'adesione a un protocollo di legalità.

Guglielmo Muntoni (presidente III sezione Tribunale di Roma) – Oggi riusciamo a rimettere sul mercato il 90% delle aziende che sequestriamo. Una delle nostre idee è quella di creare un database nazionale delle aziende sequestrate per evitare che clienti e fornitori di un'azienda sequestrata spariscano il giorno dopo dai nostri radar. 

Rosy Bindi (presidente Commissione parlamentare Antimafia) – Grande riconoscimento a Confcommercio per l'organizzazione annuale di questo appuntamento, è un motivo di grande speranza per tutti. La mafia di alcuni anni fa l'abbiamo sconfitta, oggi dobbiamo combattere una mafia che riesce a condizionare l'economia legale del nostro Paese con i proventi della criminalità. Uccidono di meno, ma non fanno meno male alla società. Per farlo serve l'impegno di tutti. Dobbiamo darci strumenti, anche legislativi, per creare una sorta di cordone sanitario attorno a chi ha bisogno di aiuto per non consegnarlo nelle mani della criminalità. La grande sfida dei beni sequestrati alle mafie la vinciamo se ci decidiamo a investire, perché gestire e risanare un'impresa sequestrata alla criminalità ha un costo. Sono ammirata dal lavoro dei magistrati delle misure di prevenzione, ma vogliamo o no dotarli di mezzi adeguati? Non possiamo più sopportare un'immissione di illegalita così forte nella nostra economia.

Paolo Ferré (incaricato per il credito di Confcommercio) – Di fronte alla prospettiva di denunciare il racket c'è ancora poca percezione di sicurezza da parte delle imprese. Quanto all'usura le Associazioni, tramite i Confidi, possono avere un ruolo fondamentale nell'aiutare le imprese ad accedere al credito. Proponiamo di rivedere la legge 108 dando la possibilità ai fondi antiusura di fare ponderazione incentivando così l'erogazione di denaro.

Giovanni Sabatini (direttore generale Abi) – Tre proposte: 1) lavorare sulla prevenzione, evitando situazioni di sovraindebitamento; 2) prendere iniziative per la gestione delle criticità, come nel caso dell'accordo stipulato con rete Imprese Italia; 3) più cooperazione sulle regole evitandone l'appesantimento.

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